Il Pd tra congresso e Regionali, la road map di Enrico Letta

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Il segretario all’assemblea del partito: “Giovedì comincia la fase costituente, con la direzione che nominerà il comitato costituente nazionale, con regole di equilibrio di genere, per accompagnare la fase costituente ed elaborare il manifesto del nuovo Pd”
© Pd – Enrico Letta

AGI – Avvio della fase costituente giovedì 24 novembre e primarie il 19 febbraio 2023, elezioni regionali permettendo. È il percorso che il segretario nazionale del Pd, Enrico Letta, propone all’assemblea del partito, riunito nella sala delle Carte Geografiche di Roma per un passaggio obbligato: la modifica dello statuto per consentire la costituente del Partito Democratico.
“Giovedì comincia la fase costituente, con la direzione che nominerà il comitato costituente nazionale, con regole di equilibrio di genere, per accompagnare la fase costituente ed elaborare il manifesto del nuovo Pd”, è il timing di Letta.

Lunedì a tutti i territori arriverà un vademecum con tutte le iniziative da prendere per la fase costituente, a partire dalla controproposta sulla legge di bilancio, sui temi sociali e sul salario minimo”, aggiunge.

Tempi certi per le primarie

Infine le primarie: “Tempi certi è una espressione che deve essere presa con beneficio di inventario, perché dobbiamo tenere conto della data delle regionali. Nella norma statutaria che proponiamo troviamo in fondo una norma che delega alla direzione nazionale, nel caso in cui le indicazioni delle date di voto vadano a cozzare con le scelte che facciamo oggi, che ci sia una flessibilità per gestire al meglio le cose. Tempi certi per arrivare al voto nel mese di febbraio, il 19 febbraio“.

Un percorso che Letta vuole collegare strettamente al lavoro di opposizione parlamentare. Per il segretario, infatti, il rischio è quello di cedere terreno alla destra, ma anche a chi “fa opposizione al Pd prima che al governo”, proprio mentre si cerca di rifondare il partito su basi nuove.

Un lavoro di opposizione di cui il leader dem comincia a vedere i risultati. “Il lavoro importante che abbiamo fatto in Parlamento sulla norma degli assembramenti con più di 50 persone” ha fatto sì che quella “norma sia già defunta. Grazie alla nostra opposizione, forte ed efficace”, rivendica Letta.

D’altra parte, “il governo sulle norme finanziarie si è mosso solo con la logica dell’improvvisazione. Prima la norma sul contante, ora tornata indietro; poi il rientro di capitali dall’estero, anche questa rientrata. Si muove su questioni che non danno una giusta indicazione di marcia”.

Candidature forti per vincere

Contemporaneamente a questo lavoro in Parlamento, il Pd ha portato avanti il lavoro per l’individuazione dei candidati alle elezioni regionali, terminato con l’indicazione di Alessio D’Amato nel Lazio e Pierfrancesco Majorino in Lombardia“Candidature ambiziose e che possono vincere, corrono per vincere”, rivendica il segretario.

Ma proprio il lavoro sulle candidature alle regionali ha messo in evidenza, per Letta, “che l’alternativa alla destra la facciamo noi, altri che sono all’opposizione sembrano interessati a fare l’alternativa a noi, più che alla destra. Per me orgoglio Pd significa respingere questa offensiva continua nei nostri confronti, pur stando all’opposizione con noi”.

Opposizione all’opposizione

Opposizione all’opposizione, insomma, che carica sulle spalle del Pd anche la responsabilità di difendere la Costituzione da quella che Letta considera una offensiva di destra in nome di bandiere identitarie come l’autonomia, per la Lega, e il presidenzialismo, per Fratelli d’Italia: “Sono passate poche settimane”, dice Letta, “e già emerge un pasticcio istituzionale con la somma di autonomia differenziata e presidenzialismo, presentata come bandiera identitaria. Non consentiremo questo pasticcio istituzionale che stravolgerebbe la Costituzione”.

Per farlo, c’è bisogno di un Pd unito, oggi e ancor di più al termine del congresso. Il segretario respinge le voci riguardo a eventuali scissioni in caso di vittoria di un candidato sull’altro. E, sottolineandolo, Letta sembra mettere nel mirino uno dei nodi da sciogliere durante la costituente che si sta per aprire, quello delle correnti: “Dobbiamo sciogliere quei nodi che hanno a che fare con chi siamo noi, con la nostra missione come partito, il nostro posizionamento a livello europeo, le nostre scelte sulla questione ambientale e i diritti. Il nostro partito è organizzato su modelli su cui va fatto una riflessione approfondita”.

Un nuovo modello di partito

Una necessità segnalata anche da Maria Anna Madia. La parlamentare ha ricordato come Nicola Zingaretti si sia dimesso proprio in opposizione alla dinamica interna al Pd per la quale le correnti non sono più, ormai, confronto fra idee, ma gestione di potere.

Al punto che Lia Quartapelle, responsabile esteri del Pd, presenta un ordine del giorno per sciogliere le correnti, “un sistema che sta facendo molto male al partito” perché “non permettono la partecipazione spontanea dal basso e la discussione interna”.

L’odg viene messo in votazione, ma Gianni Cuperlo boccia così l’iniziativa: “Risparmiamoci gli appelli a sciogliere le correnti da pulpiti edificati su altre correnti. Parafrasando De André: continuerai a farti scegliere o finalmente sceglierai? Scegliamo”.

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