L’OMS sale in cattedra e punta a revisionare RSI e Trattato pandemico

In vista delle future pandemie, di cui il proprio finanziatore Bill Gates parla continuamente, l’istituzione sanitaria sovranazionale si è mossa per “ritoccare” i poteri che il Regolamento Sanitario Internazionale (RSI) e la convenzione pandemica, ideata pochi anni fa, gli concedono. Su spinta indiana, le proposte di modifica a 2 punti dell’RSI e d’attacco alle presunte “fake news” dei social (causa di “Infodemia”), fanno temere nuovi approcci autoritari e controllo sociale, con buona pace della salute pubblica

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All’inizio di quest’anno, a Ginevra (Svizzera), l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha gettato le basi per un profondo cambiamento legislativo interno, che la porterebbe a dotarsi di ancora più importanza decisionale (esterna) a livello internazionale. L’attenzione principale si è concentrata sulla revisione del Regolamento Sanitario Internazionale (RSI), un accordo risalente al 2005 che ha determinato l’operato di questo organismo globale sinora.

La pandemia da Co.Vi.d./19, dicono dalla sede, avrebbe evidenziato alcune criticità dell’RSI, specie nel gestire situazioni emergenziali di tale portata. Per cui, sotto la presunta insistenza di molte nazioni (anch’esse finanziatrici dell’OMS) e vertici internazionali – tra cui il G7 -, sarebbe emersa la necessità di apportare modifiche parziali ma significative a queste norme.

Tuttavia, la bozza delle rettifiche proposte, che sembrerebbe mirare piuttosto a implementare il controllo sociale anziché tutelare la salute pubblica, sta stimolando nuovamente il dibattito e suscitando preoccupazioni su possibili nuovi approcci autoritari che l’ente potrebbe assumere.

Sud asiatico scioglie due nodi nell’RSI e parte il vincolo controllato a “equità, inclusività e coerenza”

In particolare, due sono stati gli emendamenti proposti alla struttura dell’RSI che hanno sollevato i maggiori interrogativi: quello all’articolo 2, che ora potrebbe ridefinire “scopo e ambito operativo dell’OMS, passando da una focalizzazione sulle malattie come pericoli per l’incolumità sanitaria collettiva a una considerazione di “tutti i rischi che hanno un potenziale impatto sulla salute pubblica” (e questa correzione sembra essere la principale “indiziata” nella questione dello sdoganamento del monitoraggio di massa); l’emendamento all’articolo 3 – ancora più preoccupante per certi versi – che punterebbe a riscrivere i “princìpi guida” dell’OMS (secondo le nuove direttive studiate, infatti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità dovrebbe orientarsi non più verso il rispetto dei “diritti, dignità e libertà fondamentali dell’uomo” ma, invece, verso i valori di “equità, inclusività e coerenza”. Un cambio di paradigma che, per cominciare, ha scatenato dubbi sul peso attribuito alla vaccinazione universale rispetto alla facoltà individuale della scelta, per esempio).

Vale la pena sottolineare che tra i sostenitori principali di queste “migliorie” c’è stato un Paese come l’India, certamente non “il miglior modello di democrazia reperibile sul mercato” – e, comunque, lontanissimo da quello italiano e sicuramente non tale da poter dettare regole al resto del mondo -. Un paradosso che ora crea inquietudine e apprensione circa le limitazioni alla sovranità sanitaria degli Stati membri, considerando che – in base agli articoli 20 e 22 della Costituzione dell’OMS – i Paesi aderenti all’ente possono essere giuridicamente obbligati ad applicare i regolamenti stabiliti dalla sua “assemblea mondiale“, a meno che non li rifiutino per tempo in modo netto e chiaro.

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La convenzione che istruisce, curando pure le epidemie infodemiche

Un secondo “ritocco normativo – in fase di valutazione – riguarderebbe anche la creazione di un nuovo “Trattato pandemico, ossia di una convenzione istituzionale in base alla quale si vorrebbe (articolo 16) “rafforzare l’alfabetizzazione in materia di pandemie e sanità pubblica” a livello globale (“nuovo” in quanto, sino a poco tempo fa, si è discusso a lungo e poi delineato un modello dello stesso accordo che, però, non è mai entrato in vigore). Con questo progetto – e con questo focus specifico – si vorrebbe intimare agli Stati membri di utilizzare più accortezza nell’evitare il diffondersi sui social media della – oramai divenuta celebre – “disinformazione“, con particolare attenzione al concetto di “Infodemia” (termine coniato e utilizzato per dipingere, forse, quel terribile virus nato dall’incestuosa fusione fra pandemia e Informazione?).

Quest’infezione della comunicazione, a detta dell’OMS, dovrebbe già oggi preoccupare maggiormente gli Stati, per non rischiare di ripercorrere la strada tracciata durante il periodo del Co.Vi.d./19, quando c’è stato bisogno di ricorrere a ripetuti meccanismi di censura verso chi aveva messo in dubbio i benefici della vaccinazione sperimentale a mRNA o, anche soltanto, quelli del “QR code verde”, per poter respirare nuovamente ventate di Verità e di Scienza(h) – notare bene che gli errori grammaticali sono intenzionali, in quanto trattasi di un periodo sintattico puramente ironico (visto che è successo esattamente il contrario, con buona pace della libertà di espressione) -.

Entrambe queste bozze di revisione dovranno essere ancora discusse e, al momento, non sono state né attuate né formalizzate. Nel frattempo, si spera sempre che i degni governi di Paesi “liberi” e coraggiosi si oppongano almeno alla metà dei cambiamenti proposti.

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Fonti online:

ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Arianna Graziato del 17 gennaio 2023), sito istituzionale del Ministero della Salute (fino al 2001  Ministero della Sanità…), Oxford Academic, sito istituzionale dell’OMS, La Verità, sito istituzionale del Consiglio europeo, Nuovo mondo economico, Treccani, IARI (Istituto Analisi Relazioni Internazionali), The Guardian.

Canali YouTube: Global Health Centre, The Hill, VERIFY.

Antonio Quarta

Redazione Il Corriere Nazionale

Corriere di Puglia e Lucania

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