[Intervista] Il pianista sul Maggiolone: “Ho unito natura, musica e auto per vivere il mio sogno”

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Omar Conti, aka Il pianista sul maggiolone, è un musicista compositore autodidatta di 28 anni originario di Fossombrone (Marche) e designer d’auto, che insieme al suo maggiolino rosso, battezzato come Lino, gira dal 2019 tra gli scenari naturali più suggestivi dell’Appennino e del nord Italia, regalando con pianoforte e violoncello la sua musica alla natura. Un’emozionante scelta di vita che ha un chiaro messaggio e che punta alla libertà e al coraggio di realizzare i propri sogni.

Questo è il suo racconto.

Da dove è nata l’idea?

Sono dell’avviso che quando vuoi un raccolto, hai prima bisogno di coltivare la terra e buttarci giù i semi. Infatti, sono partito anni fa dalle basi, alimentando le mie passioni, e solo dopo è arrivata l’illuminazione molto spontaneamente. Il lavoro più pesante l’ho compiuto innanzitutto in psiche e cuore per comprendere come coronare il mio sogno e per nascere e fiorire in un mondo che non lo permette. Siamo bombardati di persone che ci dicono dove e come lavorare, chi amare, in che modo dobbiamo vestirci, che macchina dobbiamo avere e questo non dà la possibilità di riflettere e soffermarci su quello che realmente desideriamo e che ci appartiene. Ciò che ne risente è la nostra immaginazione. Io non voglio vivere in un mondo che decida per me e, perciò, ho pensato di unire il mio amore per la musica, i veicoli e la natura, liberandomi dai condizionamenti esterni.

E poi in che modo l’hai concretizzata?

Al termine del secondo anno di università decisi di prendermi un anno sabbatico. In quel periodo i nonni mi regalarono il maggiolino; dopo qualche mese arrivò l’idea, così iniziai a preparare l’auto con ciò che mi serviva e nell’estate del 2019 partii per un primo breve esperimento. Poi sono tornato a Torino e l’anno successivo mi sono laureato in Transportation Design, sviluppando proprio lì la versione finale del maggiolino che utilizzo attualmente per la mia attività. Da gennaio a giugno 2021 ho apportato le modifiche necessarie e sono partito per tutto il periodo estivo fino a novembre senza pensarci troppo e con soli 50 euro in tasca. È stata l’esperienza più forte della mia vita e, grazie alle mie performance, ho racimolato le offerte del pubblico, riuscendo ad autofinanziarmi per tutta la durata del viaggio.

Il maggiolino Lino è la tua sala concerti itinerante, ma anche “casa”. Com’è stato trasformato?

Essendo una macchina degli anni ’70, viaggia con le omologazioni dei tempi e segue un mondo normativo totalmente differente rispetto a quello attuale. Mi sono così potuto permettere di apportare delle variazioni legali, che rendessero Lino come un mini camper. All’interno ho tolto tutti i sedili, fuorché il mio della guida, e ho costruito un mobilio da appoggiare sopra il telaio della macchina, non fissato con viti, che consente di avere una zona giorno da convertire poi in letto per la notte. In questo modo ho anche fatto fronte al divieto di campeggiare in tenda nei Parchi Nazionali che ho raggiunto. All’esterno, invece, ho attaccato dietro un pannello fotovoltaico e le batterie di accumulo e da lì riesco a mandare elettricità agli amplificatori, agli altoparlanti e al pianoforte.

Il tuo amore per la musica quand’è cominciato?

Mamma già quando ero in culla mi faceva ascoltare musica classica, brani di Bach e Vivaldi. Poi a circa 8 anni ho trovato in soffitta la sua chitarra acustica e ho iniziato a giocarci. Uso questo verbo perché per me suonare significa giocare con lo strumento e stare bene. Non a caso in inglese si dice “to play an instrument”. In seguito è stato tutto un crescendo: ho avuto la fortuna di poter scegliere già alle scuole medie l’indirizzo musicale, che mi ha permesso di imparare a giocare anche con tromba, sassofono e trombone, e intanto suonavo la mia chitarra nell’orchestrina dei mandolini della scuola. Alle superiori ho continuato per puro passatempo, fino a quando è avvenuto l’incontro con il pianoforte. Era appena il 2016, quando mi sono rotto il ginocchio e ho dovuto affrontare un lungo periodo di convalescenza, che ho colmato mettendo le mani su quei tasti bianchi e neri. Così da autodidatta ho iniziato a sperimentare quel genere musicale con cui mamma mi aveva tanto influenzato e principalmente le sonorità da film, quindi Piovani, Einaudi e Morricone. Nel tempo il piano è diventato LO strumento, quello che mi collega a tutti gli altri e che quindi ha dato corpo e nome al mio progetto attuale. Quando sono con lui, ascolto il mio corpo e dove sento tensione, alleggerisco…c’è una profonda connessione tra noi. Dopo il fatidico primo giro del 2019 ho aggiunto anche il violoncello, imparando sempre autonomamente.

E, invece, il tuo rapporto con la Natura? Perché l’hai scelta come scenario delle tue performance?

