Il Foglio è stato escluso dai finanziamenti pubblici alla stampa

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La decisione del Dipartimento per l’Informazione  dell’Editoria della Presidenza del Consiglio ha escluso per il 2018, non solo il quotidiano fondato da Giuliano Ferrara nel 1996 e diretto da Claudio Cerasa dal 2015, ma anche Italia Oggi. Secondo il giornale, che ha illustrato la sua contestazione alla misura in un lungo editoriale, le motivazione dei tagli sono dovute alle posizioni ostili al governo Conte I e alla parte della maggioranza composta dal Movimento 5 Stelle.

Il Foglio sostiene infatti che i fondi sono stati tagliati per via di un contenzioso che è volto a verificare se possieda i requisiti necessari per accedere ai fondi pubblici (per leggere l’editoriale: https://www.ilfoglio.it/cronache/2019/12/24/news/un-tentativo-che-non-riuscira-per-colpire-il-foglio-e-cercare-di-chiuderlo-293864/).

Numerosi sono stati i messaggi di solidarietà del mondo politico: Matteo Renzi ha infatti twittato

“Chi vuole chiudere il Foglio sappia che noi difenderemo questa voce libera dell’informazione come abbiamo difeso Radio Radicale”, ma anche Carlo Calenda, Michele Anzaldi e Andrea Romano.

Nell’elenco pubblicato la classifica è dominata da Dolomiten (6,1 mln), seguono Avvenire (5,5 mln), Libero (5,4 mln), Il Manifesto (3 mln), Il Quotidiano del Sud (2,9 mln), Primorsky Dnevnik (2,6 mln), Cronacaqui (2,3 mln), Corriere di Romagna (2,2 mln), CronacheDi (1,3 mln) e Quotidiano di Sicilia (1 mln). I contributi sono determinati in base ad un calcolo che tiene conte sia dei costi che i giornali sostengono ma anche della diffusione, favorendo così i soggetti di medie dimensioni ed escludendo così le grandi testate a largo raggio come Repubblica o Corriere della Sera.

Analizzando la classifica si può notare che le prime tre testate raccolgono circa un quarto dei finanziamenti diretti totali che ammontano a meno di 60 milioni di euro. Il finanziamento diretto all’editoria è nato allo scopo di sostenere le piccole testate, quelle indipendenti e delle minoranze linguistiche, garantendo così il pluralismo informativo.

Di Sara Carullo

 

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