I neuroni geneticamente modificati e controllabili elettricamente

Scienza & Tecnologia

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Lo studio dell’Università di Stanford e pubblicato sulla rivista Science apre le porte a una serie di applicazioni mediche, dai trattamenti contro l’epilessia all’eventualità di realizzare collegamenti più efficaci tra nervi e arti protesici 

neuroni gm controllabili elettricamente
 

Neuroni geneticamente modificati per essere controllati “elettricamente” e potenzialmente connetterli a impianti. È il risultato raggiunto da un gruppo di ricercatori della Stanford University in California. Lo studio, pubblicato sulla rivista Science, apre le porte a una serie di applicazioni mediche, dai trattamenti contro l’epilessia all’eventualità di realizzare collegamenti più efficaci tra nervi e arti protesici.

 

“Le soluzioni attualmente utilizzate ad esempio per trattare il morbo di Parkinson consistono di elettrodi metallici che interagiscono con l’attività cerebrale. Ma non danno la possibilità di controllare l’attività neuronale”, sostiene Zhenan Bao della Stanford University.

Il suo team ha modificato geneticamente specifici tipi di cellule per produrre un enzima sulla loro membrana, in modo da unire particelle chiamate monomeri per formare una catena di molecole, un polimero. “Un polimero può essere un conduttore elettrico o un isolante a seconda delle caratteristiche del monomero utilizzato. Abbiamo iniziato la fase dei test in laboratorio, poi abbiamo riprodotto strutture simili al cervello umano e infine abbiamo verificato i risultati su vermi nematodi”, spiega il ricercatore.

“Siamo riusciti a fare in modo che i polimeri circondassero le cellule bersaglio, alterando il comportamento dei neuroni esattamente come ci aspettavamo. Quando ad esempio abbiamo stimolato i neuroni responsabili del movimento, i vermi tendevano a eseguire curve più strette”, prosegue Bao. “Questa ricerca è un progetto iniziato diversi anni fa, e non siamo ancora in grado di rispondere a tutti gli interrogativi, né di controllare in maniera univoca le reazioni dei neuroni. Ma per adesso abbiamo raggiunto grandi risultati e continueremo ad effettuare test”, conclude il ricercatore.

 
 

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