Quanto varrà e cosa farà l’Iot nel 2030

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Quanto varrà e cosa farà l’Iot nel 2030.
Uffici più efficienti, città meno trafficate, case connesse, spesa personalizzata. Ma ancora tante, tantissime incognite: le previsioni di McKinsey.

La verità è che nessuno sa come sarà il futuro dell’Internet of things. E l’ultimo rapporto di McKinsey lo conferma: entro il 2030, l’IoT potrebbe generare tra i 5500 e i 12.600 miliardi di dollari a livello globale. Un dato che ci dice due cose. Primo: la crescita c’è e ci sarà, forte. Secondo: la forbice tra la stima più cauta e quella più ottimistica è ancora enorme, perché sono ancora tante le incognite che potrebbero rallentare o spingere il mercato degli oggetti connessi.

D’altronde, l’analisi ha corretto al ribasso un analogo report del 2015: sei anni fa McKinsey prevedeva che l’IoT sarebbe valso tra i 3.900 e gli 11.100 miliardi entro il 2025. Per quella data, l’ultimo studio punta a 2.800-6.300 miliardi. In altre parole: la previsione più brillante è stata quasi dimezzata. C’è molta più cautela sullo sviluppo delle fabbriche intelligenti, delle smart city e dei veicoli autonomi (che non sono proprio dietro l’angolo), mentre sembra esserci stata un’accelerazione nelle case, negli uffici e – in parte – nella salute.

Al di là dei dubbi e delle correzioni di rotta, però, una cosa è certa: nei prossimi anni l’Internet delle cose sarà sempre più presente nei nostri appartamenti, sul posto di lavoro e al supermercato. Ecco come, secondo lo studio “The Internet of Things: Catching up to an accelerating opportunity”.

In fabbrica e nei campi

Nonostante stime al ribasso, l’applicazione dell’Iot nelle fabbriche resta la più promettente in termini economici: vale 1.400-3.300 mila miliardi di dollari, circa un quarto del totale. La diffusione dei sensori permette una migliore gestione degli impianti. Quando l’adozione sarà su vasta scala, le fabbriche potrebbero ridurre del 10-15% i costi operativi, con un risparmio della spesa energetica del 5-10%.

L’Iot permetterebbe di trovare quello che McKinsey chiama “il sacro Graal dei tecnici”: la manutenzione predittiva. Niente più rigidi calendari di controllo e fermi improvvisi: i dati segnalano quando un macchinario ha bisogno di un intervento prima che si verifichi un guasto. “L’adozione della manutenzione predittiva è avvenuta più lentamente del previsto, ma vi sono segnali di miglioramento”, afferma il rapporto.

Dagli impianti ai campi: l’agricoltura di precisione permetterebbe di produrre di più con meno risorse, aumentando la resa del 15-20%.

Per la salute: dispositivi indossabili e ingeribili

La seconda applicazione dell’Iot per valore generato (550-1.760 miliardi) è la salute. Il settore affronterà un cambiamento enorme, di cui abbiamo già avuto un assaggio durante la pandemia. Oggi, il valore dell’Internet of things applicato alla sanità (150 miliardi) è simile a quello che riguarda il benessere (130 miliardi). Nel 2030 il monitoraggio e il trattamento delle malattie potrebbe arrivare a valere il doppio rispetto alle applicazioni legate a fitness e tracciamento del sonno. Sì, ma come? Ci saranno i wearable, i dispositivi indossabili come gli smartwatch. Ma anche sensori “impiantabili, iniettabili e ingeribili”.

I pazienti potranno utilizzare apparecchiature che rilevano e comunicano dati ai medici, lanciando allarmi in caso di anomalie. Flaconi intelligenti e applicazioni ricorderanno al paziente quando è il momento di assumere i farmaci, rendendo più semplice seguire la terapia.

In città: meno traffico e incidenti

L’impatto economico dell’Iot sulle città potrebbe essere di 1000-1700 miliardi di dollari. Si va dal monitoraggio della qualità dell’aria alla riduzione degli sprechi, dalla sicurezza all’energia.

La fetta più consistente (da un decimo a quasi un quarto del valore complessivo) sarebbe però generata dalla “gestione del traffico centralizzata e adattiva”. Cioè, in sostanza, da sistemi in grado di organizzare la viabilità in base ai dati. Linee e orari del trasporto pubblico sarebbero definiti grazie alle informazioni a disposizione e i semafori darebbero priorità a bus e tram per garantire maggiore puntualità.

