Bonus e malus della prima serata del Festival di Sanremo 2023

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62,4 % di share per la serata debutto del Festival di Sanremo 2023 e a ben detta di tutti i media “è un risultato incredibile”. Sì, ma incredibile perché? Ecco i primi bonus e malus – con dei punti interrogativi – del più grande evento della musica italiana arrivato alla sua della 73esima edizione:

BONUS

L’incipit di puntata a cura del magistrale premio Oscar, Roberto Benigni. Ironico nell’arrivo sul quarto mandato di Amadeus, dichiarato “incostituzionale” dinnanzi al nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale, accomodato sul palchetto rosso d’onore, ha apprezzato le battute del mattatore più acculturato d’Italia, dimostrando grande senso dell’umorismo. La presenza di Mattarella per la prima volta nella storia del Festival è giustificata dalla volontà di commemorare anche in questo prestigioso evento il 75° anniversario della nascita della Costituzione Italiana. Benigni, infatti, con la sua solita passione e concitazione ha dato la giusta e meritata enfasi al più grande capolavoro scritto da nostri illustri connazionali. «La Costituzione è un’opera d’arte che sprigiona una forza educativa e rivoluzionaria; è un sogno fabbricato da uomini svegli che ci volevano insegnare l’audacia di affrontare il futuro con gioia» – ha affermato girandosi poi verso il nostro Capo di Stato per ricordare che tra i padri costituenti nel ’48 c’era suo padre Bernardo Mattarella e quindi “la Costituzione possiamo dire che è sua sorella”. Ha posto però maggiormente attenzione sull’art. 21, il quale recita che tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione, articolo che ci ha liberati dall’obbligo di avere paura di esprimerci proprio dell’intero ventennio fascista. Il concetto alla base del suo monologo è: sentiamoci privilegiati oggi di poter far quanto prima nel nostro Paese era negato e quanto in molte parti del mondo purtroppo ancora non è concesso. Grazie alla carta costituzionale abbiamo potuto dire “mai più” e abbiamo la possibilità di continuare a scrivere pagine di storia e di rendere realtà il sogno di chi l’ha inventata. «La Costituzione è stata scritta, ma va attuata. Dobbiamo farla vivere. Non va solo letta, va amata» > https://www.raiplay.it/video/2023/02/Sanremo-2023-prima-serata-Roberto-Benigni-mattatore-allAriston-09c6d8f8-0ae4-491f-b276-0e6c43ff2ab0.html

Il tributo a uno dei più grandi protagonisti della canzone italiana, Lucio Battisti, che il 5 marzo avrebbe compiuto 80 anni ed è scomparso esattamente 25 anni fa. I tre conduttori hanno reso lui omaggio riportando alla memoria il suo grande successo, condiviso indistintamente e meritato per le perle che ha lasciato impresse in eterno nel patrimonio musicale italiano. Hanno insieme accennato a cappella il ritornello de “Il Mio Canto Libero“, seguiti anche dal pubblico, per poi lasciare a Gianni Morandi l’esecuzione integrale del brano insieme all’orchestra e ad alcuni coristi saliti sul palco. Emerge la forza della canzone, il suo testo evocativo ed impareggiabile che riesce sempre a far sentire gli italiani una sola grande famiglia. Standing ovation finale d’obbligo.

Intervento dedicato alla lotta contro la violenza sulle donne. La co-conduttrice Chiara Ferragni – che ha devoluto il suo intero cachet a questa causa – ha invitato sul palco dell’Ariston l’Associazione D.i.Re nella persona della presidente Antonella Veltri e alcune delle attiviste per parlare del loro contributo alla rete nazionale antiviolenza, dei numeri sconcertanti delle vittime quotidiane e delle 20mila donne all’anno accolte e protette nei cento centri sparsi sul territorio italiano. «Per vincere questo crimine è necessaria una rivoluzione che rimuova i luoghi comuni e le domande del tipo “Perché non l’hai lasciato prima?” che rinforzano il senso di colpa, la vergogna, che fanno rimanere le donne in silenzio. Noi le ascoltiamo e le aiutiamo a riconoscere la violenza e a proteggere i propri figli, instaurando una relazione non giudicante e preparata. Ma per vincere dobbiamo tutti assumerci la responsabilità del cambiamento».

 

MALUS

Il direttore artistico e conduttore principale, Amadeus, accompagnato da Gianni Morandi, grande flop dalle presentazioni dei brani alle gag estremamente finte o superflue (es. le “brutte canzoni” del cantante bolognese). Privi in ogni caso di ritmo e dinamismo, sono sembrati scoordinati. Morandi doveva far da spalla ad Amadeus, ma è stato esattamente il contrario con i ripetuti “vieni Gianni” grazie ai quali riusciva con molta pazienza ad orientarlo sul palco. Dovendo pensare a lui – e sicuramente a molto altro dietro le quinte – il direttore artistico ha anche sbagliato qualche nome (Gianmaria chiamato Sangiovanni e Blanco chiamato Salmo) ma questo glielo perdoniamo perché è sempre funzionale al sorriso del pubblico.

Il medley di celebrazione per i 50 anni di carriera dei Pooh è stato uno dei momenti in cui la tensione e l’adrenalina della gara è stata del tutto spenta. Per carità, ha fatto cantare tutti i nostalgici della loro discografia e chi da appassionato di musica bene o male conosce i grandi successi, ma è anche sembrato interminabile e ha evidenziato palesemente l’inesorabile declino della capacità canore per cui Facchinetti è sempre stato conosciuto. Doveroso il ricordo a Stefano D’Orazio, anche lui uno degli amici per sempre, venuto a mancare troppo presto e sostituito – per così dire, perché in realtà è stato relegato in un angolo al buio – dal figlio di Red Canzian alla batteria. Chissà cosa succederà il 6 luglio al San Siro.

