I problemi dell’industria automobilistica con la Brexit

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L’industria dell’auto valuta un futuro fuori dai confini del Regno Unito. Tutto dipenderà da come verrà gestita la frontiera e dai ritardi per le procedure doganali. Ma per alcuni la decisione è già presa.

Euronews ha visitato uno stabilimento del gruppo Goodfish a Cannock, non lontano da Birmingham. È una fabbrica che produce componentistica auto per i maggiori costruttori al mondo e conferma l’incertezza del momento.

Dipendenti diminuiti di un terzo

“Un anno dopo il referendum abbiamo iniziato a vedere il primo calo di commesse da parte di un cliente giapponese con sede nel Regno Unito”, spiega Greg McDonald, chief executive di Goodfish.

“Poco alla volta la produzione è stata spostata in Repubblica Ceca. La discesa graduale degli ordini ha portato alla chiusura di un ramo d’azienda, 18 mesi fa“. Nelle fabbriche britanniche del gruppo un terzo degli addetti ha perso il posto di lavoro.

Sistema a rischio paralisi

Il complesso ingranaggio dell’industria dell’auto europea si basa su componenti prodotti nei vari Paesi che devono viaggiare nei tempi previsti per essere assemblati a destinazione. I controlli alla frontiera che entreranno in vigore dal primo gennaio possono diventare un ostacolo.

“In Europa vige un sistema ‘just in time‘ in cui i pezzi arrivano al costruttore uno o due giorni prima del loro utilizzo”, spiega a Euronews Anna-Maria Baisden di Fitch Solutions.

“Per evitare intoppi, i produttori dovrebbero investire molto di più sul magazzino e iniziare a fare scorte. In caso contrario potrebbero dover far fronte a carenze di componenti che farebbero fermare la catena di montaggio”.

Per le imprese sono tutti costi che si sommano.

Addio all’auto elettrica Bmw

“JLR, un fornitore di Land Rover, ha costruito un impianto enorme in Slovacchia”, racconta McDonald. Così alla fine anche noi abbiamo aperto il nostro, in una posizione strategica perché permette di raggiungere velocemente Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Romania. E siamo pronti a partire, non appena il cliente ci dirà: Ci serve che questa produzione sia fatta al di qua della cortina della Brexit”.

Molte case automobilistiche devono affrontare la stessa scelta in queste ore: se non sono più collegati a una catena di fornitura europea senza soluzione di continuità e devono fare i conti con le scartoffie e i ritardi mentre i componenti attraversano la Manica, è meglio per loro trasferire la produzione?

BMW è solo l’ultima ad aver annunciato l’addio a questa fabbrica vicino a Birmingham: produrrà fuori dal Regno Unito le sue auto elettriche, lasciandovi solo quelle a benzina e diesel fino a esaurimento.

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