Calderoli e La Russa in lizza per palazzo Madama, se la maggioranza trova l’accordo è possibile l’elezione giovedì al primo tentativo
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AGI – Al Senato bastano 104 sì per eleggere subito il nuovo presidente, non è escluso quindi che già nella giornata di giovedì ci sia la fumata bianca qualora dovesse essere definito l’accordo nel centrodestra.
Lunedì mattina all’assemblea dei parlamentari di Fdi non si è affrontato il tema ma il ragionamento, viene riferito, è che chiudere giovedì al Senato sarebbe un segnale di compattezza.
A quel punto la Camera potrebbe toccare a un esponente leghista (i nomi in ballo sono quelli di Giorgetti e Molinari). La partita comunque è complessiva, ma per ora non sembra essere cambiato il quadro. Solo che giovedì alla Camera – servono i due terzi – nelle prime tre votazioni il centrodestra dovrebbe votare scheda bianca e puntare poi tutto sulla votazione di venerdì.
“Sono stati fatti passi avanti” nella trattativa ha spiegato La Russa, lasciando Montecitorio dopo una giornata di riunioni negli uffici del gruppo di Fdi.
È possibile che ci sia un vertice del centrodestra mercoledì, alla vigilia delle prime votazioni. “L’accordo deve essere complessivo, non ci sono prove di forza in corso”, osserva un ‘big’ di Fratelli d’Italia. “Ma se la presidenza del Senato dovesse toccare a Fdi allora cambierebbero gli equilibri anche nell’esecutivo”, osserva un ‘big’ ex lumbard sottolineando come in quel caso al partito della Meloni toccherebbe sia palazzo Chigi che la seconda carica dello Stato.
Salvini al vertice ad Arcore avrebbe ribadito di guardare al Viminale per la Lega, il suo ‘piano B’ resta quello delle Infrastrutture, ma bisognerà capire innanzitutto l’esito finale della trattativa sulle presidenze delle Camere per comprendere poi come si dipanerà la lista dei ministri.
Perché c’è chi sostiene che la partita della presidenza del Senato possa essere ‘utilizzata’ dagli alleati di Fdi per cercare di rafforzare la presenza nell’esecutivo. Forza Italia per ora si sarebbe tirata fuori: il partito azzurro punta ad un dicastero di peso per il coordinatore Tajani (gli Esteri una delle opzioni) e la vicepresidente del gruppo al Senato Ronzulli.
I contatti nell’alleanza sarebbero continui ma al momento trapela poco. I nodi sul tavolo emersi nei giorni scorsi sarebbero ancora da sciogliere ma il ‘refrain’ del presidente del Consiglio in pectore è che bisogna puntare sulle figure migliori.
“L’ho detto agli alleati e lo dico anche a voi che siete la squadra di Fratelli d’Italia in Parlamento: puntiamo a dar vita a un governo autorevole e di altissimo livello, che parta dalle competenze”, ha spiegato la Meloni durante l’assemblea dei parlamentari di Fdi. “Puntiamo a dare a questa nazione il governo più autorevole possibile. Non c’è spazio – ha sottolineato – per questioni secondarie rispetto a questo obiettivo”.
L’obiettivo è arrivare a un esecutivo al più presto. “Se e quando il Presidente della Repubblica dovesse affidarci l’incarico, puntiamo ad essere pronti e il piu’ veloci possibile, anche nella formazione del governo”, ha argomentato il presidente di Fdi, “lavoreremo per procedere spediti partendo dalle urgenze dell’Italia, come caro bollette, approvvigionamento energetico e legge di bilancio. Non possiamo e non vogliamo perdere tempo. È una sfida di cui sentiamo la responsabilità’ e intendiamo affrontarla con serietà’ e capacità'”.
Lunedì Giorgia Meloni è rimasta per tutto il pomeriggio nei suoi uffici al gruppo di Fdi per lavorare alla squadra e all’agenda di governo.
“Tutto quello che faremo sara’ per difendere gli italiani e non saremo mai disposti a fare scelte che vadano contro l’interesse nazionale“, ha sottolineato.
Sulla partita del ministero deli Esteri si è tirata fuori Elisabetta Belloni, direttrice generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza. “No, non faro’ il ministro. Faccio un altro lavoro”, ha osservato.
Per il post-Di Maio circola sempre il nome di Tajani (Forza Italia, tra l’altro, punta pure all’Istruzione ma restano le distanze con Fdi sulle figure da scegliere) o dell’ambasciatore Pontecorvo. A Fdi potrebbero toccare tra l’altro Difesa, Sviluppo Economico, Riforme, Affari Europei. Per il Mef, oltre all’ipotesi Panetta, ci sono le piste Canzio, Siniscalco, Scannapieco e il banchiere Miccichè che qualcuno nel centrodestra indica pure per il ruolo di ministero del Sud o del Mise.
Per quanto riguarda sempre via XX Settembre sarebbero in calo le quotazioni riguardo a Giorgetti.
Alla Salute e alla Cultura potrebbero approdare due ‘tecnici’ mentre la Lega continua a puntare, oltre che sul Viminale (ma in pole resta Piantedosi), su Infrastrutture, Agricoltura e Affari regionali e autonomia.
Il partito di via Bellerio chiede un dicastero pure sulla famiglia. Il presidente di Fdi ha chiesto anche al suo partito responsabilità, oltre che sobrietà nei comportamenti e presenza obbligatoria in Parlamento. “Abbiamo portato per la prima volta la destra italiana ad avere la leadership della coalizione di fronte ad una sfida di governo”, ha rimarcato.
Quella del governo è “una sfida di cui sentiamo tutta la responsabilità’ e intendiamo affrontarla dimostrando serietà’ e capacità. E a voi dico: dobbiamo puntare al massimo. E vi auguro di vivere cinque anni di orgoglio e di vittorie”, ha aggiunto.
“Siamo consapevoli del risultato che abbiamo ottenuto e sentiamo la responsabilità’ di dover affrontare una sfida di governo nella condizione piu’ difficile nella quale l’Italia potesse trovarsi”, ha sottolineato ai suoi eletti a Camera e Senato ricordando loro che “ogni qual volta entrerete in Parlamento dovrete pensare a tutti gli italiani che il 25 settembre hanno visto in noi la loro speranza e ci hanno messo in mano il loro futuro”. “Cosi’ come dovrete pensare a tutti quelli che non ci hanno votato perche’, in alcuni casi, la speranza l’hanno persa. E dovremo lavorare per far cambiare loro idea”, ha concluso.