“Voleva uccidere”. Bonaiuti resta in carcere

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Il gip ha convalidato l’arresto per Costantino Bonaiuti che venerdì scorso ha ucciso Martina Scialdone, fuori ad un ristorante al Tuscolano, a Roma

di Edoardo Izzo

© Riccardo De Luca/AGF – Fiori sul luogo dell’omicidio di Martina Scialdone, al Tuscolano

 

AGI – È “palesemente e inequivocabilmente emerso che l’unico obiettivo perseguito da Costantino Bonaiuti fosse esclusivamente quello di uccidere la Scialdone”. A scriverlo il gip nell’ordinanza con cui ha disposto il carcere per l’uomo che venerdì sera ha ucciso l’avvocatessa di 35 anni fuori ad un ristorante al Tuscolano, a Roma. L’uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere. Nei confronti dell’indagato la procura di Roma contesta l’omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili e abbietti motivi.

Nei confronti dell’indagato emerge “un panorama indiziario talmente consistente e solido da considerarsi, già allo stato, pressocché inconfutabile nel proseguo dell’attività investigativa”.

In base a quanto riferiscono i testimoni l’indagato non era solito portare armi con sé “se non per scopi sportivi. Questa circostanza contribuisce nel ritenere ragionevolmente verosimile il fatto che” Bonaiuti “consapevole della volontà della compagna di voler interrompere definitivamente la relazione e scoperta la nuova frequentazione” della ragazza “si fosse recato all’ultimo appuntamento con la vittima portando preordinatamente con sé l’arma, con la quale poi le avrebbe sparato, uccidendola”, scrive il giudice.

Il fratello: “Tutto durato una frazione di secondo”

Il fratello di Martina Scialdone, Lorenzo, é stato testimone oculare dell’omicidio della sorella: nell’atto del gip è citata la sua testimonianza che racconta della lite tra i due.

“Ho capito che il motivo per cui stavano litigando era perché lei gli aveva detto che doveva lasciarlo” afferma il fratello della vittima fornendo elementi sugli istanti dell’aggressione. “Quando è uscito dalla macchina, lui la tratteneva per un braccio e io mi sono messo in mezzo – afferma il testimone – cercando di dividerli per portare via Martina. Nel momento in cui sono riuscito a dividerli, lui ha tirato fuori la pistola e ha sparato. È durato una frazione di secondo, ho visto che puntava all’altezza del petto e poi ha sparato. Ero a distanza da lei forse un metro”.

“Era un cane rabbioso”

“Ricordo che una volta raccontò di essersi un pò spaventata – aggiunge la testimone – in quanto durante una lite Costantino era diventato ‘un cane rabbioso'”. E’ quanto Martina Scialdone,  ha raccontato ad una amica. La testimonianza è citata nell’ordinanza cautelare affermando che quel giorno era “preoccupata” per l’incontro con l’uomo.

L’avvocato difensore: “In questa vicenda ci sono due vittime”

“Se tutti avessero fatto il loro lavoro, i loro compito di cittadini, questa ragazza sarebbe ancora viva. La ragazza pare avesse chiesto aiuto: nessuno ha modo di riscontrare questa richiesta di aiuto, ma questo lo appureremo. In questa vicenda ci sono due vittime“. Lo ha dichiarato l’avvocato Fabio Taglialatela, difensore di Costantino Bonaiuti, spiegando: “C’è stato un ritardo generalizzato, pare che la ragazza si sia recata con le proprie forze a chiedere aiuto dopo l’aggressione, ma pare non abbia ricevuto nessun sostegno. Non c’è stata alcuna premeditazione – aggiunge il difensore – era un rapporto consenziente tra due persone: non si tratta di omicidio volontario o preterintenzionale, è stato il tragico errore di un soggetto che forse voleva porre fine alla propria vita e che invece soffrirà per sempre. Le difficoltà psicologiche e psichiatriche del mio assisto sono certificate. Era seguito da un centro per una forma depressiva, ma non è questa patologia che ha dato luogo all’evento perché era assolutamente controllata. Lui ha avuto sempre un rapporto cordiale con questa persona, tanto è vero c’è stata mai denunce o querele”.

Quella sera non voleva uccidere, ha avuto un istinto suicida. La pistola è stata tirata fuori per fare del male a sé stesso: il colpo è partito e collima con le lesioni mortali che ha riportato la vittima, ma non c’era l’intento di uccidere”, ha sottolineato.

Secondo l’avvocato Taglialatela è “partito accidentalmente un colpo, tant’è dall’esame del medico legale che testimonia che ha avuto una traiettoria dall’alto verso il basso verso all’alto. Questo può significare solo una cosa: non c’era l’intento di uccidere da parte dell’indagato. La donna è stata colpita alla spalla destra“.

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