L’amore come costante di vita. Intervista ad Ilaria Di Vaio

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Può l’amore cambiare un’intera esistenza e diventare una costante grazie alla quale imparare a vedere il mondo sotto una prospettiva nuova ricca di opportunità ed emozioni intense tutte da vivere a pieno? È ciò che ci insegna la blogger e scrittrice Ilaria Di Vaio con il suo libro “Ho bisogno di amare” edito da Harper Collins. Il suo è un “viaggio introspettivo” che vi condurrà tra le fasi salienti della sua esistenza grazie alle quali ha acquisito la consapevolezza di quanto “amare” sia importante per un individuo e di quanto avere fede sia un punto di forza e un’ancora di salvezza nei momenti più difficili e buii.

Con questo libro Ilaria Di Vaio, nota per il suo blog CrumbsOfLife incentrato sulla famiglia e la genitorialità, mette a nudo la propria anima per raccontare la sua vita, per invitarci a riflettere su tante tematiche esistenziali. È inevitabile entrare in empatia con il suo vissuto perché da “Ho bisogno di amare” emerge una donna multisfaccetata che oltre ad essere mamma è una donna forte, coraggiosa, determinata, una persona che non ha smesso mai di mettersi in gioco nella sua esistenza senza perdere la sua umanità anche nei periodi in cui è inevitabile sentirsi sotto pressione ed essere preda di dubbi e insicurezze.

Il suo percorso alla scoperta dell’amore in tutte le sue sfaccettature accomuna tutti.  Un insegnamento che si coglie da questo libro è di non smettere mai di riconoscere l’amore in tutto quello che facciamo per sentirci vivi. Dell’amore a 360 gradi e di cosa significa “essere mamma” e “donna” ci parla Ilaria Di Vaio in questa ispiratoria intervista.

 

Partiamo dall’origine di questo progetto creativo. Come e quando è nata l’idea di scrivere questa autobiografia?

Ho la casa piena di agende, quaderni, post-it ai quali affido, durante la giornata, pensieri, momenti indimenticabili ed emozioni. L’esigenza di scrivere l’ho maturata sin da piccola, stimolata dalla mia nonna materna. Oggi, oltre ad essere un piacere è un’esigenza: il mio antidoto contro la dimenticanza. Ho deciso di chiamare il mio blog, non a caso, CRUMBSOFLIFE perché voglio sottolineare come tutto ciò che trapela dai social sia solo una piccola parte di quella che è in realtà la vita, molto più complessa. I social, con la loro immediatezza ed esigenza di fatti correnti, non permettono la piena condivisione di sé stessi né del proprio passato, ma consentono frammenti, nel mio caso, della quotidianità. Quando mi è stato proposto il libro da alcune case editrici, al termine del 2019, ho realizzato che la carta era il giusto mezzo per condividermi molto più accuratamente, grazie alla sua lentezza e all’ampio spazio che concede. Non è una reale autobiografia, piuttosto un percorso scandito dalle emozioni che mi hanno segnata nel tempo.

Nel suo libro affronta la tematica dell’amore a 360 gradi Per lei cosa significa amare?

Amare significa “fare”, fare qualcosa per un’altra persona che non siamo noi. Anche se, come racconto nel libro, credo sia prima indispensabile conoscere sé stessi per costruirsi dei soliti telai a sostegno del proprio carattere, se non partiamo da questo non saremmo mai utili né a noi stessi né ad alcuno. Amare è quindi un sacrificio, perché diamo ad un altro qualcosa che ci appartiene, che sia il tempo, le energie, le attenzioni… ma come l’etimologia della parola stessa suggerisce, sacrificare significa rendere sacro, perciò amando non ci togliamo nulla ma è la nostra occasione per nobilitare quanto ci appartiene.

Secondo lei è ancora possibile parlare di “amore romantico”, (come quello che ha vissuto lei), in questa epoca individualista e narcisista in cui viviamo?

Da ragazzina, come scrivo nel libro, ero molto sfiduciata in merito. Ero convinta che non mi sarei mai innamorata e dei surrogati d’amore, non avevo intenzione di accontentarmi. Invece è accaduto: ho consegnato il mio cuore a quello che oggi è mio marito. A differenza di un tempo credo che, anche se abbiamo perso molto in merito alla capacità di sacrificarci per l’“altro”, c’è ancora chi desidera in primis amare e consequenzialmente, essere amato.

