Il Bari impatta contro la Cavese e si allontana dalla Reggina. Il “priscio” è lontano

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E mentre a Bari il Papa benediva la comunità pugliese, da queste parti, sotto l’ombra sinistra del Vesuvio dove Plinio il Vecchio, durante la famosa eruzione, nello studiare l’evolversi della stessa, ci rimase secco sulla spiaggia antistante, la comunità barese andava alla ricerca del “priscio” che, purtroppo, non si è materializzato sia per il risultato deludente del Bari, sia, soprattutto, per la vittoria della Reggina che ha allungato ad otto le distanze dal Bari.

L’imperativo era quello di cambiare rotta in trasferta provando ad imporre il proprio gioco, non necessariamente spumeggiante – quello non si vede mai in serie C – e, ovviamente, ricominciare a vincere se si voleva provare a raggiungere la vetta sperando sempre in ulteriori passi falsi della capolista, e la prestazione col Picerno aveva dato un segnale chiaro in tal senso, un segnale che ha acceso ed infiammato la tifoseria abituata, nonostante lo straordinario cammino, a prestazioni affannose. Non a caso si è parlato, appunto, di “priscio” da accendere.

Insomma c’era bisogno di dare qualcosa in più rispetto alle ultime prestazioni in trasferta. Le partite che si giocavano erano due: quella di Reggio Calabria contro la Paganese, e quella di Castellammare di Stabia, gara che il Bari ha purtroppo pareggiato sia pur col piglio della grande squadra. Era impossibile barare e far finta di nulla. È la Reggina l’avversario da tenere d’occhio e, di conseguenza, da battere, un avversario invisibile ed ostico sempre da raggiungere. La capolista che ha ripreso a correre, evidentemente qualche merito in più del Bari ce l’ha anche se, purtroppo, alla fine sono i risultati quelli che contano, e i numeri non sbagliano mai: otto le lunghezze son diventate amaramente.

Ventitre gare senza sconfitta record di cui, oggettivamente, non si sa cosa farsene se non per la casistica e per non perdere ulteriore terreno, ma i numeri delle giornate diminuiscono inesorabilmente e allora tutto diventa maledettamente e psicologicamente più difficile.

Una classica partita “sporca” giocata sul solito terreno “nemico” ovvero in sintetico, terreno dove il Bari ha sempre sofferto, il pallone che schizza veloce e poi tanta aggressività, qualche occasione da rete sbagliata da ambo le parti, insomma il divertimento non è mancato.

Ma il copione è quello giusto. Il Bari fa la partita dimostrando di essere entrato con un buon approccio, finalmente, andando vicino subito al gol con Di Cesare che raccoglie di testa un cross di Laribi col pallone schiacciato sul portiere della Cavese. Poi solo Bari anche se le maglie campane non permettono al Bari di penetrare nella tre quarti, e allora ci pensano Ciofani e Costa, dai lati, ad affondare procurando diversi cross che, però, risultano inefficaci. Si prova, quindi, con alcuni tiri dai venticinque metri con Schiavone soprattutto (ma ci prova anche Antenucci) ma anche questi risultano vani. La Cavese, praticamente, non c’è in campo. E sul finale del primo tempo la freddezza ed il cinismo fanno capolino sul terreno del Menti tanto che si concretizza la mole di gioco barese che con un assist al bacio di Schiavone per Antenucci produce il gol del vantaggio (il diciottesimo per lui), ovviamente meritato. E proprio nel recupero ci prova anche Simeri con un mezzo pallonetto ma il portiere stavolta non si fa trovare impreparato.

Nel secondo tempo, stavolta, il copione è fisiologicamente contrario al primo. E’ la Cavese che prova a fare la partita ed il Bari che cerca di ottenere il massimo dalle ripartenze e dagli spazi concessi.

E come era prevedibile alla prima occasione, la Cavese all’8’ pareggia le sorti dell’incontro con Maza di testa incorna Frattali.

La Cavese sembra indiavolata ed il Bari deve cercare di mantenersi calmo, ma è sempre la formazione campana a farsi pericolosa con una palla gol fallita clamorosamente.

Il Bari soffre e allora Vivarini cerca di rimediare con qualche sostituzione: esce Scavone per Maita e Schiavone per Terrani. La squadra barese, allora, prova a scuotersi con Laribi che fa uscire un cross che attraversa tutta l’area piccola ma non c’è nessuno a spingerla dentro.

Clamorosa palla gol sui piedi di Antenucci che tira di pochissimo al lato. Va in gol Sabbione ma il gioco era fermo per un suo fuorigioco. Insomma il Bari c’è, continua a dominare il campo lasciando alla Cavese solo qualche innocua ripartenza, soprattutto quella che capita a Russotto che da fuori area sferra un tiro che Frattali devia provvidenzialmente fuori.

Ancora una grande occasione per il Bari quando su cross di Laribi arriva Terrani con poca cattiveria mandando il pallone alto. Peccato perché il Bari aveva creato i presupposti per vincere la partita, ma invece la stessa termina dopo quattro minuti di recupero.

Due punti sicuramente persi per il Bari che non riesce a far sua una gara che sembrava decisamente alla sua portata. E’ mancata la cattiveria sotto rete e quel pizzico di convinzione necessario per vincere la gara. Un altro pareggio, dunque, che stavolta rischia di sperperare la rincorsa alla capolista, un mezzo stop, forse, pesante soprattutto tenuto conto del risultato dei calabresi.

Ma non bisogna abbassare la guardia. Anche se serve una impresa.

 

Massimo Longo

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