Mattarella cita Segni e spiega il no a un bis al Quirinale

Senza categoria

Di

Il Presidente della Repubblica ha ricordato Antonio Segni, a 130 anni dalla nascita, citando tra le altre cose un inascoltato messaggio alle Camere in cui si suggeriva di introdurre la ineleggibilità immediata al Quirinale

© AGF – Sergio Mattarella

La rielezione al Quirinale non è tra i progetti che Sergio Mattarella coltiva per il suo futuro. E nemmeno per il futuro del Paese. Il Presidente della Repubblica ha ricordato Antonio Segni, a 130 anni dalla nascita, citando tra le altre cose un inascoltato messaggio alle Camere in cui si suggeriva di introdurre la ineleggibilità immediata al Quirinale, perché la possibilità di un bis ha tra i contrappesi quello non molto funzionale del cosiddetto semestre bianco.

Come sempre ha fatto in queste occasioni con tutti i suoi predecessori, Mattarella ha scelto e sottolineato gli aspetti chiave dei settennati passati, per far comprendere che l’istituzione più alta della Repubblica oltre alla Costituzione scritta si poggia su una ‘Costituzione materiale’ che nessun presidente ha modificato nelle sue fondamenta ma che ognuno di loro ha arricchito.

Ed è ad esse, la Carta scritta e quella della prassi, che l’attuale inquilino del Quirinale si ispira. Mattarella dunque cita un messaggio alle Camere del 17 settembre 1963 scritto da Antonio Segni in cui il presidente sardo, con lunghi riferimenti alla costituzione americana ha espresso “la convinzione che fosse opportuno introdurre in Costituzione il principio della ‘non immediata rieleggibilità’ del Presidente della Repubblica. In quell’occasione Segni definiva ‘il periodo di sette anni sufficiente a garantire una continuità nell’azione dello Stato’.

Inoltre – aggiungeva – ‘la proposta di modificazione vale anche ad eliminare qualunque, sia pure ingiusto, sospetto che qualche atto del Capo dello Stato sia compiuto al fine di favorirne la rielezione’. Di qui l’affermazione che ‘una volta disposta la non rieleggibilità del Presidente, si potrà anche abrogare la disposizione dell’articolo 88 comma 2 della Costituzione, che toglie al Presidente il potere di sciogliere il Parlamento negli ultimi mesi del suo mandato”.

Per Mattarella, “una disposizione che – a giudizio del presidente Segni – ‘altera il difficile e delicato equilibrio tra poteri dello Stato e può far scattare la sospensione del potere di scioglimento delle Camere in un momento politico tale da determinare gravi effetti'”.

Parole che guardano lontano, ma non solo. Che spiegano come sarebbe saggio rimettere mano ad alcuni aspetti della Carta, magari quando i tempi saranno meno sincopati di quelli di oggi. Che spiegano, ai tanti che a volte li vagheggiano, il motivo per cui Mattarella non ha mai inviato messaggi alle Camere: se ancora ci arrovelliamo su un messaggio del 1963 è stato perché nessuno li ha mai ascoltati ed è dunque esercizio poco utile scriverli. E che ovviamente chiariscono, casomai ce ne fosse bisogno, che sarebbe tempo sprecato chiedergli, quando scadrà tra un anno il suo mandato, se non ritenga utile fare un bis. Lo aveva già detto en passant nel discorso di Fine anno, oggi lo ha ribadito anche per i più distratti.

Molti si sono però interrogati sul motivo del passaggio in cui mette in luce i limiti del semestre bianco, sei mesi durante i quali al Quirinale è sottratta l”arma’ più forte che ha per rendere concreta la sua moral suasion quando la situazione politico-istituzionale è in crisi totale.

Il motivo più vicino alla sensibilità del Presidente pare essere quello di un richiamo ai partiti al senso di responsabilità. Proprio mentre sono aperte le consultazioni per dar vita a un nuovo governo, il Capo dello Stato pare adombrare un invito a far nascere un esecutivo che non vacilli al primo stormir di fronde, un invito ai leader a pensare al bene del Paese più che a quegli effimeri interessi di parte che aveva stigmatizzato già a fine anno, un invito insomma a mettere da parte le tattiche di piccolo cabotaggio per dare al Paese un governo, quale che ne sia la formazione, che superi indenne il prossimo anno senza dover ricorrere nuovamente alla regia quirinalizia.

Poi a gennaio prossimo ci sarà l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, e come sempre accade il governo si dimetterà per cortesia istituzionale per essere immediatamente reincaricato. Ma quello sarà tema per il successore di Mattarella.  AGI

SERGIO MATTARELLA QUIRINALE

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube