Privato e potere

Attualità & Cronaca

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Da sempre l’uso che si fa delle parole produce la voluta alterazione della verità ed il condizionamento dell’opinione pubblica, così accade che uno degli uomini più ricchi del mondo, Gates, che con i suoi investimenti miliardari in campo farmaceutico ha visto moltiplicare i suoi introiti a dismisura durante la pandemia, viene definito filantropo. Sorge spontaneo il confronto con i miliardari russi che invece dai media occidentali vengono definiti oligarchi.  Ma la differenza nei fatti non c’è. Qualcuno potrebbe obiettare che il famoso americano  è il secondo maggiore finanziatore dell’OMS, ma la maggior parte dei soldi dati sono legati all’attuazione di programmi specifici della fondazione. Questo significa che l’OMS non può stabilire in modo autonomo le priorità della salute globale ed è in balia del privato. Si sa che le priorità del privato spesso non coincidono con quelle pubbliche in tal modo si va a ledere l’autonomia, la trasparenza e la sicurezza nelle scelte e nel modo di operare dell’Organizzazione Mondiale della Sanità a tutto danno della democrazia e della rappresentatività dei singoli Stati. Vien fatto di chiedersi: ma tanta filantropia perché dai tanti arcimiliardari non viene usata per bonificare dalla plastica quella parte del Pacifico che vede galleggiare un’isola di plastica pari per estensione alla Francia? Stiamo assistendo ad un processo anomalo: da una parte si sono affermate sempre di più  in questi anni organizzazioni sovranazionali, quali la UE con le sue istituzioni (il Consiglio della UE, la Commissione, il Parlamento, la Banca Centrale Europea, la Corte di Giustizia europea, la Corte dei Conti europea, ecc.) , il Fondo Monetario Internazionale, Le Nazioni Unite con i suoi vari organi che tendono a limitare e condizionare le scelte politiche, economiche, sociali ed ora anche sanitarie dei singoli Stati, dall’altra parte   vi sono i grandi miliardari del mondo globale che con le loro aziende, le loro fondazioni umanitarie, i loro ingenti finanziamenti a organismi internazionali o a nazioni  ne influenzano o condizionano le scelte, il tutto ai danni delle singole democrazie. Si assiste ad un processo di imperialismo culturale globale esercitato da pochi grazie alla forza del denaro che riesce a conquistare pacificamente organismi sovranazionali, Stati e governanti. In simili contesti di potere globale la voce dei cittadini è sempre più flebile ed inascoltata; nella stessa UE, come si capisce dall’organizzazione istituzionale, il ruolo determinante è detenuto dai governi dei singoli Stati membri più che dai cittadini. Inevitabilmente, dunque, sono i governi degli Stati più forti ad avere più peso nelle decisioni. Per tale motivo la Germania ha un peso a volte eccessivo nelle scelte dell’Unione grazie alla sua economia trainante e fortemente competitiva anche al di fuori della UE. Certamente la mancata trasformazione dell’Unione Europea in uno stato federale ne ha smorzato la spinta all’unità politica, come dimostrano la mancata ratifica di una Costituzione europea, sostituita dall’attuale Trattato di Lisbona, che sarebbe stata fondamentale per superare i particolarismi, le diffidenze e l’indifferenza manifestata attraverso le incerte risposte nei confronti delle crisi finanziarie di alcuni Stati dell’Unione ( fra cui l’Italia) e per poter competere con più forza contro le nuove potenze emergenti a livello globale. Questa frammentazione politica rende la UE debole e facilmente influenzabile da parte dei grandi magnati e delle multinazionali americane dell’economia globale.

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