Si celebra Raffaello anche nel tempo del corona virus

Arte, Cultura & Società

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La DISUBBIDIENZA è l’arte impossibile 
 

Pierfranco Bruni 

Si celebra Raffaello Sanzio. L’artista é sempre un rischio. Raffaello era imprevedibile. Porta dentro la sua opera l’enigma dello sguardo. Lo sguardo delle donne, degli uomini, degli angeli. Di ciò che non si vede. Si percepisce. Percepire è un atto impercettibile perché è l’anima che si interiorizza e si fa conoscenza. Dentro il suo tratto c’è la cultura è c’è lincognito. Fuori da ogni logos, il più delle volte, è un cammino tra Cristo  e demoni. Non di smarrisce. Indelebile la visione che lascia la visione che attrae.La visione onirica in Raffaello costituisce l’incontro non solo di culture ma diventa un intreccio di civiltà non solo artistiche.

La filosofia nelle sue opere è stata la rappresentazione delle forme, degli spazi e dei personaggi. Una realtà profondamente metaforizzata in cui la “santità” è visione sia spirituale che materiale. San Paolo o San Pietro o lo stesso Cristo hanno un logos e un etnos. Una sacralità che comunque scava nel mito. Quella sua grecitá incontra il mondo latino. Apuleo con le sue Metamorfosi è una via maestra che incide in sostanza nella rappresentazione dei miti. Il mito è dimensione antropologica. Ma dalla prima rivelazione antropologica alla predicazione di San Paolo, ben raffigurata, di legge il messaggio della sua cristianità. Una cristianità forse eretica? Gli artisti sono eretici. Se non lo fossero sarebbero dei cortigiani. Raffaello, nonostante le sue strette amicizie con i pontefici, espresse sempre la sua forza carismatica in un processo in cui l’arte è sempre stata un Pensiero.

Essere e rappresentare un Pensiero vuol dire in Raffaello la piena libertà e autonomia di espressione. Ecco perché supera tutti gli schemi e diventa riferimento non solo per l’epoca in cui visse. Resta riferimento per i secoli successivi. La Grazia e la Verità sono le coordinate di un Pensiero che gli permette di  trasformare l’arte in bellezza. La bellezza è immateriale. Nasce però dalla materia plasmata. Ci sono codici ben precisi nella sua esposizione metafisica che derivano dal senso del mistero. Il mistero mai come segreto, ma sempre come Grazia. Le sue mani dipingono la Grazia perché il suo pensiero è un costante pellegrinaggio mistico. In tale pellegrinaggio la verità si fa non ricerca ma interpretazione dell’ascolto dell’assoluto.

I volti sono un assoluto dell’Essere. Gli spazi un misticismo del luogo. Il tempo resta un inseparabile infinito.  L’inseparabile infinito è un umanesimo delle forme e del Pensiero trasformato in arte. Ovvero in colore in luoghi spazio nelle raffigurazioni che sono una rappresentazione realtà metafora. Un Rinascimento che sa di essere oltre! Nell’oltre vive l’attrazione. Ma tutto diventa attrazione. Compreso il suo viaggio nel ricamo dei dettagli. Raffaello è l’invisibile della attrazione. Una alchimia che abita le stanze e il labirinto.

Nella sua arte il labirinto è una filosofia dell’indissolubile. Indissolubili sono i suoi cammini tra la filosofia e la teologia. Si ferma sempre un istante prima di offrire teologia. Non esiste in lui il diapason della certezza. Il dubbio imperversa. È la sua arte che prevale sempre e l’arte è il mistero di una referenza religiosa certamente ma non ubbidiente. La DISUBBIDIENZA è la sua arte metafisica.

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