Di Segni: “Non ci fu la volontà di fermare il treno del 16 ottobre”. Il rabbino di Roma contro il Vaticano. Di Segni: “Non ci fu la volontà di fermare il treno del 16 ottobre 1943”.
ROMA – L’apertura degli archivi dedicati al pontificato di Pio XII rischia di far scoppiare una nuova bufera sulla Santa Sede. Il primo ad andare contro il Vaticano è stato il rabbino di Roma che ha denunciato la mancata volontà da parte del Pontefice “di fermare il treno del 16 ottobre 1943“. Il convoglio ha deportato dalla stazione Tiburtina 1022 (1024 per alcuni storici) gli ebrei prelevati dai tedeschi nel primo rastrellamento. Attesa la replica da parte della Santa Sede che ancora non è arrivata. L’attacco del Rabbino di Roma La polemica è scoppiata dopo che Johan Ickx, direttore dell’archivio della Sezione Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, ha confermato gli aiuti di Pacelli verso gli ebrei. “E’ molto sospetto – ha replicato Di Segni citato da Repubblica – questo sensazionalismo, con i fascicolo già pronti e le conclusioni facili proposte sul vassoio.
Ma basta poco per rendersi conto che già le scarse rivelazioni saranno un boomerang per gli apologeti a ogni costo. Si vede chiaramente che non ci fu la volontà di fermare il treno del 16 ottobre e che gli aiuti furono ben mirati a tutela dei battezzati. Dopo aver detto che ci vorranno anni di studio, ora la soluzione uscirebbe il primo giorno come il consiglio dal cilindro del prestigiatore. Per favore, fate lavorare gli storici“. Vaticano L’ipotesi degli storici Secondo quanto ricostruiti dagli storici, il ritardo dell’intervento dei nazisti al ghetto (avvenuto due giorni dopo il rastrellamento) è stato dovuto al timore delle reazioni vaticane che, in realtà, sono mai arrivate. Pio XII ha deciso di non parlare per salvare la strategia di soccorso attuata in Europa. L’apertura degli archivi di Papa Pacelli consentirà in futuro di capire meglio cosa sia successo in quegli anni. Anche se il lavoro è ancora molto lungo.