Mattarella: sono fiero del mio paese

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ROMA – “Io sono fiero del mio Paese”. Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha chiuso il discorso con cui ha introdotto il concerto per le vittime del coronavirus ospitato in questi minuti nei Giardini del Quirinale. A esibirsi l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma diretta dal maestro Daniele Gatti.

Viviamo un periodo caratterizzato da “incertezza” ma anche da “motivi di speranza”, ha detto Mattarella. Siamo “stretti tra il dolore della tragedia e la volontà di un nuovo inizio”, di una “stagione nuova nella quale si possa uscire da quest’incubo globale”.
Tanti, ha aggiunto, hanno il “ricordo struggente delle persona scomparse a causa del coronavirus”, molte “senza un ultimo saluto”, ha detto ancora Mattarella ricordando che il Concerto è appunto dedicato “a tutte le vittime, a chi è morto solo”, ai nostri “affetti spezzati”.
Nel Paese “c’è una crescente volontà di ripresa” e di “rinascita civile ed economica”. Anche la nascita della repubblica, nel 46 “segnava un nuovo inizio”, si superarono “divisioni che avevano lacerato il Paese”. La Repubblica è diventata la “casa di tutti”, una casa di “libertà, pace e democrazia”. In quegli anni, ha aggiunto, “forze politiche divise e contrapposte trovarono il modo di collaborare alla redazione della Costituzione”, condividendo “valori e principi su cui fondare la democrazia”. Fu lo “spirito costituente il motore della rinascita”, perché “seppe unire gli italiani nella convinzione che insieme si potevano affrontare le estreme difficoltà del Paese”.
Fu “l’unità morale il vero cemento che ha fatto nascere e tenuto insieme la Repubblica, che ci fa riconoscere oggi il nostro destino comune”, ha detto ancora il Capo dello Stato.
Una unità morale che serve oggi come allora: “prima c’era la guerra, oggi un nemico invisibile, sconosciuto e imprevedibile che ha sconvolto le nostre esistenze ed abitudini”.
In questi mesi, ha proseguito, “ho ricevuto e letto centinaia di messaggi di preoccupazione, ma anche di vicinanza di fiducia, di speranza: dobbiamo avere piena consapevolezza delle difficoltà che abbiamo di fronte”. La ripartenza “non sarà veloce; la ricostruzione sarà impegnativa e, per qualche aspetto, sofferta”. Dunque serviranno “coraggio e prudenza”: coraggio per “guardare oltre i limiti dell’emergenza, pensando al futuro e a quel che deve cambiare”; prudenza per “tenere sotto controllo un possibile ritorno del virus, imparando a conviverci in sicurezza per il tempo che sarà necessario alla scienza per sconfiggerlo definitivamente”.
Serviranno anche “tempestività e lungimiranza per offrire sostegno e risposte a chi è stato colpito più duramente e per pianificare investimenti e interventi di medio lungo periodo che permettano di dare prospettive solide alla ripresa del Paese”.
“Abbiamo detto tante volte che noi italiani abbiamo le qualità e la forza d’animo per riuscire a superare anche questa prova: così come abbiamo ricostruito il paese 70 anni fa – ha detto ancora Mattarella – nelle scorse settimane abbiamo visto e toccato con mano la solidarietà, la generosità, la professionalità, la pazienza e il rispetto delle regole. Abbiamo riscoperto in tante occasioni giorno per giorno doti che a taluni sembravano nascoste o appannate, come il senso dello Stato e l’altruismo”. E ancora: “abbiamo ritrovato nel momento più difficile il vero volto della Repubblica”. Per questo “ora sarebbe inaccettabile e imperdonabile disperdere questo patrimonio fatto del sacrificio, del dolore e della speranza e del bisogno di fiducia che c’è nella nostra gente”.