Io sono per fortuna nato e cresciuto in natura, in quanto ho una casa in campagna con i miei nonni e la mia famiglia e, quindi, il contatto è sempre stato così stretto e diretto, che riconoscere la sua importanza nella mia vita non è mai stato difficile. Ho scelto di fare concerti immerso nella natura un po’ perché appunto mi rappresenta e poi perché sentivo che fosse quasi obbligatorio portare quelle sonorità di cui ti parlavo in luoghi in cui davvero si può respirare. Oggi per esperienza posso dirti che la natura dà più energia alla musica che eseguo, ma anche viceversa. È un bello scambio. Inoltre, con la mia attività mi piacerebbe anche avvicinare al rispetto della nostra Madre Terra, che invece ogni giorno maltrattiamo, e soprattutto cercare di capire insieme come si può vivere in natura, perché le importantissime campagne di sensibilizzazione risultano inutili se concretamente non cambiamo la nostra esistenza e le abitudini, liberandoci di vizi e servigi. E questo, infatti, è uno dei miei obiettivi personali: sentirmi in pace con me stesso e spoglio di tutto ciò che non è necessario per vivere.

Qual è il repertorio che proponi ai tuoi concerti?

Propongo musica neoclassica, ad esempio di Yann Tiersen e Ólafur Arnalds, oltre che colonne sonore delle pellicole più celebri e internazionali, ma anche brani che ho composto io stesso al pianoforte e che nel 2019 sono diventati un EP (ascoltalo su Spotify). Sono nati semplicemente ad orecchio, non sapevo le note e gli accordi che stavo eseguendo: un lavoro realizzato di getto per tirar fuori le vibrazioni che ho sempre accumulato dentro negli anni e avere il coraggio di rompere gli schemi e condurre la vita che desideravo. Riascoltandolo, infatti, mi sento di dirti che al suo interno si compie un percorso emotivo, partendo da sonorità pesanti e malinconiche per poi distendersi con melodie leggere. L’ho intitolato “Tlen” come l’onomatopea dei tasti del pianoforte, per non perdere mai il senso del gioco che lo strumento ha per me.

Decidi tu dove fermarti o ti contattano per suonare in eventi?

Quando ho cominciato decidevo liberamente la “location” che più mi piaceva tra i boschi o nelle gole dell’Appennino o delle valli alpine. Solo a partire da maggio di quest’anno ho accettato gli inviti arrivati da parte delle realtà che già avevano avuto modo di conoscermi tramite i canali di informazione (social, notiziari) e l’ho fatto per dare la possibilità a chi mi vuole ascoltare di sapere sempre dove e quando mi esibirò. Il risultato è stato meraviglioso perché quasi tutti gli eventi sono andati soldout ed è per me motivo di immensa soddisfazione. Mi sono costruito la mia strada sui miei passi, senza frequentare scuole di musica, senza orientamenti, senza supporto ma solo seguendo le mie volontà.

 

Con il tuo progetto riesci ad essere economicamente indipendente?

Certamente sì. È chiaro che se avessi uno standard di vita medio-alto, se dovessi pagare affitto, bollette, macchina di un certo tipo o sfamare una famiglia ecc, forse farei più fatica. Ma ad oggi non è così perché sono lontano da qualsiasi velleità materiale, indosso gli stessi vestiti di dieci anni fa (ride, ndr) e a me va benissimo. La maggior parte dell’anno sono in viaggio e con quello che guadagno – prima tramite offerte, ora con gli ingaggi per concerti veri e propri – sono in grado di provvedere alla manutenzione di Lino, alla benzina e al mio sostentamento. Nonostante le titubanze esterne, io credo davvero che questa sia la strada giusta per me e non farei mai nient’altro, perché mi sento bene e sono totalmente padrone del mio tempo e delle mie passioni. Il tempo è più importante del denaro in una società che va così veloce e che impone a tutti determinati ritmi e percorsi.

Fin d’ora hai girato per il nord Italia. È in programma qualche spedizione alla scoperta dei paesaggi del sud?

Io avrei piacere di organizzare proprio un tour della Puglia, della Calabria e della Sicilia, ma per farlo ho bisogno di bel numero di inviti che mi diano la certezza di riuscire a finanziarlo e che mi delineino l’itinerario. Non escludo, però, che tra qualche mese io possa svegliarmi sentendo che è arrivato il momento di partire per il sud e mi metta in macchina senza ragionarci troppo, perché nonostante stia diventando sempre più un lavoro, non voglio assolutamente perdere l’essenza del mio progetto: spostarmi senza limitazioni e spassarmela con Lino e la mia musica.

C’è un messaggio preciso che vuoi lanciare?

Ascoltate voi stessi e il vostro cuore per trovare il vostro sogno e la vostra voce. Abbiate il coraggio e la forza di viverlo, perché non siamo immortali e il presente è un dono da sfruttare a pieno per realizzare ciò che amiamo. Non abbiate paura delle crisi che si presentano sulla strada, anzi accoglietele e interpretatele per quello che sono, ossia il segnale di qualcosa che non vi soddisfa e la richiesta di trovare altro che vi faccia stare in pace.

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