l’Italia chiamò, Sì…

Economia & Finanza

Di

Di Giuseppe Trizzino

Vedendo le prime mosse della UE, leggendo quelle del nostro Paese e toccato con mano la solidarietà internazionale, mi viene incontro una certezza.
Non è il momento di identificarsi partiticamente, lo è invece politicamente.
È lo è con tutto il paese.
Ogni divisione interna favorirebbe la nostra debolezza sul piano continentale e internazionale, che oggi non possiamo permetterci.
Non lo dobbiamo, per evitare di facilitare il compito ad altri.
Il periodo impone una tregua ideale interna, in ragione di tre seri aspetti.

1 l’epidemia.

2 gli equilibri europei.

3 la nostra economia.

È necessario comprendere che, le cause ed i motivi di divisione interna favorirebbero la nostra debolezza sullo scenario transazionale ed in particolare in Unione Europea.

Allo stesso modo, finirebbero per rallentare od ostacolare un percorso di sostengo economico al paese.

Da ciò l’esigenza, almeno ad oggi, di non sentirci dell’uno o dell’altro schieramento ma solo e soltanto Italiani.

Lo dobbiamo alle nostre famiglie, ai nostri figli, ai nostri amici, ai nostri nonni ed alla nostra Nazione.

Massaie, lavoratori, imprenditori, professionisti, giovani, anziani ed operatori pubblici, tutti assieme dobbiamo tenere a mente, che solo, da una visione unitaria della nostra comunità, potremmo trarne forse ed energie per sollevarci.

E quelle sostanze ci serviranno per resistere e respingere alle prevaricazioni europee.

Da questa gabbia continentale dobbiamo uscire ma non scappare.

Dobbiamo farlo con dignità e responsabilità, da italiani.

Noi non scappiamo ma allo stesso modo non ci pieghiamo.

Noi oggi dobbiamo pensare alla nostra gente, alle nostre imprese ed alla nostra comunità, che già ha pagato un prezzo altissimo a questa globalizzazione.

E se l’Europa ha intenti politici e non solidali, se necessita di tempi biblici per allungare una mano, allora noi chiudiamo con educazione e stile ogni rapporto negoziale e torniamo ad alzare il tricolore alle frontiere, nelle scuole, nelle case e nei luoghi istituzionali.

Questa Europa rammenta trasparenza e chiede sacrifici, senza avere mai il coraggio di guardarsi allo specchio con il coraggio di chi vuol contare il dolore che ha causato a milioni di persone, per adorazione del Dio denaro e potere.

Le stelle su un cielo azzurro di stoffa non si offenderanno se una di loro si staccherà, perché senza sentimento nessuna sofferenza ci sarà.

In questo messaggio dobbiamo essere chiari, determinati e schietti.

Prima l’Italia si stringe intorno alle sue famiglie ed ai sui figli, come fa la chioccia con i suoi pulcini.

Perché abbiamo già potuto constatare che non abbiamo fratelli oltre confine e che non siamo figli di una stessa madre.

Quindi rispettosi della solidarietà e del sostegno avuto da tutti, ringraziamo e ricambiamo come si conviene, augurando buon cammino.

Noi ci alziamo da soli, abbiamo le forze e le capacità.
Noi non temiamo le ferite ma evitiamo le catene.

Noi abbiamo da ricostruire una società, rilanciare un’ economia, riconciliare un paese e rinvigorire il nostro orgoglio d’essere pur sempre e per sempre l’Italia. 

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