Intervista a cura di Mariangela Cutrone
È possibile rimanere amici dopo essere stati insieme quindici anni? È ciò che tenteranno di fare Alice e Tommaso i protagonisti di “Una relazione” di Valentina Gaia e Stefano Sardo, Harper Collins Italia. Questa coppia indivisibile, tanto invidiata dagli amici, decide di annunciare la notizia di lasciarsi durate una cena organizzata nella loro casa acquistata con tanti sacrifici. Questo annuncio spiazzerà i loro amici e anche i diretti protagonisti che dopo quel giorno si ritroveranno a condividere lo stesso tetto cercando di mantenere un rapporto pacifico e amichevole. Presto si renderanno conto che non è affatto facile voltare pagina e crearsi una nuova esistenza senza poter contare l’uno sul supporto dell’altra. Rimettersi in gioco sentimentalmente alla soglia di quarant’anni, mentre si tenta di affermarsi professionalmente in campo artistico in un’Italia che offre solo contratti e progetti precari si rivelerà una “grande impresa”.
Un romanzo scritto a quattro mani nel quale emergono due punti di vista diversi sulle vicende vissute dai due protagonisti. Sarà inevitabile per il lettore identificarsi nei dubbi e nelle incertezze che animano Alice e Tommaso nel tentare di crearsi la propria identità al di là del rapporto amoroso che li rendeva “stabili” e un’entità indivisibile. Gaia e Sardo affrontano la tematica della separazione con grande abilità narrativa ben delineando psicologicamente i due protagonisti ai quali non si può fare a meno di affezionarsi.
Una storia scritta ad arte dalla quale è stato tratto anche l’omonimo film diretto da Stefano Sardo che ha riscosso tanto successo in poche settimane dall’uscita. Una lettura in grado di trarre tanti spunti di riflessione sul mondo dei quarant’enni d’oggi, sulle relazioni sentimentali nate nell’epoca della precarietà e sulla voglia di affermarsi artisticamente.
Di separazione e amicizia tra uomo e donna e di quanto degli autori possiamo rintracciare in questo romanzo, discutiamo piacevolmente con Valentina Gaia e Stefano Sardo in questa intervista.
Partiamo dall’origine, come nasce l’idea di scrivere questo romanzo?
VALE: La storia di Una Relazione nasce tanti anni fa, quando Stefano ed io eravamo fidanzati e già da cinque o sei anni ci eravamo trasferiti a Roma per lavorare nel cinema, lui iniziava a fare cose importanti come autore, io studiavo sceneggiatura e mi mantenevo facendo l’attrice. Il primo spunto nacque da un esercizio in classe. L’idea era quella di una cena nella quale tutti gli invitati sperano in un annuncio positivo e invece la coppia dichiara di volersi lasciare, ma senza distruggere tutto, a partire proprio dalle relazioni con gli amici, coinvolgendoli nel processo. Mi stimolava la sfida di narrare contro le aspettative, ho da sempre una passione per le commedie romantiche e musicali alla Richard Curtis, tra l’altro ho scoperto che lo spunto iniziale di Notting Hill era: se una sera mi presentassi a cena a casa dei miei migliori amici con una donna famosissima tipo Madonna, come reagirebbero? Con Stefano ci siamo divertiti a pensare insieme a quel tipo di commedia che hai voglia di rivedere più volte, giocando nel nostro caso su una tematica poco approfondita, quella della separazione. Finché non è diventata realtà, e a quel punto faceva un po’ meno ridere.