Un traffico più scorrevole permetterebbe di ridurre i tempi di intervento in caso d’emergenza del 20-35%. Mentre un automobilista passerebbe alla guida il 15-20% di tempo in meno. Non male: vorrebbe dire risparmiare una decina di minuto per ogni ora passata al volante. Si taglierebbero, di conseguenza, spese per il carburante ed emissioni di CO2. Ci sarebbero anche meno incidenti, meno danni materiali e meno vittime, anche grazie alla guida autonoma. Che, però, rappresenterà ancora una nicchia: se oggi non c’è nessuna auto in circolazione dotata dei livelli di autonomia più elevati (il quarto e il quinto), nel 2030 potrebbe dirsi autonomo appena l’1% delle vetture.

Al supermercato: offerte personalizzate 

L’Iot cambierà anche il modo di comprare. Già nei prossimi due anni, più di una catena di vendita al dettaglio su due potrebbe avere casse automatiche, con una copertura dell’80-90% nel 2030. In altre parole: una spesa “fai da te” sarà la norma nel giro di qualche anno. I clienti guadagnerebbero tempo, mentre i supermercati ridurrebbero i costi.

McKinsey prevede però che “la chiave della futura esperienza” sarà legata alla personalizzazione: offerte su misura in tempo reale, sconti, consigli dedicati al singolo cliente. Si tratta di una sorta di trasposizione fisica di quanto succede già online: quando accediamo a un sito, ci vengono dati dei consigli in base alle nostre tracce passate. Il futuro in negozio potrebbe essere così. Quando l’utente arriva tra gli scaffali, un’app segnalerà al personale prodotti e promozioni in corso a cui il cliente potrebbe essere interessato. Oppure, con telecamere e reti neurali, ognuno potrebbe avere un “profilo di comportamento” tra reparti e articoli, fornendo informazioni sui suoi gusti. Tecnologie come questa potrebbero aumentare la spesa in negozio del 20-30%.

In casa: energia e video 

Dal punto di vista economico ha ricadute potenziali contenute rispetto ad altri ambiti (400-800 miliardi di dollari, il 7-8% del totale), ma ha “un impatto enorme su come le persone trascorrono tempo e spendono denaro”. È l’Iot in casa. Verrà utilizzato per automatizzare le faccende domestiche, dalle pulizie fino alla spesa.

Se gli smart speaker attuali giocano quasi tutto sull’audio, “guardando al futuro, il video potrebbe essere un abilitatore tecnologico ancora più importante”. Perché, spiega il rapporto “non è solo fondamentale per i casi d’uso della sicurezza, ma consente anche ai robot di muoversi efficacemente all’interno della casa”. L’altra grande fonte di valore è il risparmio energetico, combinando taglio della bolletta e delle emissioni di anidride carbonica.

Al lavoro: uffici e cantieri

In un uffici in cui tutto è connesso, la gestione degli spazi diventerebbe più efficiente. Ad esempio, identificando le sale conferenze disponibili o indicando il percorso più breve all’interno di un edificio. Le informazioni raccolte su movimenti e attività dei dipendenti permetterebbero di progettare meglio la configurazione degli spazi. La realtà aumentata migliorerebbe la condivisione, anche da remoto. I sistemi intelligenti per il monitoraggio dell’energia sarebbero in grado di tagliare costi ed emissioni.

Gli stessi principi, applicati sui cantieri, potrebbero aumentare la produttività del 5-10% e ridurre il costo delle materie prime del 5-9%.

Acceleratori e freni

Come dimostra la grande escursione economica stimata da McKinsey, ci sono molti fattori che potrebbero accelerare o frenare lo sviluppo dell’Iot. Tra quelli che il report chiama “abilitatori” ci sono il valore percepito (consumatori e aziende devono convincersi che l’Internet of things è utile), la tecnologia (con il progresso accompagnato da costi sempre più bassi), la connettività (il rapporto stima che sarà coperto dal 5G il 60% della popolazione mondiale entro il 2026 e il 90% nel 2030). 

In direzione contraria agiscono le “barriere”: le imprese si concentrano troppo spesso su “progetti pilota” e non su veri progetti di trasformazione; se l’interoperabilità non è sufficiente (cioè se i sensori non parlano gli stessi linguaggi) aumenta i costi e si rallenta lo sviluppo di nuove applicazioni. E poi ci sono i rischi e le normative: cybersecurity e privacy, senza le quali l’Iot si trasforma da opportunità in rischio. 

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

Corriere Nazionale

 

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