Negli Usa i mobili economici finiscono a tonnellate nella spazzatura

Economia & Finanza

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Sono soprannominati “mobili veloci” e nella maggior parte sono stati venduti a ritmo frenetico durante la pandemia ed ora con altrettanta velocità potrebbero intasare le discariche

di Alberto Ferrigolo

© Fabian Strauch / DPA / dpa Picture-Alliance via AFP
– Discarica di mobili

 

AGI – Durante la pandemia i mobili prodotti in serie sono stati venduti ad un ritmo frenetico negli Stati Uniti, scrive il New York Times, ma ora con altrettanta velocità potrebbero intasare le discariche, è la sintesi estrema.

Scrivanie, sedie e attrezzature per il patio sono stati il tipo di mobilio più venduto, tanto che gli affari sono aumentati di oltre 4 miliardi di $ dal 2019 al 2021. Ma tutti questi oggetti non sopravvivranno al decennio, destinati ad usurarsi prima.

Negli States li hanno soprannominati “mobili veloci”, “prodotti in serie e relativamente economici, sono facili da comprare ma poi anche gettare”. Al pari del fast fashion, gli abiti di Zara o simili. Mobili adatti ai nomadi, a chi cambia casa spesso.

Scrive il Times: “Molti dei letti Ikea e delle scrivanie Wayfair acquistati durante il lockdown da Covid-19 sono stati progettati per durare circa cinque anni”, sostiene Deana McDonagh, professoressa di design industriale all’Università dell’Illinois: “Mi relaziono con il mobilio usa&getta come faccio con i fast food. È privo di cultura e non ha alcuna storia e tradizione”.

Secondo la svedese Ikea, la stima della durata della vita dei mobili “può variare” e i clienti sono sollecitati a riparare, rivendere o restituire i prodotti che non possono più utilizzare mentre Wayfair afferma che “vendiamo una vasta gamma di prodotti di arredamento in tutti gli stili e fasce di prezzo”, ma alcuni sono destinati a “durare per generazioni” altri “soddisfano solo le esigenze momentanee”.

Secondo le statistiche, ogni anno, gli americani “buttano via più di 12 milioni di tonnellate di mobili”, creando montagne di rifiuti solidi che sono cresciute “del 450% dal 1960”, secondo l’Agenzia per la protezione dell’ambiente.

Alcuni pezzi di mobilio possono essere riciclati, ma la maggioranza finisce nelle discariche. La tendenza al “mobile-rifiuto”, rispetto ai ritmi di vendita, sembra destinata a crescere a dismisura: se il solo mercato dei mobili per l’e-commerce “valeva più di 27 miliardi di dollari nel 2021 ora si prevede che raggiungerà più di 40 miliardi di dollari entro il 2030”, secondo un rapporto di Next Move Strategy Consulting.

Ikea sta invece aprendo una media di 50 nuove sedi l’anno mentre Amazon, il più grande rivenditore al mondo, ora ha in gestione due marchi, il moderno Rivet di metà secolo e il più rustico Stone & Beam”.

“Mantenere i prezzi bassi è un imperativo categorico della nostra attività“, ha affermato Ikea in una nota, “ma ciò non deve mai avvenire a scapito delle persone e dell’ambiente”.

Un ultimo dato: nell’anno fiscale 2021, oltre il 99% del loro legno è stato riciclato o certificato dal Forest Stewardship Council come proveniente da fonti responsabili mentre il 14% è stato completamente riciclato.

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