Il Premier chiede un chiarimento ai partiti: “Garantire il voto in Parlamento o non si va avanti”

Politica

Di

Mario Draghi

 “Questo governo esiste. Il presidente Mattarella lo ha voluto per fare le cose”. Mario Draghi accoglie a palazzo Chigi i capidelegazione delle forze di maggioranza dopo un colloquio al Quirinale con il presidente della Repubblica.

Nella notte il governo è andato sotto quattro volte, alcuni provvedimenti viaggiano stancamente tra le commissioni parlamentari, mentre l’Italia sta uscendo lentamente dalla pandemia, ma famiglie e imprese soffrono gli alti costi dell’energia e l’aumento dell’inflazione. E alle porte dell’Europa soffiano venti di guerra. Così i due presidenti decidono di vedersi, per rinsaldare un asse mai allentato.

Dal Colle bocche cucite sul colloquio. Ma al termine dell’incontro, il premier convoca i capidelegazione e li striglia. I voti sul milleproroghe ma anche i provvedimenti sulla concorrenza, sulla delega fiscale e sugli appalti non possono subire nuovi stop.

Vanno garantiti i voti in Parlamento oppure non si va avanti” dice Draghi, esprimendo ai capidelegazione delle forze di maggioranza la sua irritazione per il fatto che il Governo nella notte sia andato sotto quattro volte in Commissione Bilancio e Affari costituzionali sul milleproroghe. Tra le modifiche introdotte l’innalzamento del tetto ai contanti da mille a 2mila euro.

La riunione – afferma uno dei presenti alla riunione a palazzo Chigi – è stata “tutta politica”. Non è chiaro se domani si riunirà il Consiglio dei Ministri per approvare il decreto legge contro il caro bollette, che dovrebbe prorogare le misure su oneri di sistema e iva al secondo trimestre.

La strigliata di Draghi – secondo quanto riferisce uno dei ministri presenti alla riunione – non era comunque sull’energia ma sul milleproroghe e sul metodo che deve essere adottato da parte dei partiti.

Il premier avrebbe chiesto compattezza ai partiti sia in consiglio dei ministri sia una volta usciti dal palazzo del Governo e di conseguenza anche nell’iter parlamentare dei provvedimenti approvati.

A maggior ragione quelli su cui non si sono espresse riserve e già varati con una intesa dai ministri. AGI

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