L’Fbi sapeva che ci sarebbe stata la “guerra” a Washington e informò la polizia

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Le forze dell’ordine della capitale hanno sempre sostento di essere state colte alla sprovvista, ma un rapporto dei federali mette in luce le loro responsabilità 

© Olivier DOULIERY / AFP  – Agenti dell’Fbi nel Campidoglio

“L’Fbi ha condiviso con gli altri partner delle forze di sicurezza le molte informazioni di intelligence” ricevute in anticipo circa le possibili violenze a Washington. Lo ha reso noto Steven M. D’Antuono, dell’ufficio Fbi di Washington, in una conferenza stampa, confermando quanto rivelato dal Washington Post, ovvero che l’Fbi aveva diramato un rapporto in cui si avvertiva che alcuni estremisti si sarebbero recati nella capitale il 6 gennaio con piani “di guerra”.

Il rapporto rivelato dal Washington Post si basa su diversi messaggi che circolavano in rete e dipinge uno scenario preoccupante di piani pericolosi, per esempio che singoli individui che condividevano una mappa dei tunnel del complesso del Campidoglio. Un funzionario dell’Fbi ha spiegato che 45 minuti dopo aver intercettato le conversazioni online, l’ufficio di Norfolk diramò il rapporto condividendolo all’interno del Bureau.

Le informazioni contenute nel rapporto furono esposte in un briefing ai funzionari Fbi a Washington, il giorno prima dell’attacco. “La brutalità che ha visto il popolo americano” il 6 gennaio a Capitol Hill, “non sarà tollerata dall’Fbi” ha ribadito D’Antuono che ha promesso un lavoro “h24” per stabilire cosa è successo in quei giorni e per consegnare alla giustizia i responsabili.

“Sedizione” e “cospirazione” potrebbero essere tra le accuse di cui dovranno rispondere alcuni dei partecipanti all’attacco al Capitol Hill a Washington, del 6 gennaio scorso. A dirlo è Michel Sherwin, procuratore generale ad interim di Washington, in conferenza stampa.

Sherwin ha detto di aspettarsi l’apertura di “centinaia” di casi penali in relazione alle violenze al Campidoglio da parte di sostenitori del presidente Donald Trump. Dal canto suo,  D’Antuono ha riferito che il Bureau “ha aperto” oltre 160 fascicoli finora. “È solo la punta dell’iceberg”, ha aggiunto Sherwin, “abbiamo già formulato le accuse per oltre 70 casi e sospetto che arriveranno a essere centinaia”.

Mentre i primi arresti per le violenze a Washington erano legati ad accuse minori come il furto, Sherwin ha ora detto che si lavora per perseguire i responsabili di accuse “più significative” come “sedizione e cospirazione”, per cui si rischiano fino a 20 anni di detenzione. 

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