Dopo lunghi e difficili negoziati che si sono protratti ben oltre il previsto, la conferenza sul clima si è conclusa con l’adozione di un testo molto contestato sugli aiuti ai Paesi poveri, ma senza nuove ambizioni per la riduzione dei gas serra
AGI – Il vertice Cop27 dell’Onu ha adottato nelle prime ore del mattino una dichiarazione finale che chiede una “rapida” riduzione delle emissioni di gas serra e ribadisce l’obiettivo di contenere il riscaldamento globale a 1,5 C.
“Dobbiamo ridurre drasticamente le emissioni ora, e questa è una domanda a cui questa Cop non ha risposto”, ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. Anche l’Unione Europea si è detta “delusa” dall’accordo sulle emissioni.
“Quello che abbiamo di fronte non è un passo avanti sufficiente per le persone e per il pianeta. Non comporta sufficienti sforzi aggiuntivi da parte dei principali emettitori per aumentare e accelerare i tagli alle emissioni”, ha dichiarato il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, alla sessione di chiusura del vertice.
È stata, quella egiziana, una delle conferenze sul clima più lunghe della storia. “Non è stato facile”, ma “alla fine abbiamo portato a termine la nostra missione”, ha dichiarato il presidente egiziano della conferenza, Sameh Choukri.
Al termine è stata adottata una dichiarazione finale, frutto di molti compromessi, che chiede una “rapida” riduzione delle emissioni, ma senza nuove ambizioni rispetto all’ultima Cop di Glasgow del 2021. D’altra parte, questa edizione è stata segnata dall’adozione di una risoluzione emblematica, definita storica dai suoi promotori, sulla compensazione dei danni causati dal cambiamento climatico già subiti dai Paesi più poveri.
La questione delle “perdite e dei danni” climatici nei Paesi poveri ha quasi fatto deragliare la conferenza, prima di essere oggetto di un testo di compromesso dell’ultimo minuto che ha lasciato molte domande senza risposta, ma ha stabilito il principio della creazione di un fondo finanziario specifico.
“Le perdite e i danni nei Paesi vulnerabili non possono più essere ignorati, anche se alcuni Paesi sviluppati hanno deciso di ignorare le nostre sofferenze”, ha dichiarato l’attivista giovanile ugandese, Vanessa Nakate.