Citati “medici, infermieri e operatori caduti vittime del virus”, il Presidente ha sostenuto che il Paese deve essere “orgoglioso di quanto fatto da tutti gli operatori della sanità e dei servizi essenziali, che spesso rischiando la salute propria hanno consentito all’intera nostra comunità nazionale di respirare, mentre la gran parte delle attività era ferma”.
“Siamo grati ai docenti per la didattica a distanza, agli imprenditori che hanno riconvertito in pochi giorni la produzione per fornire i beni che mancavano per la sicurezza sanitaria, alle donne agli uomini delle Forze Armate delle forze dell’ordine nazionali e locali, alla Protezione civile e ai tanti volontari che hanno garantito la sicurezza e il sostegno dell’emergenza”, ha detto Mattarella, che non ha nascosto la consapevolezza che “a questi comportamenti se ne sono talvolta contrapposti altri ad opera di chi ha cercato e cerca di sfruttare l’emergenza”.
Comportamenti che “vanno accertati con rigore e repressi con severità”, ma che sono “per fortuna di una minoranza molto piccola”.
Quest’anno, dunque, il 2 Giugno ci “invita a riflettere tutti su cosa su cosa vuole essere Repubblica oggi: questo giorno interpella tutti coloro che hanno una responsabilità istituzionale, a partire da me naturalmente, a cercare di essere all’altezza di quel dolore, di quella speranza, di quel bisogno di fiducia”.
“Non si tratta – ha puntualizzato – di sospendere o annullare la normale dialettica politica: la democrazia vive e si alimenta di confronto tra posizioni diverse, ma – ha sottolineato il Capo dello Stato – c’è qualcosa che viene prima della politica e che segna il suo limite; qualcosa che non è disponibile per nessuna maggioranza e per nessuna opposizione: l’unità morale. La condivisione di un unico destino, il sentirsi responsabili l’uno dell’altro, una generazione con l’altra, un territorio con l’altro, un ambiente sociale con l’altro. Tutti parte di una stessa storia, di uno stesso popolo”.
Il capo dello stato ha quindi rinnovato l’invito a unire gli sforzi per combattere “un gravissimo pericolo”.
“Le sofferenze provocate dalla malattia non vanno brandite gli uni contro gli altri”, ha ammonito. “Questo sentimento profondo che avvertono i nostri concittadini esige rispetto, serietà, rigore, senso della misura, attaccamento alle istituzioni e lo richiede a tutti, tanto più a chi è chiamato alla responsabilità, non soltanto a livello politico”.
Tutti “siamo chiamati a scelte impegnative”, ma l’Italia “non è sola in questa difficile risalita: l’Europa manifesta di aver ritrovato l’autentico spirito della sua integrazione. Si va affermando sempre più forte la consapevolezza che la solidarietà tra i paesi dell’Unione non è una scelta tra le tante, ma la sola via possibile per affrontare con successo la crisi più grave che la nostra generazione abbia vissuto”.
“Nessun paese avrà un futuro accettabile senza l’Europa, neppure il più forte, neppure il meno colpito dal virus”, ha sostenuto Mattarella. “Adesso dipende anche da noi, dalla nostra intelligenza, dalla nostra coesione, dalla capacità che avremo di prendere decisioni efficaci: sono convinto che insieme ce la faremo. Il legame che tiene uniti tutti noi sarà più forte della difficoltà, ma so anche che la condizione perché questo avvenga sarà legata al fatto che ciascuno, partecipando alla ricostruzione che ci attende, ricerchi come unico scopo il perseguimento del bene della Repubblica come bene di tutti. Nessuno escluso”.
Mi recherò a Codogno, luogo simbolo dell’inizio di questo drammatico periodo per rendere omaggio a tutte le vittime e per attestare il coraggio di tutte le italiane e tutti gli italiani che hanno affrontato in prima linea, spesso in condizioni estreme, con coraggio e abnegazione la lotta contro il coronavirus. Voglio ringraziare tutti e ciascuno in Italia, perchè in questa emergenza ha mostrato il suo volto migliore. Io – ha concluso – sono fiero del mio Paese”. 

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