STE: È iniziata come idea per un film, per la verità. Intorno al 2010. Vale torna dal corso di sceneggiatura Rai Script con un compito, scrivere un what if: cosa succederebbe se… E mi butta lì l’idea: cosa succederebbe se ci lasciassimo restando amici? Incominciammo a cazzeggiare su quell’idea di un romance che raccontasse una separazione senza rottura: ho degli appunti figli di quel periodo là, nel quale infatti cominciai a scrivere canzoni per questo nostro film immaginario. Un brano che il protagonista Tommaso canta nel film si chiama Rompere e la registrai proprio nel 2010: sono almeno undici anni che coviamo ‘sto uovo. Non so più dire il perché, forse inconsciamente cercavamo un modo per lasciarci senza soffrire troppo? Ne parlavamo ogni tanto, scrivevamo delle cose, poi le rimettevamo nel cassetto. Ogni tanto facevo leggere l’idea a qualche amico regista: allora non pensavo che l’avrei diretto io. Ma dato che immaginavo che fosse un musical costruito sulle le mie canzoni, ho capito che una cosa così non potevo lasciarla in mano ad altri, era troppo personale. Poi delle canzoni ne sono rimaste poche alla fine ma la decisione aveva preso forma. La svolta è stata quando ho fondato NIGHTSWIM, la mia casa di produzione con Ines Vasiljevic, che conosco da quando faceva la barista da Giancarlo ai Murazzi. Ines è la prima che ha creduto in questo progetto, a dispetto di tutti, e mi ha incoraggiato. Abbiamo scritto un dossier con un trattamento della storia a margine del quale spiegavamo come UNA RELAZIONE dovesse essere un progetto crossmediale – non solo un film ma anche un romanzo – e lo inviammo sia al Ministero, per un fondo di sviluppo, sia al mio amico Carlo Carabba di HarperCollins. Poi, proprio nel momento in cui io e Vale ci siamo lasciati per davvero, alla fine del 2016, Carlo ci ha mandato un segnale positivo. Il libro gli interessava. “Adesso che saremmo pagati per scriverla, ‘sta storia, che ne facciamo?” chiesi a Vale, mentre tutto assumeva contorni strani, mischiando vita e finzione. Ci è voluto del tempo perché era doloroso, mettere le mani in questa roba, ma alla fine ce l’abbiamo fatta.
Anche voi siete stati una coppia. Quanto di Gaia e Sardo possiamo rintracciare in esso?
STE: Molto e poco, dipende da cosa guardi. La nostra separazione non ha molto a che vedere con quella di Tommaso e Alice. Ma le emozioni, certi discorsi, quello inevitabilmente c’è finito dentro. E poi a quel punto per sentire che fosse vero, urgente, l’abbiamo travestito di cose specifiche che ci assomigliano. Ma è un travestimento. Un gioco di specchi deformati.
VALE: La volontà di affrontare con cura e rispetto reciproco ogni aspetto della relazione, anche la separazione. Alice e Tommaso non siamo noi, però l’intenzione di non perderci e di mettere amore anche nei momenti più difficili c’è sempre stata e ci ha portati, cinque anni dopo la separazione, a volerci ancora bene sotto una forma diversa.
“L’amore per sempre” è realtà o utopia al giorno d’oggi?
STE. L’amore è un concetto ombrello, che contiene sottocategorie. È un sentimento che si trasforma, ma non svanisce: cambia, muta pelle Se parli di una relazione amorosa, credo che possa durare per sempre a patto di una grande alleanza, valoriale, caratteriale, anche pragmatica che non coincide esattamente o solamente con l’amore. L’amore come febbre, l’innamoramento, quello non può durare per sempre: le coppie più infelici sono quelle che proiettano l’innamoramento come aspettativa su tutta la relazione, secondo me.
VALE: L’amore è appartenenza pur nella distanza, è contatto senza necessariamente fisicità, è ascolto aldilà delle parole, conoscenza e stima profonda, inesauribile curiosità reciproca e disinteressata, è la volontà di vedere l’altro felice a prescindere da ciò che fa comodo a noi, e può esserci con una miriade di persone aldilà dei ruoli e quando è rispettato da entrambe le parti può durare per sempre. Perché una relazione amorosa sana duri per sempre credo sia necessario un sistema valoriale forte e condiviso, una ritualità divertente che sappia diventare lessico famigliare, la capacità di cambiare coinvolgendosi a vicenda, una continua progettualità e una forte alchimia. Insomma, un allineamento di pianeti, certo, ma anche le congiunzioni astrali più rare ogni tanto avvengono.
Quando l’amore finisce?
VALE: quando perdi il rispetto per l’altro o quello per te stesso. Se accade, bisogna sempre fermarsi un attimo prima, e allontanarsi. Bisogna tenere un po’ di amore da parte per lasciarsi, se si esaurisce completamente poi diventa tutto molto difficile.