Blanco è stato ospitato non solo a cantare “Brividi”, canzone che l’anno scorso lo ha portato a vincere tutto il possibile a livello mondiale insieme al collega e amico Mahmood, ma anche a promuovere – cosa non permessa a tutti e che, quindi, denota un importante interesse da parte del direttore artistico nel lanciare ulteriormente il giovane cantautore – il suo nuovo singolo “L’isola delle rose”. Gli è stato dedicato uno spazio personale per esprimere la sua musica e lui, per problemi di ascolto nelle cuffie, decide impulsivamente di mandare tutto all’aria e letteralmente di spaccare la scenografia, distruggendo anche quello che è il simbolo iconico di Sanremo, i fiori. Un gesto rabbioso, irrispettoso e di pessima educazione, privo di qualsiasi tipo di intenzione artistica, di poesia o di rottura degli schemi televisivi. In quel frangente chiunque da casa sarà stato inondato da un mix di sgomento e ilarità allo stesso tempo, per il modo in cui Amadeus ha cercato di stemperare i fischi provenienti dalla platea, ricordando il caso Bugo-Morgan, ma sappiamo bene cosa resterà ai posteri: il boom mediatico sulla sua canzone e il suo personaggio, oltre ai milioni di meme condivisi sui social subito dopo, come successe per la coppia precitata. [Le sue scuse sul post Instagram > https://www.instagram.com/p/CoZtdHbKZBj/?igshid=YmMyMTA2M2Y= ]

PUNTI INTERROGATIVI

Dal punto di vista musicale la prima serata è sembrata un po’ deludente ad eccezione del podio e di qualche altro. Marco Mengoni non poteva che essere all’apice della classifica parziale, essendo questa stilata dalla sala stampa e quindi da quei giornalisti che già da settimane decantano la sua vittoria. Mengoni però spiazza: non porta una ballata classica,  tipo “L’essenziale” con cui vinse dieci anni fa, bensì con “Due vite” opta per una versione forse fin troppo ricca di parole ma con una produzione monumentale e sanremese che, si sa, al Festival riesce sempre a trionfare. È arrivata impetuosa la sua emozione, l’adrenalina, la voce unica e riconoscibilissima con cui ci vizia in ogni singolo di più, il look strong ma un po’ meno la totale comprensione testuale. Solo dopo averla ascoltata stamattina in streaming l’ho apprezzata davvero. Il pezzo di Elodie, “Due”, arrivato temporaneamente secondo (casualità simpatica) non ci sorprende. La cantante riporta sul palco tutto ciò che negli anni è riuscita a conquistare e conferma la sua presenza scenica alla Beyoncé colma di sex appeal unita alla solita timbrica particolare e potente che inevitabilmente bucano lo schermo. Terzo posto per i Coma Cose che meritavano di più e sin dal primo ascolto si può dire a gran voce: è stata la migliore esibizione della serata. Passione, comprensione e amore nella loro “L’addio”, inno alla forza di restare insieme nonostante i momenti di crisi delle relazioni. Importante e controtendenza il messaggio che reca alle nostre orecchie in una società in cui tutti i rapporti si sgretolano con facilità e più si è veloci a metabolizzarli più bravi si è. I restanti undici brani non coinvolgono così tanto: si distinguono Mr. Rain per la performance con il coro dei tenerissimi bambini, Gianluca Grignani per il suo ritorno con la struggente dedica al padre e i Cugini di Campagna in una veste canora inedita senza falsetto.

Il monologo “selfie” di Chiara Ferragni è divisivo. La lettera alla sé bambina per rincuorarla dalle sue insicurezze e dai momenti in cui non si è sentita abbastanza brava è senz’altro un’altra occasione per parlare della sua storia, per focalizzare l’attenzione sul girl power, per condannare il sessismo e la violenza maschile (specialmente quella psicologica), oltre alla cattiveria sociale nei confronti delle mamme lavoratrici. L’intero scritto ha la sua firma e si sente: un manuale sul femminismo per principianti. È stato “abbastanza”? Forse no, forse avrebbe potuto utilizzare meglio l’ampio spazio riservatole su quel palco così celebre, oppure invece se l’è giocata bene facendo quel che era nelle sue competenze di imprenditrice digitale. In conferenza stampa ieri mattina aveva annunciato che avrebbe portato sé stessa e così è stato. Non ci si poteva aspettare di certo un discorso alto, alla Benigni, per citare l’esempio di monologo che ha preceduto il suo. Il Festival della musica italiana è un evento popolare e usando un linguaggio semplice è riuscita ad entrare direttamente in contatto e sensibilizzare tutta la popolazione all’ascolto senza distinzioni. Probabilmente il suo obiettivo non era neanche tanto il contenuto – comunque lodevole – quanto l’ondata di reactions che esso avrebbe generato, implementando la sua esposizione e il suo valore di mercato. Si dice che quando un discorso divide, vuol dire che ha lasciato il segno. Intanto con i meravigliosi abiti di Dior ci è riuscita con eleganza, vedremo per tutto il resto. > https://www.raiplay.it/video/2023/02/Sanremo-2023-prima-serata-Il-monologo-di-Chiara-Ferragni-a-Sanremo-una-lettera-a-se-stessa-451d35fa-86ab-49ca-834e-131bfbcae13b.html

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