Intervista al generale Giuseppe Vadalà, Commissario di Governo per la bonifica delle discariche abusive

Ambiente, Natura & Salute

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Intervista di Adriano Pistilli al Generale Giuseppe Vadalà, classe 1963, Generale di Brigata dei Carabinieri e dal marzo 2017 Commissario straordinario di Governo per la bonifica delle discariche abusive. 

Nel marzo 2017 Lei è stato nominato Commissario straordinario per la bonifica delle discariche abusive. Anche un Generale dei Carabinieri sente il peso di dover svolgere un compito così importante?

Non lo trovo un peso bensì un compito Istituzionale in primis ma anche e soprattutto un dovere verso il Paese e principalmente verso le collettività su cui insistono le 81 discariche “irregolari” e verso le quali, attraverso le bonifiche o messe in sicurezza, restituiremo quei pezzi di “terra” per anni abbandonati.

 

 

Perché nasce la necessità di creare un Commissariato straordinario per la bonifica delle discariche abusive?

Per cercare di accelerare i processi di bonifica al fine di evitare l’aggravio della sanzione in capo all’Italia, quindi al fine dir migliore ed efficentare la celerità degli iter procedurali visto che la penalità è di € 200.000,00 per semestre per ogni singola discarica.

Si avvale di una task-force composta da dieci militari dell’Arma: quali sono le competenze dei Suoi collaboratori?

L’Arma, uno degli costituenti fondamentali della missione, mi ha messo a disposizione una decina di militari tra cui tre ufficiali, ed il bagaglio di variegate conoscenze degli stessi, ci ha portato a strutturare un metodo operativo che definirei “innovativo” se applicato alle bonifiche. Quindi per risponderle in maniera più specifica, è proprio dalla molteplicità delle esperienze della task force (dal comparto amministrativo-territoriale, a quello più specificatamente operativo fino a quello ex Forestale) che si è sviluppato un lavoro di “team” che ci ha portato, dopo 36 mesi, a dimezzare le discariche in infrazione, tagliando di metà anche la sanzione economica. 

All’inizio del mandato quante discariche abusive da bonificare erano previste?

I diversi decreti del 2017 (marzo, giugno e novembre) hanno commissariato 81 siti, dislocati in 8 regioni, suddivisi in 27 province per un totale di 73 comuni. 

Oggi quante discariche sono state bonificate e quante ne restano da bonificare?

Ad oggi i siti bonificati o posti in condizioni di sicurezza sono 51 (di cui 41 già espunti dalla procedura sanzionatoria) per una percentuale del 63% del totale. Rimangono ancora 30 siti da “risolvere” per una percentuale, sul totale quindi, del 37%. Dopo tre anni e mezzo siamo sulla giusta via per una risoluzione efficace e veloce. 

Quando crede che tutte le bonifiche saranno ultimate?

Fin da subito ci siamo dotati di un cronoprogramma operativo, che ci desse un più definito e preciso andamento delle procedure e delle attività da eseguire. Ovviamente il cronoprogramma è una “tabella di massima” che può essere, di volta in volta a seconda delle circostanze (vedasi emergenza covid) modificato, ma diciamo che sul lungo periodo le nostre previsioni si sono rivelate abbastanza precise. Alla luce di ciò riteniamo che la fuoriuscita dall’infrazione europea portando a conclusione i siti più gravosi, sia in termini di importo dei lavori che di particolarità e difficoltà degli interventi, sia prevedibile nel secondo semestre del 2023, tralasciando nei primi mesi del 2024 gli adempimenti conclusivi per la chiusura della missione di Governo.

Quale è la Regione col maggior numero di discariche da bonificare?

Le discariche commissariate sono sparse su tutto il territorio nazionale, da nord a sud, ma è certamente il meridione dove si riscontrano la maggior parte dei siti ed in particolar modo nella regione Calabria che da sola ha 22 discariche irregolari, ma c’è da dire che non rappresentano le più “complesse” . 

 

Durante il vostro lavoro avete ricevuto sempre la massima collaborazione dagli Enti locali che insistono sui territori dove solo collocate le discariche?

Fin da subito una delle nostre intenzioni per risolvere il problema che ci è stato assegnato, è stata quella di puntare sulla collettività, ovvero su di un lavoro “sinergico” con il più ampio “collettivo sociale”: dalle Istituzioni centrali (Presidenza del Consiglio, Ministero dell’Ambiente, Ministero degli Interni, Direzione Nazionale Antimafia, ecc.) a quelle intermedie (Regioni, province, Arpa Territoriali) puntando anche però all’inclusione dei soggetti più piccoli (Comuni, Responsabili dei procedimenti, associazioni di interesse del territorio, ecc.). Solo un lavoro di equipe ci ha permesso di definire i problemi, condividendo l’analisi e la scelta delle decisioni, distribuendo i ruoli, le assegnando le condotte, circoscrivendo le tempistiche, insomma cercando di fare “sistema”. Non avremo potuto fare molto solamente in 10 individui ed è grazie proprio al “fare gruppo” che abbiamo potuto innescare questa “dispositivo” chiamato Italia.

Ritiene che in ogni regione sia necessaria la costruzione di una o più discariche di servizio? Ne servirebbero per i rifiuti pericolosi per smaltire le ceneri dei termovalorizzatori.

Ritengo che sia corretto vedere più in là, ovvero andare al di là della discarica, insistendo direttamente sul ciclo dei rifiuti, andando ad “esercitare cambiamento”  direttamente sulla produzione indirizzandola verso un ciclo più green. 

L’Italia ha da poco recepito il Pacchetto Economia Circolare. E’ la volta buona per passare definitivamente da un’ Economia lineare ad un’ Economia Circolare?

Ritengo che le attuali scelte del legislatore, soprattutto in campo europeo, siano rivolte proprio a questo cambiamento del paradigma incentrandolo su di un economia green e soprattutto che tenga conto, per ogni azione politica e come fondamento dei comportamenti sociali,  del rispetto e della salvaguardia dell’ecosistema.

Il rapporto Ecomafia 2020 di Legambiente ha evidenziato come gli ecocriminali, anche in periodo di pandemia, sono particolarmente attivi e l’aumento dei rifiuti sanitari legati all’emergenza ha creato nuove opportunità di business. Le soluzioni ci sono: la Legge sugli Ecoreati, la n. 68 del 2015, ha dimostrato che lo Stato può combattere efficacemente i fenomeni ecomafiosi. Ritiene che sarebbe necessaria una maggiore partecipazione da parte dei cittadini per contrastare il fenomeno ecomafioso?

Gli interessi della criminalità sul ciclo dei rifiuti sono ampi e variegati soprattutto proprio alla luce dei gap tra legge e comportamento, ma dobbiamo in primis vigilare che nel settore non insistano vuoti, in cui le ecomafie possano inserirsi e proliferare. Su questo assunto l’attuale legislatore sta facendo sforzi e sta attuando misure preventive vedasi per esempio, l’ottimo decreto che ha istituito “white list” per le bonifiche. Ma ovviamente c’è ancora molto da fare, poiché di pari passo, è necessario sostenere i territori, assistendoli nel loro insieme come collettività, focalizzando l’attenzione al miglioramento della cultura ambientale e favorendo, anche con incentivi, i comportamenti corretti e virtuosi, in un più ampio ambito di partecipazione e condivisione dei valori della salvaguardia dell’ambiente. 

Intervista realizzata da Adriano Pistilli

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