Pink Tax: Il prezzo di essere donne nel 2019

Arte, Cultura & Società

Di

Con il termine “Pink Tax” si è soliti indicare quel fenomeno per il quale alcuni beni di consumo destinati ad un pubblico femminile costano di più rispetto a quelli del sesso opposto. Comprare un rasoio “rosa”, un jeans e una t-shirt espressamente dedicati al genere femminile comporta un aumento esponenziale, ingiustificabile, del costo. 

Il Department of Consumer Affairs di New York ha rivelato nel 2015 che i prodotti rivolti all’utenza femminile costano, in media, un 7% in più rispetto a quelli maschili. Per quanto riguarda il settore dell’abbigliamento si riscontra un aumento dell’8% mentre aumenta il divario sui prodotti di bellezza, attestandosi intorno al 13%. Se si considera inoltre che in media in Italia gli stipendi delle donne non arrivano ancora a pareggiare quelli, per lo stesso ruolo, del sesso opposto, allora i dubbi si infittiscono ulteriormente. 

Per comprendere il meccanismo bisogna riconoscere che si tratta di una legge del marketing che studia le necessità del genere a cui è rivolto il prodotto. Ma se si considera che lo stesso avviene, per logica, sui prodotti destinati ad un’utenza maschile (anch’essi progettati per soddisfare le loro esigenze) si realizza che tale strategia attua una discriminazione incontrollata. 

La questione, invece, che ultimamente desta enorme scalpore è quella della “Tampon Tax”. Non c’è dubbio che gli assorbenti siano un prodotto destinato ad un pubblico femminile e che quindi rappresenti un fattore esclusivo di genere. Nei prodotti di largo consumo è inclusa l’IVA al 22% mentre per i prodotti di prima necessità è fissata al 4%. Stando a questi parametri, per la legge italiana gli assorbenti non vengono riconosciuti come un bene di prima necessità, continuando ad essere tassati al 22%. Così il “gentil sesso” è costretto a pagare profumatamente un bene di primaria importanza alla stregua di un vizio o, peggio, un lusso. 

Di recente il Ministro dell’Economia italiano ha approvato un netto taglio della Tampon Tax. L’IVA sui tamponi e assorbenti passerà dal 22% al 5%. Sarebbe una brillante risposta in tempi bui come questi se non fosse che il taglio viene applicato solo su assorbenti e tamponi compostabili e biodegradabili che, come potete ben immaginare, costituiscono la minoranza in commercio e possiedono un prezzo elevato. Vorrei scrivere che si tratta di una “vittoria mutilata” ma di vittoria non si intravede ben nulla all’orizzonte. Considerando che la Germania ha annunciato per il 2020 il taglio delle tasse sui medesimi prodotti dal 19% al 7% senza nessuna menzione ai prodotti biodegradabili, estendendo di fatto il taglio a tutto l’universo mestruale, si comprende benissimo che il nostro Governo poteva fare di più e che deve ancora lavorare molto su questioni che rappresentano un pugno nello stomaco all’umanità intera.

Francesco Saverio Vernice

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube