Studiare da pastori, in Sardegna a gennaio parte un ‘laboratorio’

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Nell’isola dove si allevano circa 3 milioni di pecore, circa metà del patrimonio ovino italiano, un percorso formativo sperimentale aprirà la strada alla prima Scuola di pastorizia

di Roberta Secci

© O.Olivieri/R.Harding Heritage/Afp – Un gregge di pecore in Sardegna

AGI  Con poco meno di 3 milioni di capi, è la regione che detiene circa la metà dell’intero patrimonio ovino italiano, ma la Sardegna non ha mai avuto una ‘scuola di pastorizia’. Finora.

Il mestiere s’impara nei pascoli, si tramanda di generazione in generazione in un territorio da sempre a forte vocazione agricola e pastorale, senza che la figura professionale del pastore sia formalmente definita né formata. Ma da metà gennaio nel nord-ovest dell’isola comincerà un percorso formativo sperimentale, curato dal Gal-Gruppo azione locale Anglona Coros, e finanziato dalla Regione con 70 mila euro: 120 ore, di cui 65 di teoria e 55 di pratica in aziende del Sassarese che già collaborano con l’università di Sassari, la quale ha concorso a predisporre il piano di studi, assieme a docenti degli atenei di Torino e del Molise.

Saranno ammessi 15 allevatori/allevatrici di pecore o loro collaboratori delle aree rurali, con priorità per quelli che operano nel territorio del Gal e che verranno selezionati da una commissione in base a un colloquio motivazionale.

Giovani e donne

“Per presentare domanda c’è tempo fino al prossimo 26 novembre“, spiega all’AGI Simone Campus, direttore del Gal Anglona Coros che opera su un territorio con una ventina paesi delle due omonime Unioni di Comuni in provincia di Sassari, su un’area vasta un migliaio di chilometri quadrati e con una popolazione di poco più di 53.250 abitanti. “Ci stanno contattando in tanti, anche donne, a una settimana dall’apertura delle iscrizioni. Non ci sono limiti d’età per partecipare: basta avere 18 anni e la licenza media, anche se noi puntiamo soprattutto sui giovani. Vogliamo incoraggiarli a non lasciare le campagne e restituire dignità al lavoro di pastore, fondamentale presidio del territorio, soprattutto nelle zone, come la nostra, a elevato rischio di spopolamento”.

L’auspicio è che l’esperienza possa essere ripetuta ogni anno, finanziata e adeguata alle esigenze emerse nei prossimi mesi: i risultati saranno poi portati all’attenzione della Regione.

“Lo chiamiamo ‘percorso’ e non corso, perché sarà un laboratorio”, precisa Campus, “che ci consentirà di strutturare un modello standard per l’istituzione di una vera e propria Scuola sarda di pastorizia”. Sede, orari e giorni di ‘lezione’ saranno concordati coi partecipanti, anche in base alla loro provenienza e agli impegni di lavoro, con la prospettiva di concludere entro aprile il percorso, organizzato in collaborazione con l’agenzia formativa ‘Consorzio Edugov’.

Cosa si studia

Il piano di studi  èstato predisposto da un comitato tecnico scientifico presieduto da Pier Paolo Roggero, direttore del dipartimento di Agraria dell’università di Sassari, e di cui fanno parte anche un ricercatore del Cnr, Antonello Franca, un sociologo, esperti di veterinaria, pedagogia ed economia agraria.

I partecipanti approfondiranno temi come il mercato del latte ovino, genetica e riproduzione, alimentazione degli animali e qualità dei prodotti, sistemi foraggeri e pascolamento, insetti e pastorizia, indicatori tecnici dell’allevamento, ma anche tecniche di marketing e strategie innovative di comunicazione al cittadino-consumatore.

“Il metodo didattico sara’ innovativo”, ha anticipato Roggero a Sassari, lo scorso ottobre, in occasione della presentazione pubblica del progetto, in cui sono stati coinvolti anche docenti dei dipartimenti di Scienze umanistiche e Storia. “Sarà un percorso formativo non per i pastori ma coi pastori, con la possibilità di trasferire le conoscenze dai piu’ anziani ai più giovani. La docenza non sarà fra i banchi di scuola ma nelle aziende”.

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