Gli aspetti positivi e negativi della Didattica a Distanza

Scuola, Formazione & Università

Di

Intervista al prof. Luca Siniscalco

docente di Filosofia e Letteratura contemporanea presso la UNITRE Milano e eCampus

di Stefania Romito

Tutti i settori della società sono stati coinvolti dalla difficile situazione venutasi a creare a causa della pandemia. Di certo uno degli ambiti che ha subito le conseguenze maggiori è stata la didattica. Le scuole, da quasi un anno a questa parte, sono soggette ad adeguamenti straordinari come la didattica a distanza (DAD).

Prof. Siniscalco, spieghiamo subito in che cosa si differenzia l’Università UNITRE MILANO dagli altri atenei. Qual è la sua caratteristica principale?

L’Università delle Tre Età UNITRE MILANO propone oltre mille corsi e laboratori nei più disparati campi del sapere: arte, comunicazione, filosofia, fitness, lettere, lingue, musica, ecologia, economia, diritto, fisica, matematica, medicina, politica, psicologia, religione, storia, scienze tradizionali, informatica, laboratori artistici, attività fisico-sportive, teatro, ballo foto, cinema. Oltre ai corsi, non mancano momenti culturalmente significativi quali conferenze, convegni, incontri, seminari, manifestazioni, rappresentazioni teatrali, musicali, artistiche, gite culturali, visite guidate, orientamento e supporto psicologico. Tre, a mio avviso, le peculiarità che contraddistinguono la mission di UNITRE MILANO: 1) L’approccio interdisciplinare al sapere, promosso non soltanto tramite l’offerta formativa nelle più svariate aree didattiche, ma soprattutto mediante percorsi specificamente costruiti alla soglia fruttuosa fra discipline diverse. Oltre certi steccati specialistici che conducono talvolta a settarismi disciplinari fondati su pregiudizi ideologici e metodologie riduzioniste. 2) L’attenzione costante, e pedagogicamente validata, all’educazione permanente e al dialogo intergenerazionale. 3) La qualità formativa, di tipo squisitamente accademico, garantita dalla rigorosa selezione dei Docenti che collaborano a UNITRE MILANO, dalla rete parternariale di riferimento (CRIFU – Centro Ricerche e Formazione UNITRE, con la connessa Scuola Adleriana di Psicoterapia, Scuola di Specializzazione postuniversitaria, autorizzata dal MIUR; Centro Iniziative Didattiche e Pedagogiche; Centro Ricerche Giuridiche ed Economico-Sociali; FONDAZIONE PRIMATO, riconosciuta di interesse nazionale dal Ministero dei Beni Culturali) e dalla produzione scientifica elaborata e veicolata dagli attori citati. Recentemente l’attività di ricerca si è concretizzata nella ideazione e creazione di tre riviste accademiche, emanazione del CRIFU, volte ad approfondire ambiti d’indagine di estrema attualità: «Informazione Filosofica» (www.informazionefilosofica.it), «Education & Learning Styles» (www.educationandlearningstyles.it), «Medium e Medialità» (www.mediumemedialita.it).

L’offerta didattica di UNITRE è davvero estremamente variegata. La didattica a distanza, su cui si basa la scuola da diversi mesi, pur rivelandosi un ottimo strumento sostitutivo e integrativo, sta avendo diverse conseguenze sia sul piano dell’apprendimento che su quello psicologico ed emotivo. Qual è la sua esperienza in merito?

Le conseguenze sono difficili da valutare sul breve periodo. Quello che empiricamente posso asserire, sulla base della mia esperienza, è che all’osservatore attento si presentano diversi processi, fenomenologicamente ascrivibili ad alcuni fattori costanti, che si ripropongono nel tempo. Fra di essi, mi limito ad elencare i principali. In primo luogo, si nota una diffusa attrazione verso la DAD (Didattica a distanza) che segnala una fascinazione verso la tecnologia, il desiderio di padroneggiarne le tecniche e acquisire competenza su di esse. Al contempo, tale tendenza si accompagna spesso a una opposta ostilità e ad una pregiudiziale repulsione nei confronti della stessa. Un dualismo significativo, che mostra la complessità chiaroscurale della tecnica come fenomeno intrinseco. Parimenti, se “in positivo” la DAD determina spesso una partecipazione più attiva dei corsisti alla lezione, con domande, interventi, stimoli di riflessione che la mediazione e il “distanziamento” derivanti dallo strumento tecnologico rendono psicologicamente meno gravosi, “in negativo” la sovraesposizione digitale della propria immagine non è accettata da tutti, per ragioni di pudore e verecondia – da qui il diffuso fenomeno di “spegnere la videocamera”, per oscurare la visibilità “accecante” del proprio volto virtuale. Questi processi si ricollegano tutti, nel bene e nel male, alla mancanza di separazione fra spazio privato (personale, il “focolare domestico”) e pubblico (collettivo, l’Istituzione, la Scuola) che si determina tramite la DAD. Un’unitarietà dell’esperienza, insomma, che riconnette con maggior vigore – cognitivo e simbolico – l’apprendimento e la formazione alla vita, ma al contempo riduce la soglia di attenzione, tanto dei corsisti quanto dei Docenti.

