Il falso mito dell’invasione dello straniero

Politica

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Articolo a cura di Daniela Piesco 

Sfogliando il vocabolario Treccani, la definizione di invasione è:
”ingresso nel territorio di uno Stato da parte delle forze armate di uno stato belligerante, per compiervi operazioni belliche, con o senza l’intenzione di occuparlo stabilmente”.
 Esempio: Germania nazista che entra in Polonia. Barbari che saccheggiano Roma.
 
Quindi, il migrante che arriva in Italia viene comparato a:un combattente/soldato.
 
 Impossibile, ed appare abbastanza logico, inserirlo in tale categoria: il migrante arriva senza niente, spesso senza neanche i documenti. Senza imbracciare fucili ma, anzi, con i fucili puntati addosso.
 
Il migrante non può, lingua italiana alla mano, entrare nella sfera dell’”invasione”.
 
Sembra che la psicosi possa annebbiare la vista e far utilizzare terminologie molto sbagliate: l’invasore e l’invasione sono ben altre cose.
 
Ma le parole non bastano perché strumentalizzabili, come purtroppo succede.
 
I numeri, invece, sono: insindacabili, indiscutibili, ineccepibili.
 
Il fenomeno migratorio, la cui organizzazione è spesso gestita da trafficanti europei che maneggiano le vite di queste persone come merci, sta dividendo l’Europa che dal punto di vista politico, si è rivelata ancor troppo debole per far fronte, unita, ad una situazione tanto delicata.
 
Vediamo cosa sta succedendo.
 
Nel Regno Unito, sono più di 7.400 i migranti che hanno attraversato la Manica su barche di fortuna da gennaio 2019, circa 6mila, però, solo quest’anno, di cui la metà a partire dallo scorso luglio. Un fenomeno che si sta intensificando.
 
Dopo aver guardato i dati della Gran Bretagna, guardiamo i dati dell’Italia. Nel nostro paese, nel 2020, sono stati finora poco più di 19mila i migranti arrivati sulle nostre coste, 3 volte di più di quelli britannici.
 
Ma con una differenza.
 
In Gran Bretagna arrivano dalla Francia, in Italia arrivano dal nord Africa. La Francia è uno Stato democratico e una delle principali potenze economiche al mondo. La Tunisia e la Libia sono due Stati del nord Africa che lottano contro mille difficoltà. La Tunisia vive una profonda crisi economica, la Libia post Gheddafi è un luogo dove è in corso una guerra civile supportata da nazioni straniere che cercano di accaparrarsi le risorse del sottosuolo. Sperare che da quei luoghi si possa controllare il flusso dei migranti è pura utopia.
 
Quindi, nonostante ciò, da mesi il problema degli arrivi dei migranti – oltretutto stiamo parlando finora di meno di 20mila persone – è diventato, per i partiti italiani dell’opposizione, un problema epocale, una invasione, un assalto alla nostra identità e ai nostri valori.
 
I valori del razzismo, della xenofobia, o di qualunque cosa ciò voglia significare?
 
I numeri dimostrano invece che è uno specchietto per le allodole a supporto di una propaganda elettorale carente di temi concreti, che ha come unico scopo quello della conquista del potere nella corsa ad una poltrona, finendo però per alimentare razzismo e odio sociale.
 
Così la gente che applaude Salvini, Meloni o gli altri movimenti e partiti dichiaratamente fascisti, crede davvero che i migranti che sbarcano in Italia costituiscono per loro un serio problema che interessi salute, sicurezza e finanze. 
 
Tra chi è arrivato regolarmente e quanti sono sbarcati autonomamente la percentuale dei positivi è dell’1,5 per cento”, afferma Matteo Villa, ricercatore dell’Ispi. Una percentuale molto bassa. “Negli ultimi 31 giorni sono sbarcati 99 migranti positivi al coronavirus, 3,3 al giorno. Nello stesso periodo di tempo, i nuovi contagi in Italia sono stati 199 al giorno”.
 
 Da non dimenticare inoltre che le positività sono state certificate su gruppi di migranti che avevano condiviso la stessa imbarcazione durante il viaggio, “dando credito all’ipotesi che un numero significativo di essi si sia infettato nel corso della traversata”, continua Villa.
 
La gran parte dei migranti arrivati nelle ultime settimane in Italia via mare, anche in maniera autonoma, è stato sottoposto inoltre al tampone naso-faringeo per il coronavirus ed è risultata negativa. Fino al 14 luglio era attiva una nave da quarantena, la Moby Zazà, costata allo stato tra 900mila euro e 1,2 milioni di euro, dove erano tenuti sia i migranti positivi sia quelli negativi al test, sia quelli soccorsi dalle ong in mare sia quelli arrivati in autonomia con delle barche sulla costa.
 
 Recentemente è stata attivata una nuova nave da quarantena, la Azzurra, su cui sono stati fatti salire 350 migranti.
 
L’epidemiologo Massimo Galli in un’intervista ha confermato che i migranti irregolari sono al momento “le persone più controllate”. Aggiungendo che invece bisognerebbe “controllare meglio i viaggiatori intercontinentali che arrivano dalle zone in cui l’epidemia ancora imperversa”.
 
 Anche l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco ha detto che “l’ultimo problema nel controllo della pandemia di covid-19 sono i barconi di disperati che arrivano sulle coste italiane”.
 
 Anche Scienza in rete ha assunto le stesse posizioni spiegando che: “Ogni migrante che giunge in Italia è sottoposto a tampone e posto in isolamento se positivo e in quarantena se negativo. Prima di essere trasferiti e distribuiti tra le regioni, tutti sono sottoposti a test sierologico. All’arrivo a destinazione sono nuovamente sottoposti a tampone e posti in isolamento fino a quando giunge il risultato. Dunque, questo sottogruppo è lungi dal rappresentare al momento un pericolo”.
 
La cosa grave e preoccupante è che ci siano persone che danno credito a tesi bislacche come quelle di sovranisti enunciate e formulate solo per fini di propaganda elettorale.
 
Gli immigrati dal Nord Africa sono un problema europeo. Ma l’Unione Europea, purtroppo, continua a proporre soluzioni obsolete, che andavano bene in un’altra epoca. L’Europa è da rifondare. Anzitutto nella solidarietà.
 
Daniela Piesco 

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