In Cina aumentano i contagi. Le misure per l’imminente Congresso del Pcc

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Pechino ha aumentato le restrizioni in vista dell’appuntamento politico nel quale Xi Jinping dovrebbe rivendicare un altro mandato al potere, il terzo

di Alberto Ferrigolo

AGI – “I turisti bloccati e i residenti confinati in casa”. La riacutizzazione del Covid in Cina e le restrizioni stanno causando pesanti interruzioni delle attività, specie in vista della riunione chiave del Partito Comunista Cinese, il suo congresso, nel corso del quale si prevede che il leader Xi Jinping amplierà la sua autorità e rivendicherà un altro mandato al potere, il terzo. A scriverlo è il New York Times, secondo cui “i numeri giornalieri dei contagi da Covid sono più che raddoppiati nell’ultima settimana, arrivando a circa 1.400 casi venerdì, che tuttavia per il paese che ha 1,4 miliardi di persone, rimane ancora rapporto piuttosto piccolo rispetto agli standard globali”.

Tuttavia, informa il quotidiano americano, le autorità cinesi sono sotto un’enorme pressione per evitare che nulla possa interrompere i preparativi per il congresso del partito che inizierà il 16 ottobre. La risposta, infatti, è stata un aumento delle restrizioni che in molti già ritengono eccessive: “Stanno bloccando regioni e città e impongono test di massa e quarantene, sconvolgendo la vita di milioni di persone e alimentando pubbliche denunce”. Ma le autorità, su indicazione di XI, si attengono strettamente alla loro politica “zero Covid” che punta all’eliminazione delle infezioni, “nonostante l’enorme costo economico e sociale di questa strategia”, osserva il Times.

La strategia pandemica cinese è “quasi una campagna politica per mostrare lealtà allo stesso Xi Jinping“, ha sottolineato Willy Lam, professore a contratto di politica presso l’Università cinese di Hong Kong, “e questo rende i funzionari locali ancora più ansiosi perché tutti vogliono rimanere nelle grazie di Xi Jinping”. In ogni caso, le infezioni da Covid sarebbero aumentate “in parte anche a causa della festa nazionale del Paese della durata di una settimana, iniziata il 1 ottobre. E nonostante gli appelli dei funzionari sanitari affinché le persone limitassero i viaggi, molti si sono inverce riversati nei punti caldi dei ritrovi di turisti. Ora sono però rimasti bloccati dopo che voli e le corse dei treni sono stati cancellati”.

Così all’interno della Mongolia , i casi di Covid sono saliti a quasi 700 venerdì, il numero più alto tra le province cinesi, da una manciata di appena una settimana fa. Tant’è che in una riunione presieduta da Sun Shaocheng, l’alto funzionario del partito della Mongolia, a tutti i funzionari è stato chiesto di fermare le infezioni “uccidendo i polli con un coltello per macellare le mucche” per indicare che si doveva assolutamente provvedere. “Agisci più velocemente, previeni la diffusione del virus, soprattutto a Pechino”, afferma una indicazione ufficiale. “Da allora, diverse città e contee della regione sono state bloccate.

Le restrizioni sono sempre più la norma. Nella provincia dell’isola tropicale di Hainan, spesso soprannominata le Hawaii della Cina, le autorità hanno ordinato test di massa dopo che lunedì sono stati rilevati solo due casi”, riferisce il quotidiano.

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