Morning Bell: l’agenda dei mercati dopo il G20

Economia & Finanza

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Sul fronte macroeconomico, i prezzi alla produzione negli Stati Uniti a ottobre sono cresciuti meno delle attese, registrando un aumento dello 0,2% su base mensile a fronte di un atteso +0,4%, e una crescita dell’8% su base annua rispetto al +8,3% stimato

di Riccardo Bastianello

© Behrouz MEHRI / AFP

– Borse

 

AGI – L’agenda economico finanziaria resta focalizzata sul G20 di Bali. Si apre infatti il secondo giorno di vertice tra ministri, capi di Stato e di governo dei 20 Paesi più industrializzati del mondo, in rappresentanza del 60% della popolazione mondiale e dell’80% del Pil mondiale.

Il primo giorno di incontri e riunioni ha preso il via sui messaggi di pace per una rapida conclusione del conflitto russo-ucraino, proprio mentre una nuova raffica di missili russi ha colpito le strutture energetiche nel Paese, causando blackout.

Ad aprire il vertice è stato non a caso il presidente ucraino Voldymyr Zelensky che ha presentato ai leader del “G19” – come lo ha definito lui stesso escludendo la Russia – la sua formula per la pace in 10 punti, sottolineando però che “ora non è tempo di negoziare” con Mosca con cui ha escluso possa esserci una Minsk-3.

Ma le tensioni geopolitiche sembrano destinate ad acuirsi invece che a placarsi. Al centro delle discussioni odierne al G20 ci sarà senza ombra di dubbio il caso dei due missili presumibilmente russi caduti in territorio polacco, e quindi territorio di competenza della Nato che ha fissato proprio per oggi una riunione d’emergenza per comprendere meglio i dettagli dell’accaduto che è costato la vita a due persone. Washington ha comunque definito “improbabile” che i missili siano partiti dal territorio russo.

Sul fronte macroeconomico, i prezzi alla produzione negli Stati Uniti a ottobre sono cresciuti meno delle attese, registrando un aumento dello 0,2% su base mensile a fronte di un atteso +0,4%, e una crescita dell’8% su base annua rispetto al +8,3% stimato.

L’indice dei prezzi alla produzione è un indicatore inflazionistico che misura il cambiamento medio dei prezzi di vendita praticati dai produttori nazionali di beni e servizi e conferma un rallentamento dell’inflazione e rafforzano le aspettative che la Fed possa rallentare il ritmo del rialzo dei tassi.

Non è un caso infatti se Wall Street ieri ha chiuso le contrattazioni in rialzo con il Dow Jones a +0,17% a 33.594,17 punti, il Nasdaq a +1,45% a 11.358,41 punti e lo S&P 500 a +0,88% a 3.991,91 punti. Occhi puntati a maggior ragione quindi sull’intervento del ‘falcò della Fed, James Bullard, in programma giovedì.

La speranza è quella di poter intravvedere nel suo intervento un atteggiamento più morbido e accomodante dopo il dato che ha visto un calo oltre le attese dell’inflazione Usa nonostante l’intervento. Intanto domenica il governatore della Federal Reserve Christopher Waller ha avvertito che la reazione del mercato ai dati sull’inflazione era stata eccessiva lasciando intuire che la banca centrale Usa probabilmente rallenterà il ritmo dei rialzi dei tassi, ma che “c’è ancora molta strada da fare”.

Per quanto riguarda la Bce sono in programma vari interventi e due discorsi della presidente Christine Lagarde (oggi alle 16 e venerdì), mentre per la Boe parlerà il governatore Bailey. Le parole di Bailey saranno importanti per capire se il capo della Bank of England confermerà l’atteggiamento “dovish” sui tassi emerso durante l’ultima riunione BoE.

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