L’8 marzo 2022 per omaggiare le coraggiose donne ucraine

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L’8 marzo 2022 doveva essere l’occasione per riportare l’accento sulla rivendicazione delle pari opportunità nel lavoro, doveva essere un ulteriore momento di riflessione contro la violenza maschile che le donne subiscono quotidianamente, un’esaltazione del ruolo femminile nel contesto famiglia e nella società in generale, ma soprattutto il giorno in cui denunciare la disastrosa condizione delle giovani donne in Italia e il futuro sempre più incerto che le aspetta. E invece, dopo la pandemia che in tal senso ha solo acuito il gender gap, è giunta prepotentemente la guerra in Ucraina a riaprire altre ferite profonde della nostra storia, a ricordarci di condannare l’odio e i deliri di onnipotenza, praticando messaggi di pace.

Per questo motivo, senza oscurare le gravi problematiche del nostro Paese, oggi sarà piuttosto una giornata dedicata alla vicinanza e al sostegno delle donne ucraine, da quelle che si sono messe in cammino con i propri figli per superare i confini e mettersi in salvo, a quelle che hanno deciso di restare e combattere al fronte accanto ai propri uomini.

Da ormai tredici giorni ci sono alcune donne in prima linea a lavorare come medici e paramedici, altre che aiutano a smistare beni di prima necessità e che controllano le scorte, altre ancora che offrono le loro mani per costruire trincee e assemblare pezzi per metter su delle barriere; oppure donne che danno contributo usufruendo delle proprie competenze informatiche e tante altre che indossano la mimetica e imbracciano armi da guerra.

Sono tutte immagini devastanti che non avremmo mai dovuto rivedere e rivivere, ma che, seppur nella drammaticità del momento, ci regalano la possibilità di enfatizzare – ancora una volta, perché purtroppo non è mai abbastanza – la forza, il coraggio e la determinazione di tutte le donne del mondo e specialmente l’eroismo di quelle ucraine.

«In questo momento non serve nessuna festa dell’8 marzo. Le donne ucraine sono forti e hanno un ruolo importantissimo per il Paese, dove storicamente hanno sempre preso posizioni molto attive. Basta solo un esempio: nella nostra lingua esiste un’unica parola che indica ‘moglie’ e ‘struttura dell’esercito’, la moglie è una compagna che sta accanto e combatte per mandare avanti la vita», ha dichiarato la pittrice Ala Zarvanytska, originaria di Ternopil e molto nota anche in Italia, in un’intervista all’Adnkronos.

Ha racconta, in particolare, che le ucraine vogliono a tutti i costi difendere la loro terra e perciò molte di loro decidono di rimanere, nonostante il Governo abbia concesso solo a donne, bambini e vecchi di lasciare il Paese. La spiegazione a questa encomiabile resistenza ha radici lontanissime perché le donne ucraine hanno da sempre dovuto imparare a difendersi da sole.

Non è sorpreso da ciò chi conosce approfonditamente la loro cultura, una cultura in cui «il matriarcato ancora esiste», ha affermato Ala, «Infatti se da piccole chiedevamo ai nostri padri di poter fare qualcosa, la risposta era “chiedilo a tua madre”». Su questa scia, inoltre, vi sono alcune barzellette russe sulle donne ucraine, con le quali si ironizza sul fatto che «A noi, quando ci gira male, non ci importa di nulla. Siamo buone, ma quando non va, meglio che tu ti nasconda e stia buono».

Un’altra testimonianza è arrivata stamattina da Kira Rudik, giovane deputata ucraina, la quale ha voluto rivolgere alle sue connazionali un messaggio forte, lasciando in bella mostra sulla sua scrivania un kalashnikov: «In questo momento sono a Kiev. Solitamente per questa giornata i bambini davano alle mamme dei fiori e dei bigliettini, ma oggi non potranno farlo perché sono nei campi rifugiati, oppure sono molto lontani. Quest’anno le donne ucraine non hanno bisogno solo di fiori, ma vogliono armi per proteggere il Paese da Putin. Care donne ucraine, mi voglio congratulare con tutte voi. Restate col morale alto, sono orgogliosa di voi».

Ed è questo di sicuro il pensiero comune dei cuori di tutti i cittadini europei, vicini alle loro “sorelle ucraine” e, in particolare, a quelle che sono fuggite dalla barbarie della guerra, sfidando bombe e violenze anche sessuali. In tal senso, infatti, le parole della Ministra italiana per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, la quale invita la popolazione a garantire un’accoglienza «che sia svolta nella piena sicurezza, perché non ci sia alcuna forma di violenza nei loro confronti».

Anche nel discorso tenuto dal nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della cerimonia di stamani al Quirinale, non è mancato il riferimento alle ucraine: «Nelle guerre le donne pagano sempre prezzi altissimi, come donne, come madri, come compagne di vita. Vittime dell’insensatezza della guerra, vittime spesso di brutali violenze. Eppure la loro forza nel dolore e la loro dignità si sono sempre rivelate energie insostituibili di resistenza, di coesione, di pacificazione, di ricostruzione».

Al coro di solidarietà si è unita, inoltre, la presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola la quale nel presentare l’intervento, alla Plenaria di Strasburgo, della scrittrice ucraina Oksana Zabuzhko, giunta in Europa due settimana fa, ha affermato: “Le donne dell’Ucraina siano di ispirazione per noi tutti. In occasione della Festa della Donna il Parlamento Ue vuole diventare la piattaforma che fa eco al coraggio di queste donne». E con lei anche la presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen, che, con un brevissimo messaggio, ha celebrato le donne ucraine perché indomite lottano per la libertà del loro Paese e dei propri cari, incarnando così «esempi di amore, dedizione e unità».

Per questo 8 marzo, allora, rendiamo omaggio alle vere eroine di questi giorni, prestando loro il nostro caloroso aiuto e gridando tutti insieme: “STOP ALLA GUERRA”!

www.adnkronos.com

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