“Rischio emergenza sociale”, l’allarme di Confindustria

Attualità & Cronaca

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di Marco Castelli

Il Centro Studi di Confindustria, tramite un comunicato diffuso oggi, lancia l’allarme per una produzione industriale diminuita del 33,8% rispetto a un anno prima. Ad aprile era stato segnalato un calo di oltre il 44% e a maggio, con la cosiddetta Fase 2, sembrerebbe esserci ad un lento miglioramento. La domanda, però, rimane molto debole e la situazione non sembra essere quello che appare a prima vista.

Il Centro Studi di Confindustria, attraverso un Comitato Scientifico presieduto da Vincenzo Boccia, si occupa di analizzare le tendenze dell’economia e di elaborare proposte che mirano a sostenere la crescita del PIL. Secondo questa fonte, l’andamento delle attività industriali degli ultimi tempi ha mostrato una dinamica oscillante, il tonfo di aprile sarebbe seguito dal cosiddetto “rimbalzo tecnico” di maggio. Insomma: non sarebbe potuta andare peggio rispetto al mese precedente. La ripresa delle attività, affiancata da un modesto incremento della domanda, ha prodotto un aumento in termini percentuali di oltre il 10%. Non si tratterebbe di un importante segnale di ripresa, anzi: la cosiddetta normalità è ancora lontana.

Cosa frena la ripresa della produzione?

La domanda continua a mantenersi bassa – dice Confindustria – per via “dell’incertezza sui tempi di uscita dall’attuale emergenza sanitaria”. Gli italiani, cioè, continuano a rinviare gli acquisti non essenziali e preferiscono risparmiare, visto anche il forte calo del potere di acquisto di tanti lavoratori (magari in cassa integrazione). L’offerta subisce il peso delle scorte accumulate negli ultimi tempi (cioè dell’invenduto) e delle poche speranze degli imprenditori riguardo la crescita della domanda nel prossimo futuro. Anche a causa della mancanza di liquidità, gli imprenditori navigano a vista.

Cosa occorrerebbe adesso?

Confindustria spiega che la mancanza di adeguati interventi a sostegno della ripresa del sistema produttivo rischia di fare esplodere un’emergenza sociale. La crisi economica, espressione che forse in tanti hanno troppo utilizzato anche quando non ci si trovava in una situazione grave come quella di oggi, potrebbe rendere ancora più difficoltoso il percorso di uscita da questa situazione.

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