La poetessa Louise Glück  vince il premio Nobel per la letteratura

Arte, Cultura & Società

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Nata a New York nel 1943, è docente alla Yale University e vive a Cambridge, in Massachussetts. Nel 1993 ha vinto il Premio Pulitzer per la poesia. Come spiega all’Agi Alba Donati, la sua opera è “molto stilizzata, con un tono liturgico, controllata, molto metafisica con il senso del cosmo. Canta l’amore panico legato all’essere nel cosmo ma con molto controllo mentale. La sua è una poesia elegiaca che ti porta nel suo mondo con ritmo incantatorio, ma non è mai ruffiana. La sua, si può dire, è una poesia romantica”    

Il premio Nobel per la Letteratura 2020 va alla poetessa Louise Glück, per la sua “indimenticabile voce poetica che con austera bellezza sa rendere universale l’esistenza individuale”. Un nome completamente al di fuori della lista dei papabili, come spesso accade per questo riconoscimento. Nel corso della sua carriera ha pubblicato dodici antologie di poesie e nel 1993 ha vinto il Premio Pulitzer per la poesia per la sua collezione ‘The Wild Iris’ (in Italia ‘L’iris selvatico’, 2003, traduzione Massimo Bacigalupo – Edizioni Giano), ottenendo così il primo di una lunga serie di riconoscimenti.

Biografia di un Premio Nobel

Nata a New York il 22 aprile 1943 in una famiglia di immigrati ebrei ungheresi e cresciuta a Long Island, vive a Cambridge, nel Massachusetts, dove insegna inglese alla Yale University, New Haven, Connecticut. Durante la sua adolescenza ha sofferto di anoressia, tanto da costringerla ad abbandonare gli studi superiori alla George W. Hewlett High School e poi quelli universitari al Sarah Lawrence College e alla Columbia University. Pur non consegnendo la laurea, la poetessa si formò sotto la supervisione di Leonie Adams.   

Da oltre quarant’anni Louise Glück occupa i vertici della poesia contemporanea americana, erede della tradizione lirica statunitense e maestra nel trasformare vissuti soggettivi e aneddoti in una ‘metafisica del quotidiano’. La sua poesia è rigorosamente personale, contenuta tra le pareti domestiche, fra i suoi oggetti. Diapositive che ritraggono il quotidiano, apparentemente banali, se non fosse per il gusto particolare dell’inquadratura e per la tecnica di scrittura: le immagini nei suoi versi sono brevi, spezzate dalla punteggiatura decisa, con rime brillanti e mai ingombranti. Valgano per tutti i seguenti versi dalla raccolta ‘L’iris selvatico: “Vuoi sapere come passo il tempo? Cammino sul prato davanti, fingendo di strappare erbacce, ciuffi di trifoglio selvatico… In realtà sto cercando coraggio, qualche indizio che la mia vita cambierà”.    

Louise Glück, professoressa dell’Università di Yale, nel 2014 ha vinto il National Book Award per la poesia, mentre nel 2003 era stata insignita del prestigioso titolo di poeta laureato degli Stati Uniti. È inoltre un membro dell’American Academy of Arts and Letters. In Italia è stato pubblicato nel 2019 la raccolta ‘Averno’ (traduzione di Massimo Bacigalupo, postfazione di José Vicente Quirante Rives) dalla casa editrice napoletana Libreria Dante & Descartes / Editorial Parténope. In questa raccolta (la decima della poetessa, uscita negli Usa nel 2006) la Glück si racconta in versi brevi dai toni ieratici, adottando una lingua vicina al parlato che diventa suo marchio di fabbrica, esatta, risonante, talvolta ellittica. 

Chi è  Louise Elisabeth Glück, “poeta giadiniere”

Chi è la scrittrirce Premio Nobel per la Letteratura 2020? A spiegarlo all’AGI è Alba Donati, poetessa e critica letteraria, presidente del Gabinetto Scientifico Letterario ‘G.P: Vieusseux’. “Come accade spesse l’Accademia svedese ha sorpreso tutti tirando fuori un nome pressoché sconosciuto al grande pubblico – spiega la Donati – in questo senso possiamo dire che fa una meritoria opera di scouting facendo conoscere letterati di grandissimo valore. Nel caso della Glück, devo dire che siamo noi italiani ad essere indietro perché in America è molto famosa e apprezzata al punto da aver vinto anche il Premio Poulitzer per la poesie”. Alba Donati racconta poi di aver tentato di portarla in Italia, di far pubblicare i suoi libri, ma “a parte il suo libro più famoso, ‘L’iris selvatico’, pubblicato dalla casa editrice Giano, mitica per noi poeti e purtroppo non sopravvissuta, non c’è stato verso”. Infatti per vedere stampato in Italia il secondo libro di poesie di Louise Elisabeth Glück bisogna aspettare il 2019, quando la coraggiosa casa editrice napoletana Libreria Dante & Descartes / Editorial Parténope pubblicherà ‘Averno’.   

Quasi inedita in Italia, ma nota negli Usa e tra gli appassionati di poesia, la Glück secondo la definizione di Alba Donati “è un poeta giardiniere”. “Nata a New York e vissuta nel Massachusetts, idealmente vicina di casa di Emily Dickinson e come lei legata ai fiori e a un certo mondo bucolico – spiega all’Agi – nel suo libro più famoso, ‘L’iris selvatico’, i fiori sono protagonisti e il mondo viene visto dal punto di vista dei fiori: a parlare sono gli iris, il bucaneve. Tre sono i protagonisti della sua poesia: i fiori, ovviamente, Dio che è un po’ arrabbiato con gli umani, e gli umani stessi che si chiedono perché si soffre”. La poesia della neo Premio Nobel è, spiega ancora Alba Donati, “molto stilizzata, con un tono liturgico, controllata, molto metafisica con il senso del cosmo. Canta l’amore panico – aggiunge – legato all’essere nel cosmo ma con molto controllo mentale. La sua è una poesia elegiaca che ti porta nel suo mondo con ritmo incantatorio, ma non è mai ruffiana. La sua, si può dire, è una poesia romantica”.   

Poetessa e critico letterario essa stessa, Alba Donati conclude la sua ‘presentazione’ di Louise Glück sottolineando che la sua caratteristica che è alla base della sua scarsa notorietà all’estero è dovuta forse alla sua tendenza “all’appartatezza”, ossia il suo “stare in disparte, non moversi mai molto e non andare spesso lontano da casa”. Un “poeta giardiniere” stanziale.

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