Immuni, fonti ministero: è stata una scelta del governo, ma l’app da sola non basterà

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 A orientare la decisione dell’esecutivo ha contribuito, in un primo momento, uno “stadio di sviluppo più avanzato” verso lo standard europeo rispetto a Covid-app, l’alternativa in lizza. Poi sono arrivate Google e Apple
 
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La scelta di Immuni come app di contact tracing è stata una decisione politica che ha tenuto conto delle indicazioni della task force incaricata dal ministero dell’Innovazione, senza alterarne le valutazioni. Fonti del ministero all’AGI spiegano cosa è avvenuto nei giorni successivi al 7 aprile, data in cui la task force ha consegnato al ministro Paola Pisano la propria relazione tecnica sulle app valutate per il contact tracing.

Il ministro in due audizioni tenute alla Camera e al Senato ha chiarito che gli esperti avevano individuato in Immuni e Covid-app le due soluzioni tecniche migliori, suggerendo sì di testarle entrambe, ma riconoscendo alla prima uno “stadio di sviluppo più avanzato” verso lo standard europeo Pepp-Pt, allora individuato come standard comune di tracciamento per l’area Ue. Sarebbe stato questo quindi, spiegano dal ministero, l’elemento in più che ha portato il governo a scegliere l’app sviluppata dalla società milanese Bending Spoons. Dieci giorni dopo la consegna della relazione il commissario straordinario Domenico Arcuri ha firmato l’ordinanza con cui si ufficializzava la scelta di Immuni, sulla quale probabilmente ha pesato anche l’urgenza di prendere una decisione in tempi non troppo lunghi.

A scompigliare le carte ci hanno pensato però nel frattempo Google e Apple che hanno ufficializzato la loro collaborazione nello sviluppo di un protocollo comune per il tracciamento dei contagi tramite Bluetooth. Questo modello sarà quello adottato anche dal governo italiano per Immuni. I due giganti californiani montano i software del 99% degli smartphone italiani e la loro soluzione ha di fatto mandato in cantina anche lo standard europeo Pepp-Pt. Non ha senso seguire altri protocolli quando le carte le hanno date già Google e Apple che sono due monopolisti del mercato dei sistemi operativi mobile, è il ragionamento che fanno al ministero. Ed è escluso che si possano cercare vie nazionali al contact tracing, come ad esempio sta cercando di fare il Regno Unito.

L’app dovrebbe essere pronta per il 20 maggio. Probabilmente non si chiamerà piu’ Immuni ma un nuovo nome non è ancora stato scelto. Ma non è solo il nome che al momento manca. L’app è solo un elemento della strategia per tracciare i contagi. Perché se è vero che Google e Apple hanno dato indicazioni ai governi e spiegato cosa succederà nei nostri cellulari, manca tutto il resto. Deve essere ancora deciso cosa succederà quando alle Asl cominceranno ad arrivare le telefonate di chi ha ricevuto le notifiche di possibile contagio, se verranno immediatamente fatti i tamponi o se si sceglierà la via piu’ rischiosa dell’isolamento volontario. E al ministero dell’Innovazione sanno bene che senza tutto questo l’app da solo può pochissimo, forse nulla.

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