Oggi, lunedì si apre una settimana decisiva per approvare il documento entro il 31 dicembre ed evitare l’esercizio provvisorio di bilancio. Si tratta sulle pensioni, di anzianità e quota 103. Sul banco 35 miliardi di euro, con due terzi bloccati dalle misure contro il caro energia
di Andrea Managò
AGI – Prosegue l’iter parlamentare a tappe forzate per cercare di approvare la manovra economica prima di fine anno ed evitare l’esercizio provvisorio. Sulla strada della maggioranza di centrodestra ci sono diversi ostacoli. I nodi politici ancora da sciogliere, a partire da quello sulle pensioni di anzianità e quota 103, su cui le posizioni tra i partiti sarebbero ancora differenti, con Forza Italia che spinge per elevare a 600 euro le minime e la Lega che avanzerebbe delle perplessità.
Il passaggio alla Camera
Lunedì invece si apre una settimana decisiva per il passaggio in aula alla Camera: le proposte di modifica, che riguardano fondi per circa 400 milioni, verranno votate in Commissione da giovedì 15 a domenica 18 e nel frattempo è atteso anche il parere della Commissione Ue sulla manovra. Il testo è atteso in aula a Montecitorio a partire dal 20 dicembre.
La manovra muove 35 miliardi di euro, con due terzi delle risorse assegnati alle misure di mitigazione del costo dell’energia. Guarda cioè alla contingenza del contesto geopolitico, con la guerra in corso in Ucraina da quasi 10 mesi e la conseguente crescita dei costi energetici unita alla corsa dell’inflazione.
Per le altre misure restano risorse limitate, le polemiche tra gli schieramenti hanno riguardato soprattutto questa parte del testo. Si è dibattuto molto delle norme sul contante – innalzamento del tetto per i pagamenti da mille a cinquemila euro e obbligo di utilizzo del Pos per gli esercenti elevato a partire da 60 euro – con rilievi mossi sia da Bankitalia sia dalla Corte dei conti che da Confindustria.
Ma la premier Giorgia Meloni e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti hanno lasciato intendere a più riprese che non si tornerebbe indietro su queste misure. Specialmente ora che l’Ue ha fissato a 10 mila euro il tetto sul contante. Ha fatto discutere anche l’emendamento presentato da tre esponenti di FdI, Lega e Forza Italia che sopprime la card 18 App, la card elettronica che he destinava risorse per i neo maggiorenni per la fruizione di contenuti culturali, dai cinema alla musica passando per l’acquisto di libri e quotidiani.
Sangiuliano, una vera carta della cultura
Al suo posto sono previste nuove iniziative. “Auspico che nasca una vera carta della cultura per i giovani”, spiega il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano a colloquio con l’Agi sottolineando le “criticità” dell’App 18. “L’emendamento è del Parlamento, ma reputo si debba fare una riflessione – osserva – è necessario ridefinirla e rinominarla, affinché questo strumento diventi realmente una modalità di consumi culturali per i giovani, orientandoli alla lettura di libri, alla visita di mostre, ai corsi di lingua e alla musica”.
Secondo il ministro, va “introdotta una soglia ISEE che escluda persone appartenenti a famiglie con redditi elevati”. Inoltre “occorre mettere a punto un vero meccanismo anti truffe, e bisogna riperimetrare gli ambiti di utilizzo a consumi davvero culturali evitando aspetti grotteschi”. Tra le opposizioni, la capogruppo Pd Simona Malpezzi replica: “Ministro Sangiuliano ci aspettiamo il suo parere contrario, siamo certi che non vorrà essere ricordato come il ministro che non ha difeso lo scippo di 230 milioni per i consumi culturali del 18enni. Il governo non è spettatore”.
I dubbi sulla tassa sugli extraprofitti
Mentre la presidente dei senatori M5s, Barbara Floridia, aggiuge: “Saremo a fianco del mondo del libro e della cultura in generale che chiede al governo di tornare sui suoi passi”. Nel frattempo il capogruppo di FdI alla Camera invita le opposizioni al dialogo: “Al di là degli emendamenti che risulteranno inammissibili, resta il fatto che il numero degli stessi resta molto elevato e i tempi per una compiuta e attenta disamina non ci sono”.
Poi fa un appello ad esaurire l’iter dell’esame in Senato entro il 31 dicembre. Altri rilievi al testo sono arrivati dall’analisi del documento depositata dall’Ufficio parlamentare di bilancio nella sua audizione di inizio settimana. In Commissione era stato ricordato come le quantificazioni di alcune misure “risultano piuttosto incerte”.
Mentre persistono “margini di dubbio” anche sugli effetti di gettito derivanti dalle “disposizioni relative al contributo straordinario aggiuntivo per le imprese del settore energetico”. Ovvero la tassa sugli extraprofitti. Inoltre, con le nuove regole introdotte dalla manovra, stima l’Upb, il 38,5% dei nuclei che oggi ricevono il reddito di cittadinanza potrebbero perderlo da agosto 2023. Dato che il reddito è prevalentemente fruito nel Mezzogiorno, ne consegue che la maggior parte degli esclusi sarà residente in quell’area.