Come e in che misura l’amore è in grado di migliorare un essere umano?

L’amore è l’unico motore, terreno, capace di alimentare di buoni propositi un cuore. Ma sperare di stravolgere una persona, magari problematica, attraverso l’amore non è raccomandabile. Chi non è stato amato e ha vissuto, sotto varie forme, questa mancanza ha bisogno prima di risolversi da solo. Non credo che nella coppia uno debba cercare di trovare risposta alle proprie insicurezze e esigenze personali. La coppia è un’entità nuova che deve vivere del 100% delle forze dei suoi componenti e non vederle risucchiate da questi. L’amore può tanto ma se, chi lo prova e nutre, ha la capacità e volontà di esserci, per l’altro.

Quanto diventare mamma le ha cambiato e integrato l’esistenza?

Nella misura in cui ho imparato ad amare. Devo alla maternità la mia occasione per capire come spostare, realmente, il focus da me stessa e interessarmi con anima, mente e copro all’altro. I figli sono l’occasione per superare il proprio egoismo e imparare a dare e sacrificarsi nella maniera più vicina possibile a quello che il termine “amare” significa. E quando impari ad amare e riconosci nel bisogno di amare un’esigenza, allora esisti con coscienza.

In base alla sua esperienza è possibile trovare un equilibrio tra “l’essere mamma” e “l’essere donna”?  Se sì, come?

È possibile organizzandosi e attraverso un buon gioco di squadra. Sono il tempo e la stanchezza a provocare lo svilimento e, consequenzialmente, l’incapacità e impossibilità nel prendersi cura di sé, oltre che dei propri figli. È davvero difficile, soprattutto all’inizio, capire come fare. Ma è necessario garantirsi del tempo per la propria persona e i propri interessi. Solo alimentando se stesse si riesce poi a nutrire l’altro. Farsi aiutare è perciò fondamentale. Io per esempio godo del supporto della mia mamma e della mia nonna, viviamo tutti insieme. Non potrei fare niente di quello che faccio, senza il loro aiuto.

Dal suo libro emerge un forte legame nei confronti della sua famiglia di origine. Cosa la fa “sentire a casa”?

Come dicevo prima, ho il privilegio di vivere con i miei genitori e i miei nonni. Questo potrebbe sembrare molto complicato ai più. In realtà, la nostra convivenza è vitale e fondamentale per me ma anche per le #pettegoleadorate. Io e Nicola godiamo dell’aiuto dei miei parenti giornalmente. Ma il “sentirsi a casa” nell’animo e non solo nei fatti, è dovuto al rapporto che, dalla mia nascita, si è creato con ogni singolo componente della mia famiglia. Il loro esempio e infinito amore sono l’energia che mi ha sempre alimentata.

Quanto il suo blog CrumbsOf Life l’ha fatta crescere artisticamente?

È lo spazio dove posso trattare argomenti che mi coinvolgono e approfondire molto riguardo alle mie più svariate esperienze. Crumbs of Life è stato, perciò, un ottimo trampolino di lancio per farmi conoscere in maniera più accurata. Oggi è ancora una apprezzatissima occasione per vivere di ciò che amo: scrivere e condividermi.

Cosa si prova ad essere stata inserita nella classifica del Sole 24 dei genitori più influenti?

Ho ricevuto questa notizia mentre ero sola in casa. Mio marito si trovava al Gate di Fiumicino in partenza per l’America, non ci saremmo visti per diversi giorni. È stato un corroborante a ciel sereno che ha fatto scorrere il tempo, che ci divideva, molto più velocemente. Contemporaneamente ho realizzato anche la responsabilità di questo riconoscimento: ogni onore porta con sé un onere, importante è averne contezza.

 Un consiglio da dare ad una neomamma…

Di non pretendere, da se stessa, di essere perfetta, la perfezione non appartiene a questo mondo. E, infine, di chiedere aiuto a chi le sta vicino, fosse anche solo per concedersi del tempo per fare qualcosa che ama.

 

Mariangela Cutrone

 

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