STE: quando non riesci più a stare in salute e in serenità dentro lo spazio che delimita, forse. Non lo so.
Con la fine di una relazione si tende a perdere frammenti della propria identità così come traspare dal vostro romanzo, voi cosa ne pensate al riguardo?
VALE: In una relazione lunga l’identità di coppia tende a prendere il sopravvento su quella individuale soprattutto in alcune età della vita, ma se si è abbastanza forti da riconoscere il valore dei sentimenti ci si può trasformare ed evolvere insieme. Noi non ne siamo stati capaci come compagni, ma lo siamo stati come soci in questo progetto.
STE: Penso che sia molto difficile ricostruirsi fuori da una relazione lunga in cui ti sei definito come essere umano e sociale e affettivo. La tua vita si è costruita intorno alla relazione e uscirne è uno shock identitario molto forte. C’è l’horror vacui, bisogna ridisegnare i bordi di cui parla Zero Calcare a un’età in cui hai meno fantasia e elasticità.
Il vostro romanzo invita a riflettere sui rapporti di amicizia tra uomo e donna. Secondo voi può esistere l’amicizia tra uomo e donna?
STE: Sì. Esiste. Ed è preziosa.
VALE: certamente, ho molti amici maschi, l’amicizia è sempre una sorta di innamoramento, succede anche con le amiche, e l’amicizia quella sì che può durare una vita.
E dopo una relazione?
STE: anche. A un certo punto ci si arriva.
VALE: si torna amici se lo si è stati, molto complesso altrimenti.
I protagonisti del vostro romanzo, Alice e Tommaso, sono concentrati sulla propria carriera come la maggior parte dei quarantenni di oggi che difficilmente mette su famiglia. Quanto la realizzazione personale influenza la buona riuscita di un rapporto sentimentale?
STE: Molto. In un Paese come l’Italia in cui l’ascensore sociale è guasto, e le opportunità vanno conquistate gradino per gradino, scardinando porte chiuse a doppia mandata, l’impegno che ci vuole per riuscire può essere totalizzante e logorante. Spesso il dispendio di energie non è nemmeno ripagato da paghe buone, insomma si sta sempre nello sbattimento, per anni. Questo non giova alla relazione, perché fatichi a pensarti stabile abbastanza da costruire una famiglia.
VALE: Lo stress continuo senza tregua a cui si è sottoposti per decenni per riuscire a crearsi il proprio posto nel mondo date le aspettative iniziali, purtroppo viene spesso sfogato con chi ci sta più vicino, è una condizione umana. Il problema è che se non si riconosce che la causa viene da fuori e ci sono ogni giorno molte battaglie importanti da fare, ma si finisce con l’imputarsela reciprocamente, è la fine della serenità di coppia. Allora sì che i confini si stringono, ma spesso non è l’amore a mancare. A volte è semplicemente la lucidità.
Questa avventura di scrittura di un libro a quattro mani si ripeterà in futuro?
STE : Non lo so. È nata da sola questa storia. Ha fatto un suo percorso. Vedremo. È stato bello scrivere con Vale. Doloroso a tratti, ma è stata una cosa importante.
VALE: Credo per me sarebbe molto interessante a livello personale scrivere il seguito della storia di Tommaso e Alice avendo maturato il distacco dai personaggi che ho ora. Sarebbe un lavoro molto diverso da quello che ho fatto e sarei curiosa di vedere che cosa ne uscirebbe ma ho una sorta di rispetto per questi due amici che ora viaggiano per conto loro tramite il nostro film negli schermi e nelle vite altrui, non so se sarei a mio agio nell’indirizzare i loro prossimi passi, è bello pensare che ognuno possa immaginarsi un seguito diverso. Con Stefano mi piacerebbe lavorare ancora, ci capiamo al volo ed è sicuramente molto utile e divertente quando si tratta di scrivere insieme, chissà, staremo a vedere.
A chi consigliate la lettura di “Una relazione?
VALE: A chi ama le storie gentili.
STE: A tutti quelli che hanno sofferto per amore almeno una volta.