Sia insegnati che studenti hanno quindi dovuto imparare ad utilizzare una didattica “emergenziale”. Se i giovani studenti sono di sicuro più esperti riguardo l’uso delle nuove tecnologie, quelli più adulti, che frequentano il vostro istituto, come stanno reagendo a questi nuovi strumenti didattici? Qual è la loro capacità di adattamento?

La sua domanda è un interrogativo che si radica nel problema teoretico del “soluzionismo tecnologico” a cui è improntato la nostra intera civiltà postmoderna. È il tema che il celebre filosofo tedesco Martin Heidegger derubricava come die Frage nach der Technik (“la questione della tecnica”). Il mondo globale contemporaneo, per una serie di noti e complessi fenomeni politici, sociali, economici, culturali, persino cognitivi, richiede ai singoli di assimilare sempre meno nozioni e conoscenze statiche, e, di converso, padroneggiare sempre maggiori competenze (soprattutto di tipo tecnico). D’altronde, i repentini mutamenti dei paradigmi scientifici, culturali, ideologico-narrativi che si succedono nella nostra società ultra-accelerata richiedono la costante attenzione alle trasformazioni nel campo dei saperi. Emerge, così, la cosiddetta learning society, una “organizzazione in apprendimento” che si modifica quotidianamente in virtù dei suoi stessi processi costitutivi. Entro tale orizzonte risulta fondamentale un lifelong learning da parte dei suoi componenti: non è più concepibile un’azione educativa, un’istruzione e una formazione temporalizzate in un segmento particolare e univoco della vita, come può essere quello della scuola dell’obbligo e dell’università. Fondamentale, oggi, più che imparare nozioni, è acquisire lo sguardo critico sulle informazioni illimitate con cui veniamo quotidianamente a contatto, sviluppando doti di pensiero creativo e laterale, acquisendo competenze di logica, ragionamento induttivo, deduttivo e abduttivo, gestendo metodologie e strategie capaci di ordinare le situazioni di caos, incertezza e imprevedibilità che l’anarchia epistemologica contemporanea reca con sé. UNITRE MILANO si radica profondamente all’interno di tale esigenza, con una forte attenzione rivolta alla ricerca sull’educazione permanente e alla messa in pratica della stessa. Questa lunga premessa teorica mi permette finalmente di rispondere direttamente alla sua domanda: le reazioni e le capacità di adattamento dei corsisti sono molto variegate fra loro, perché il fattore biografico (formazione pregressa, professione, predisposizione individuale) risulta certo dirimente. Eppure, tali risposte sono strettamente connesse al tema precedentemente sviscerato della educazione permanente e del lifelong learning. In una certa misura, le reazioni miste dei corsisti rispecchiano infatti lo stato dell’arte dell’educazione permanente nella nostra contemporaneità. Alcuni, entusiasti della possibilità di aggiornarsi, di imparare non solo nuovi contenuti, ma anche tecniche e modalità di apprendimento e comunicazione innovative, tendono a reagire positivamente, a viverlo come un arricchimento e una integrazione all’interno della knowledge society. Altri, invece, più “conservativi”, del mezzo tecnologico colgono solo i difetti e i limiti, elevandoli a unico metro di giudizio della difficile situazione di transizione che stiamo vivendo.

Il prof. Luca Siniscalco sarà ospite della trasmissione televisiva ”NOI ITALIANI”, ideata e condotta dalla giornalista e scrittrice Stefania Romito, in onda su TELE7LAGHI martedì 2 febbraio alle 22:30 (in replica giovedì 4 febbraio alle 19:15 e sabato 6 febbraio alle 13).

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