Il governo a caccia delle risorse per le pensioni e il fisco

Economia & Finanza

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Inizia a prendere forma la prima manovra economica del governo Meloni che, a quanto filtra, dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri tra la prossima settimana o al massimo l’ultima di novembre

di Andrea Managò

Giorgia Meloni

AGI – Pensioni con quota 41 come ipotesi di partenza, riduzione progressiva del cuneo fiscale, flat tax incrementale per i lavoratori autonomi, revisione del reddito di cittadinanza con l’introduzione di criteri più stingenti per chi rifiuta una proposta di lavoro. I
Inizia a prendere forma la prima manovra economica del governo della premier Giorgia Meloni che, a quanto filtra, dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri tra la prossima settimana o al massimo l’ultima di novembre.

Assodato che la quasi totalità delle risorse, 21 miliardi di euro provenienti dallo scostamento di bilancio, verranno impiegate per mitigare gli effetti del caro bollette per famiglie ed imprese, le forze politiche che compongono la maggioranza lavorano per mettere a punto delle proposte che siano un punto di partenza per la realizzazione di una serie di punti identitari previsti nel programma con cui il centrodestra si è presentato alle elezioni.

Forza Italia ha annuciato che presenterà entro il fine settimana un pacchetto di proposte al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, spingendo su “una pace fiscale molto estesa” e l’inversione di rotta sul tema della pensioni per “adeguare gradualmente i trattamenti pensionistici, a partire da quelli più bassi”.

La Lega preme per evitare che dal 1° gennaio si ritorni alla legge Fornero in versione integrale. “Partirà quota 41, questa è una certezza“, riferisce il sottosegretario all’Economia, Federico Freni. “Tendere ad escludere – ha aggiunto – che partirà netta, secca, senza un coefficiente annuale. Partirà, probabilmente con 61 o 62 anni, vedremo come e quando. Quello che è sicuro è che nel 2023 non ci sarà la legge Fornero”. Freni specifica anche che il taglio del cuneo fiscale “non è rinviabile” ma precisa “sarà progressivo” e non bisogna aspettarsi una sforbiciata netta “di 5-6 punti tutti insieme”.

Capitolo fisco

Il viceministro Maurizio Leo, di FdI, ricorda che per quanto riguarda la rottamazione ter il 30 novembre “chi non ha eseguito i pagamenti del 2022 dovrebbe pagare tutto quanto”.

E allora il governo pensa a una pace fiscale, perchè “fino a 1.000 euro gli oneri ri riscossione costano piu’ di quanto si incasserebbe”, mentre fino a 3mila potrebbe venire richiesto solo il 50% del dovuto.

Leo puntualizza: “Non sono condoni ma tregua fiscale e riguardano solo le imposte arretrate del 2015“. Quanto alla possibile estensione della flat tax, il viceministro argomenta: “Bisogna fare chiarezza, viene fatta una confusione tra quella incrementale e quella sulle partite Iva. In questo secondo campo è verosimile l’ipotesi tra 60 e 85mila euro, poi dal 2025 le regole cambieranno, non ci sarà piu’ bisogno dell’autorizzazione Ue per entrare nel regime forfettario”.

A caccia di risorse per finanziare la manovra

Alcune potrebbero arrivare dalla modifica della norma sulla tassazione degli extraprofitti. “La misura che si applica oggi è del 25%, il regolamento europeo – spiega Leo – a cui dobbiamo fare riferimento parla del 33%, potremmo attestarci su quella misura o andare anche oltre”. Altre dal possibile utilizzo di 5-7 miliardi di fondi strutturali Ue residuo della programmazione 2014-2020.

E poi c’è la revisione del reddito di cittadinanza, da cui potrebbe arrivare fino ad 1 miliardo di euro di risparmi. Il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon ipotizza: “Potremmo già istituire alcuni cambiamenti. Si deve scongiurare che diventi un reddito vitalizio a quelle persone che vogliono lavorare, quello sarà un tema fondamentale”.

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