Petrolio e gas: gli europei cercano veramente rimedi rispetto a Mosca?

Economia & Finanza

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Sul tavolo della Commissione UE  questa settimana ipotesi di embargo sul petrolio russo. La questione viaggia in parallelo alla volontà dei ministri dell’Energia dei paesi membri di pagare il gas russo in euro, non in rubli. Ed è intanto in atto una lotta contro il tempo per cercare accordi con paesi produttori alternativi,  prima che la situazione potrebbe persino diventare pericolosa per l’UE nel suo insieme poiché fa affidamento sulla Russia per gran parte del proprio fabbisogno energetico e si rifornisce attraverso gasdotti che attraversano il territorio russo, compresa l’Ucraina.

Mentre continua il conflitto in Ucraina, gli europei sono ogni giorno un po’ più presi tra la necessità di non finanziare più la guerra del presidente russo Vladimir Putin e quella di evitare una nuova recessione economica per i propri concittadini. Chiaramente, i Ventisette cercano di risolvere la difficile equazione che consentirebbe loro di fare a meno dell’energia russa il più rapidamente possibile, senza mettere a repentaglio la loro economia e minacciare la pace sociale. Il momento, da questo punto di vista, risulta cruciale, mentre sono in programma diversi incontri, che permetteranno di misurare la loro capacità di conciliare questi due obiettivi.

Il primo di questi incontri si è tenuto lunedì 2 maggio, con l’incontro a Bruxelles dei ministri europei dell’Energia, convocato d’urgenza dopo che Mosca ha interrotto le consegne di gas a Polonia e Bulgaria, il 27 aprile. Varsavia e Sofia si sono infatti rifiutate di pagare i loro acquisti in rubli, come richiesto dal Cremlino dal 1 aprile.

Un mese fa Mosca ha unilateralmente modificato i contratti che legano le aziende europee a Gazprom e che, per il 97%, sono valutati in euro o dollari. Il governo russo ha escogitato un complesso espediente che, secondo la Commissione, consente di aggirare le sanzioni messe in atto da Bruxelles, in particolare quella che prevede il congelamento dei beni della Banca centrale russa. Un tecnicismo permetterà di pagare ancora in euro (e in dollari) per pagare il gas: i due conti richiesti a Gazprombank.

Il Cremlino chiede ora ai clienti di Gazprom di aprire due conti, uno in rubli e uno in euro, con Gazprombank, che gli europei finora si sono preoccupati di non sanzionare. Sul primo conto effettuano il pagamento nella valuta prevista dal loro contratto, che di per sé non pone alcun problema. Ma le autorità russe ritengono che la transazione venga eseguita solo quando sarà la banca ad acquistare rubli con la valuta depositata alla borsa di Mosca durante le ore di contrattazione, come prevede il decreto pubblicato sul sito del Cremlino.

E’ dunque possibile che per evitare scompaginamenti interni fra i propri membri, alla fine la UE decida di rimandare le decisioni o prudenzialmente attuare una “politica dei due forni”, lasciando ad ogni paese margini di libertà rispetto alla questione.

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