La popolazione cinese cala per la prima volta in 60 anni

Economia & Finanza

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Alla fine del 2022 il dato si attestava a  1.411 milioni. Il Pil flette sotto la politica “Zero-Covid”

AGI – Per la prima volta in oltre 60 anni la popolazione in Cina è calata, confermando in termini ancora più netti la questione della crisi demografica che sta colpendo la nazione più popolosa del pianeta. “Alla fine del 2022 la popolazione nazionale era di 1.411 milioni”, scrive in una nota l’Ufficio nazionale di statistica di Pechino, precisando che si tratta di una “diminuzione di 0,85 milioni rispetto alla fine del 2021”.

Un record storico per la Repubblica Popolare nell’anno appena trascorso, accompagnato da uno dei peggiori crolli della crescita economica da quasi mezzo secolo: nel 2022 il Pil è cresciuto del 3,0%, mancando l’obiettivo ufficiale di “circa il 5,5%” e frenando bruscamente dalla crescita dell’8,4% del 2021.

Escludendo l’espansione del 2,2% dopo l’inizio della pandemia nel 2020, è il peggior risultato dal 1976, l’ultimo anno della Rivoluzione Culturale decennale che ha segnato l’economia del Dragone.

Altri indicatori macro riferiti a dicembre, come le vendite al dettaglio e la produzione industriale, diffusi insieme ai dati sul Pil, hanno superato le aspettative ma sono rimasti deboli.

Il Pil flette sotto la politica “Zero Covid”

Secondo i dati ufficiali, tra ottobre e dicembre il Pil cinese è cresciuto del 2,9% rispetto all’anno precedente, più lentamente rispetto al ritmo del 3,9% del terzo trimestre. Il tasso ha comunque superato l’espansione dello 0,4% del secondo trimestre e le aspettative del mercato di un aumento dell’1,8%. Su base trimestrale, il Pil è in stallo e si attesta allo 0,0% nel quarto trimestre, a fronte di una crescita del 3,9% di luglio-settembre.

Pechino il mese scorso ha revocato le rigide misure anti-Covid che avevano fortemente frenato l’attività economica nel 2022, ma l’allentamento ha anche portato a un forte aumento dei casi che secondo gli economisti potrebbe ostacolare la crescita nel breve periodo.

“Nel 2022, le basi della ripresa economica non sono solide poichè la situazione globale è ancora complicata e grave, mentre la tripla pressione interna della contrazione della domanda, dello shock dell’offerta e dell’indebolimento delle aspettative è ancora incombente”, ha rilevato l’ufficio nazionale di statistica.

I leader cinesi sono pronti ad annunciare l’obiettivo di crescita del Pil per il 2023 a marzo, quando s’insedierà la nuova legislatura dell’Assemblea Nazionale del Popolo – il Parlamento cinese -la prima da quando il presidente Xi Jinping ha consolidato il suo potere nell’ottobre 2022.

Il calo della natalità

Tornando al forte calo della natalità, i dati si riferiscono alla sola Cina continentale, quindi esclusi i territori di Hong Kong e Macao. La popolazione cinese sta rapidamente invecchiando per effetto di un forte calo del tasso di natalità, che nel 2022 è scivolato ai minimi dal 1949. Nel dettaglio, l’anno appena trascorso si sono registrate 9,56 milioni di nascite contro 10,41 milioni di morti.

L’ultima volta che si ritiene che la Cina abbia registrato un declino demografico è stato alla fine degli Anni Cinquanta, a causa della disastrosa campagna di Mao Zedong per l’agricoltura collettiva e l’industrializzazione. La conseguente massiccia carestia porto’ alla morte decine di milioni di persone.

Nonostante le ferree politiche di contenimento della pandemia la produzione industriale cinese tiene. La produzione industriale è cresciuta dell’1,3% a dicembre rispetto all’anno precedente, rallentando da un aumento del 2,2% a novembre, mentre le vendite al dettaglio, un indicatore chiave per il consumo, sono diminuite dell’1,8% il mese scorso, estendendo il calo del 5,9% di novembre.

Nel 2022, poi, i dati ufficiali hanno mostrato che gli investimenti immobiliari in Cina sono diminuiti del 10,0% su base annua, il primo calo dall’inizio dei record nel 1999, e le vendite di proprietà sono crollate al livello più alto dal 1992, suggerendo che le misure di sostegno del governo hanno avuto finora un impatto minimo.

Nelle ultime settimane le autorità di Pechino hanno lanciato una serie di politiche di sostegno rivolte agli acquirenti di case e ai promotori immobiliari, per alleviare una stretta di liquidità di lunga data che ha colpito i costruttori e ritardato il completamento di molti progetti abitativi.

Nel 2023 è probabile che la crescita rimbalzi al 4,9%, poichè i leader cinesi si muoveranno per affrontare alcuni ostacoli chiave alla crescita: la politica “zero-Covid” e la grave recessione del settore immobiliare. La maggior parte degli economisti prevede una ripresa della crescita a partire dal secondo trimestre.

Un forte rimbalzo in Cina potrebbe mitigare l’attesa e temuta recessione globale, ma qualsiasi forte ripresa nel gigante asiatico potrebbe anche causare ulteriori problemi di natra inflazionistica in tutto il mondo, proprio quando le strette monetarie delle banche centrali stanno iniziando a controllare i picchi record dei prezzi.

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