La galassia delle Ong tra navi, bandiere e polemiche

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Una flotta civile che solca il Mediterraneo per salvare i naufraghi e che ‘parla tedesco’ in larga maggioranza

di Giuseppe Marinaro

© THOMAS LOHNES / AFP – La Louise Michel, battente bandiera tedesca

 

AGI – Le salvi chi può. Per missione soccorritrici di uomini, donne e bambini alla deriva, le organizzazioni non governative sono da sempre, e adesso con rinnovata determinazione, sotto il fuoco di polemiche e accuse. Una flotta corposa, meglio una “flotta civile” come si sono battezzate, che solca il Mare Nostrum che per alcuni divide, per altri unisce – è questione di punti di vista – l’Africa all’Europa. Una flotta che parla soprattutto tedesco.

In ordine di cronaca, quella consegnata dagli ultimi giorni ad alta tensione, sono quattro le organizzazioni non governative alla ribalta. Innanzitutto, MEDICI SENZA FRONTERE con la Geo Barents, nave di ricerca e soccorso battente bandiera norvegese messa in mare dalla storica ong, fondata nel 1971 da una un gruppo di medici e giornalisti francesi per portare soccorso medico-umanitario durante le emergenze, a giugno 2021.

Geo Barents è stata costruita nel 2007 e ha operato come nave per le analisi geologiche prima di essere noleggiata da Msf e adeguata alle attività di ricerca e soccorso. La sua lunghezza totale è di 77 metri, ha due ponti per accogliere le persone soccorse, uno per gli uomini, l’altro per donne e bambini. Ospita una clinica, una stanza ostetrica e una per le visite, dove le equipe svolgono le attività di assistenza medica. La nave è dotata di due gommoni veloci ha a bordo 20 operatori di Msf e 12 persone per l’equipaggio marittimo.

La RISE ABOVE è gestita da Mission lifeline, batte bandiera tedesca. Tedesca è la ong SOS HUMANITY, come la bandiera di Humanity 1. La quarta ong finita al centro della cronaca di questi giorni ha pure una storia lunga: SOS MEDITERRANEE, “network europeo”, così di definisce, composto da associazioni in Italia, Germania, Francia e Svizzera. È in azione con la Ocean Viking, battente bandiera norvegese.

Molto attiva anche la OPEN ARMS, ong spagnola, fondata da Oscar Camps, dal 2016 ha operato nel Mediterraneo centrale con la Open Arms, un vecchio rimorchiatore rimodellato e trasformato in nave da soccorso. Adesso è presente da questa estate con Open Arms Uno, la nuova nave ammiraglia, battente bandiera spagnola, più grande, con 31 posti per l’equipaggio e un ospedale con 26 posti letto. Vigila le acque insieme alla Astral, una barca a vela – di bandiera britannica – attualmente ferma in Spagna.

La Open Arms Uno è lunga 66 metri, larga 15 e ha una stazza quattro volte superiore a quella del vecchio rimorchiatore Open Arms. Dispone di un ponte di 353 metri quadrati dove può atterrare un elicottero in caso di emergenza ed evacuazione. È dotato di 4 barche, dispone di 31 posti per l’equipaggio e di un ospedale con 26 posti letto. Permette inoltre di ospitare circa 300 persone, numero che, in caso di emergenza potrebbe aumentare fino a mille.

Della SEA WATCH, ong tedesca, è il Sea-Watch 3 sottoposto a fermo amministrativo a Reggio Calabria il 21 settembre dalle autorità italiane. La ong ha risposto con la Sea-Watch 5, ex Ocean Don, ma non ancora in mare; sono entrambe battenti bandiera tedesca. Proseguono intanto le attività di pattugliamento con i due mezzi aerei Sea Bird.

Tedesca è anche SEA EYE che gestisce la Sea Eye 4, battente bandiera tedesca, attualmente ormeggiata nel porto spagnolo di Burriana. Batte bandiera teutonica anche la RESQ PEOPLE, della italiana Resq.

MEDITERRANEA SAVING HUMANS si definisce “una piattaforma di realtà della società civile”. Ha messo in acqua una nave battente bandiera italiana, la Mare Jonio. Bandiera tedesca per il Nadir di RESQ SHIP. Spagnola, invece la Aita Mari della SALVAMENTO MARITIMO HUMANITAR, ferma nel porto di Burriana.

La colorata LOUISE MICHEL, battente bandiera tedesca, è un’ex barca della Marina francese personalizzata per eseguire ricerche e salvataggi. Lunga 30 metri e capace di superare i 28 nodi, è stata acquistata con il ricavato della vendita di un’opera d’arte di Banksy, che l’ha poi decorata con un estintore. È capitanata e guidata da una squadra di professionisti del soccorso proveniente da tutta Europa.

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