Così lo Ius Culturae incrina l’asse Pd-M5s

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Il lavoro in Commissione Affari Costituzionali era stato fermato dall’emergenza Covid alla vigilia della discussione generale 

Ius Culturae incrina asse Pd M5s Dem mai subalterni Salvini

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AGI – Una polemica con il Partito democratico sullo Ius Culturae, in questo momento, i Cinque Stelle se la sarebbero evitata volentieri: “Crimi si è espresso in maniera molto netta, ma non è il momento di fare polemica, questo. Però, se Delrio senza alcuna logica alza il tiro…”, è il ragionamento che viene fatto all’interno del Movimento. Le priorità per i Cinque Stelle, insomma, sono altre: il Recovery Plan, certo, ma anche il taglio dei parlamentari e la legge elettorale, temi sui quali, sottolineano fonti pentastellate, “con il Pd si è creata una ottima collaborazione”.

Ci sono anche le modifiche ai decreti Salvini, “ormai dopo l’estate, sui quali si è raggiunto un accordo per rivederli alla luce delle osservazioni del Quirinale”. Insomma, è la conclusione dei Cinque Stelle, “parlare adesso di legge sulla cittadinanza è follia”. Ad accendere gli animi è stata, prima, l’intervista in cui il capogruppo dem alla Camera Graziano Delrio, pur senza indicare tempi, sia augura che “il Parlamento torni ad occuparsi” della legge sulla cittadinanza: “Il percorso si era già avviato, poi il virus ha interrotto tutto. I riformisti sono radicali nei principi, ma sanno seminare e aspettare il tempo giusto per il raccolto. Sullo ius Culturae non mollo”.

Orfini contro Crimi

Poi, lo stop da parte del capo politico del Movimento 5 Stelle, Vito Crimi, che giudica “incomprensibile e intempestiva” la proposta dem. Parole che, al di là del tema in sè, hanno prodotto una levata di scudi dei parlamentari Pd. “Una reazione sconcertante” la definisce Matteo Orfini. Tanto più che “Graziano Delrio non ha detto nulla di sconvolgente: alla vigilia dell’interruzione dei lavori per l’emergenza Covid, avevamo concluso le audizioni in Commissione Affari Costituzionali su tre proposte e si doveva procedere alla discussione”, spiega Orfini.

Niente subalternità

Ancora più duro Enrico Borghi: “Non bisogna avere subalternità rispetto alla narrazione Salviniana. Bisogna avere l’atteggiamento opposto rispetto a chi racconta che chiunque abbia un colore della pelle diverso dal nostro sia da considerare un nemico”, dice il deputato del Partito Democratico a proposito della proposta del capogruppo Graziano Delrio di riprendere i lavori sullo Ius Culturae in Commissione Affari Costituzionali per arrivare velocemente all’approvazione di una legge sulla cittadinanza. Una proposta, quella di Delrio, che ha provocato la reazione dello stato maggiore del Movimento 5 Stelle. Vito Crimi, capo politico dei pentastellati, l’ha definita “sconcertante”.

Ma Borghi ribatte: “Bisogna evitare di farsi prendere dai patemi d’animo. Il disegno di legge sullo Ius Culturae – continua Borghi – riguarda i bambini nati in Italia da genitori che risiedono da tempo nel nostro Paese. È una cosa diversa dalla gestione dei flussi di migranti e dall’emergenza. Stiamo parlando di mele e di pere, insomma. Con lo Ius Culturae smontiamo dall’interno la propaganda salviniana, distinguiamo quelli che hanno titoli e diritto a stare in Italia da quelli che non li hanno”. Per l’esponente dem, insomma, si può ripartire dal lavoro rimasto incompiuto a causa dell’emergenza Coronavirus e del Lockdown. Il lavoro in Commissione si è fermato al termine delle audizioni e ora “il relatore deve mettere a punto il testo base, ha la titolarità di poterlo fare e noi chiediamo che si faccia”.

Le priorità del M5s

Per i Cinque Stelle, come si diceva, le priorità sono altre, in primo luogo il Recovery Plan condizionato a tempi molto stringenti. “Come Movimento 5 Stelle siamo concentrati sul rilancio economico. In questo momento, credo che l’Italia intera si aspetti da parte del governo, da parte delle forze di maggioranza, di essere concentrati sul Recovery Plan, sul piano di rilancio del nostro Paese”, spiega il ministro ai rapporti con il Parlamento e le Riforme del M5s, Federico D’Incà. “Ma io credo che le Camere siano, addirittura, in grado di occuparsi di più cose insieme”, è la chiosa ironica di Orfini.

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