Cateno De Luca contro il Green pass in marcia sullo Stretto

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De Luca non appare provato dalla seconda notte in tenda e dall’inizio dello sciopero della fame, con slogan del tipo “Basta con il sequestro di Stato!” contro l’ordinanza che impedisce l’attraversamento della striscia di mare tra Calabria e Sicilia ai non vaccinati.

© Fortunato Serrano’ / AGF 
– Cateno De Luca protesta contro l’obbligo del Green pass per attraversare lo Stretto di Messina 

 

AGI – Rieccolo Cateno De Luca, detto ‘Scateno’. Alla guerra dello Stretto come a inizio pandemia. Ma allora – in tempi pre-vaccino – per frenare gli arrivi, oggi per superare le regole che impediscono l’attraversamento della striscia di mare tra Calabria e Sicilia ai non vaccinati.

Una battaglia che si inserisce nel gioco grande della conquista della presidenza della Regione e che, come ulteriore mossa per lo scacco al re di Palazzo d’Orleans, ha previsto le dimissioni da primo cittadino di Messina con effetto dalla mezzanotte del 6 febbraio.

“Io sono oltre gli incontri tra Miccichè e Musumeci – ha spiegato davanti agli imbarcaderi – con la formalizzazione delle mie dimissioni da sindaco, ho tracciato il percorso per la mia marcia su Palermo. A certe faide io non partecipo. I tempi non me li faccio dettare da nessuno, finora li ho dettati io, ho avuto ragione e anche in questa occasione sarà così”.

A Catania si erano visti Gianfranco Micciché e Nello Musumeci. Praticamente una “seduta spiritica”, per De Luca, “frutto di progetti in provetta che non tengono conto degli umori del popolo siciliano. Non so cosa abbiano stabilito, ma una cosa mi è chiara: hanno stabilito il funerale politico di Musumeci. Stanno parlando già del dopo Nello Musumeci”. 

De Luca non appare provato dalla seconda notte in tenda e dall’inizio dello sciopero della fame, con slogan del tipo “Basta con il sequestro di Stato!”, urlati per invocare la modifica di “una norma ingiusta che non garantisce la continuità territoriale”. 

E l’ordinanza Musumeci? “Si è concentrato qui, senza pensare ai collegamenti aerei, perché sapeva che ci siamo noi…”.

Insomma per il sindaco dimissionario si tratta di un atto per neutralizzare la ribalta mediatica e di consensi del politico messinese.

Una “gran fesseria”, taglia corto: “In questo momento si può partire dalla Sicilia, ma non si può rientrare perché il presidente della Regione Calabria non ha fatto una ordinanza omologa a quella di Musumeci. Si parte da Messina, si va a Villa, ma da Villa non si può rientrare. Un viaggio solo andata… Musumeci, infatti, non ha normato, non ha potuto farlo, per la Calabria…”.

A dare manforte è arrivato a Messina anche il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè: “Non sono qui per parlare di elezioni regionali. Del resto se lui si vuole candidare in questo modo, lo fa contro di noi, quindi non intendo rivelargli le nostre strategie… Continuo a dirglielo di non correre da solo. Faccia un passo indietro. Se ognuno di noi si candidasse, non si andrebbe da nessuna parte”.

Il leader siciliano di Forza Italia, prova a convincerlo: “Conosciamo le sue capacità, potrebbe fare parte del prossimo governo, lavorare per il prossimo sindaco di Messina… Ma invece di fare tutto insieme, stiamo facciamo tutto contro e regaliamo tutto alla sinistra… Sarebbe un peccato se una risorsa importante del centrodestra la si utilizzasse per distruggere la coalizione”. 

Intanto, sulla sponda di Villa San Giovanni, a dire dell’inquieto ‘Scateno’, c’è già gente che preme nervosa sulle banchine: “Non può partire e non può tornare a Messina e il prefetto nel frattempo ha dato disposizione ai proprietari dei traghetti di far passare secondo le modalità previste da Musumeci. Questa ordinanza, insomma, descrive il destino dei siciliani: scappare dalla Sicilia per non tornare più…”. 

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