“Al canto del Muezzin” di Pierfranco Bruni – Un incontro nel segreto di un misticismo onirico

Arte, Cultura & Società

Di

di Stefania Romito*

 

Al canto del Muezzin” è il fascino della perseveranza nella rivelazione di un amore. Pierfranco Bruni, antropologo del sentimento, torna a sedurre i lettori con un nuovo romanzo indefinibile che pone in essere la cultura dell’attesa nel canto di un Oriente che oltrepassa la storia per penetrare il senso del mistero.

Garcia, Sarashil. Occidente e Oriente. Due destini che si intrecciano nei labirinti di un piacere che è profezia di una attrazione vissuta come ardore antropologico. Una danza inebriante, il loro incontro, tra un viaggiare e un ritornare soltanto per ripartire. Il viaggio in aereo diventa metafora del “tempo ritrovato” che supera lo spazio per sconfinare nel ricordo. E anche in questo narrare tra deserti e mediterranei, Pierfranco Bruni ci regala essenze letterarie di rara intensità nell’acme di una metafisica proustiana che pervade quella seduttiva del Cantico dei Cantici. Perché l’amore abita l’estetica della spiritualità, soprattutto quando è alchimia.

Un romanzo per rinvenire nell’assenza la carnalità della presenza. Per attribuire alla distanza un misticismo onirico nel quale raccogliere schegge di passionalità. La sofisticata scrittura bruniana ci conduce negli spazi invisibili della sensualità di un incontro che custodisce estasi di pulsioni. Quell’incontro tra amanti prescelti che ha l’imprevedibilità del prevedibile e la fatalità dell’inimmaginabile. Destinato a riproporsi negli istanti inattesi con la seducente soavità del canto del Muezzin.

 

 

* giornalista e scrittrice

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