Storia del Kosovo: la questione dell’indipendenza

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La tensione riaccesasi in Kosovo ripropone e riflette il modello ucraino sotto le spinte indipendentiste della minoranza serba

Il “casus belli

Nel Kosovo le norme approvate dal 20 settembre 2021 obbligavano gli automobilisti serbi a circolare nel territorio con targhe locali; la Serbia, a sua volta, non consente di esporre nel Paese targhe kossovare. In Kosovo la normativa prevedeva il divieto a partire dal primo agosto dell’utilizzo di documenti e targhe serbe nelle regioni a maggioranza serba. Tale disputa ha favorito il riaccendersi del timore dello scoppio di una nuova guerra nei Balcani.

I nuovi regni medievali slavi: il regno serbo

La crisi dell’Impero d’Oriente nel corso del XII secolo favorì il consolidamento del secondo impero bulgaro, nonché la nascita e la costituzione del regno serbo.
Stefano Nemanja “Primo Coronato” fu il primo grande sovrano e primo regnante della dinastia. Sotto il regno di Stefano le regioni della Dioclea, della Rascia – attuale Kosovo – e dell’Hum – Erzegovina – furono unificate.
Nei Balcani, negli anni successivi, prese vita l’espansione del secondo impero bulgaro con Kolajan che mirava a rinnovare la memoria dell’Impero di Simeone il Grande; tuttavia, la massima espansione del secondo impero bulgaro si realizzò solo con lo zar Ivan Asen II, “zar dei bulgari e dei greci”.
Nel frattempo, a Oriente, la nuova dinasta dei Paleologi insediata a Nicea riuscì nuovamente a riprendere il controllo della Capitale imperiale, ma gli avvenimenti dei Balcani avevano sconvolto gli equilibri anche nel mondo bizantino: il secondo impero bulgaro, il regno serbo, la presenza costante delle repubbliche marinare occidentali, uniti allo stato di continua belligeranza, aprirono la strada ai Turchi.

La conquista turca dei Balcani e l’espansione del regno serbo

Nel XIV secolo del medioevo slavo protagonista è l’aggravarsi della crisi nei Balcani ma, contemporaneamente, in quegli anni, si pongono le basi per una rinascita slava orientale.
Prima della conquista ottomana dei Balcani la casata serba dei Nemanidi aveva tentato, a più riprese, di unificare il territorio. Negli anni del XIV secolo, sovrano protagonista, è Stefano Dušan che fece della Serbia un vero e proprio impero. I piani di Stefano prevedevano la riunificazione non solo dei territori conquistati, ma anche di serbi, bulgari, greci, valacchi e albanesi. Mentre Stefano si dedicava all’elaborazione dello Zakonik – legislazione territoriale – gli Ottomani provenienti dall’Anatolia penetrarono nei Balcani. Approfittando dei continui scontri tra bizantini, serbi e bulgari, i Turchi si allearono, a seconda dei propri interessi, prima con gli uni poi con gli altri. Dopo la frammentazione del secondo impero bulgaro, anche il regno serbo fu gravemente indebolito soprattutto dopo la morte di Stefano e la scomparsa della casata Dušan.

Kosovo Polje: la Battaglia della Piana dei Merli

La Battaglia della Piana dei Merli è la fase più oscura della storia serba che segnò il destino dell’intera penisola. Gli Ottomani erano riusciti a sottomettere i Balcani orientali l’esercito composto da serbi, greci, albanesi, bulgari, nonché da cattolici, ortodossi e islamici favorì l’ingresso alla dominazione ottomana destinata a durare per oltre quattro secoli.
L’affermazione ottomana sui Balcani diede vita al processo di islamizzazione che, tuttavia, non cancellò il cristianesimo di tradizione bizantino-slava ma, anzi, talvolta – per motivi economici e politici – lo incoraggiò, favorendo, però, la diminuzione della presenza cattolica. Gli Ottomani diedero, infatti, vita a una politica di conciliazione grazie alla protezione della chiesa ortodossa i cui preti furono esentati dalle imposte. Le conversioni all’Islam non furono imposte con la forza delle armi, molte furono volontarie. Poco dopo, però, l’arrivo dei missionari cattolici come i francescani, indusse gli Ottomani ad introdurre provvedimenti coercitivi in Serbia, Albania e Bulgaria e, in questo modo, la presenza cattolica diminuì sensibilmente.

La frammentazione

Se sotto Stefano Dušan la Serbia raggiunse la sua massima espansione ma, alla morte di quest’ultimo l’impero si frammentò in tanti piccoli principati e, alcuni, furono importanti nella resistenza anti-ottomana. Uno dei più importanti fu il Principato dei Dukagjini che fa riferimento ai domini della famiglia albanese dei Ducagini che comprendevano parte del Kosovo occidentale, di conseguenza, quel territorio, entrò a far parte della federazione albanese. Nonostante le resistenze l’attuale Kosovo restò sotto la dominazione ottomana per circa cinquecento anni e a determinare la storia successiva, a noi più vicina, fu la fase delle guerre balcaniche.

Gli scenari: 1912-13

Con le guerre balaniche il Kosovo venne annesso al regno di Serbia. Per far fronte alla dominazione turca gli Stati della Lega Balcanica, grazie alla mediazione russa, siglarono una serie di accordi: tra la Serbia e la Bulgaria nel marzo 1912; tra la Bulgaria e la Grecia nel maggio 1912; il Montenegro, infine, siglò accordi con Serbia e Bulgaria nell’ottobre 1912. In seguito, giunse lo scoppio della Prima Guerra Balcanica mediante la quale l’Impero Ottomano perse tutti i possedimenti concludendo, infine, l’armistizio nel mese di dicembre. Le ostilità ripresero fino al nuovo armistizio, concluso il 13 aprile e si arrivo, così alla firma del Trattato di Londra.
Una delle conseguenze della Prima guerra balcanica fu la negazione, da parte della Conferenza di Londra, dell’accesso al mare alla Serbia, infine, Russia e Francia si attivarono per far riconoscere alla Serbia il controllo della Macedonia, nonché del Kosovo che fino ad allora si era trovato sotto la dominazione turca.

La Jugoslavia

Nel 1918, dopo la sconfitta degli Imperi Centrali, venne riconosciuto il Regno di Jugoslavia al quale, a sua volta, venne riconosciuto il controllo del Kosovo. Successivamente, nel 1929, il Kosovo venne spartito tra Montenegro, Macedonia e Serbia centrale. Nel corso degli anni, nella regione del Kosovo, iniziano a manifestarsi forze indipendentiste, favorite dalla morte di Tito e dai rapporti tesi e conflittuali tra la popolazione serba e quella albanese. Le politiche sempre più discriminatorie e volte a una “serbizzazione” del territorio aggravarono la situazione. Queste complesse dinamiche portarono, da entrambi le parti, a nazionalismi “spietati” e a rivendicazioni di indipendenza che da oltre vent’anni affliggono i Balcani.

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