Palloni-spia, 100 anni fa già c’erano

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L’utilizzo delle mongolfiere, il più antico veicolo aereo dell’uomo, nelle guerre non è una novità. Durante la Seconda guerra mondiale, fu il Giappone a lanciare quasi 10mila palloni verso gli Stati Uniti

di Nuccia Bianchini

© KANAME MUTO / YOMIURI / THE YOMIURI SHIMBUN VIA AFP

 

AGI – Il pilota statunitense che, a inizio febbraio, ha abbattuto il ‘pallone spia’ cinese che ondeggiava ad alta quota davanti alle coste della Carolina del Sud aveva, come nome in codice, quello di “Frank01“. Una scelta in omaggio a un eroe della Prima guerra mondiale, Frank Luke Jr., il primo aviatore a ricevere la Medaglia d’Onore per meriti sul campo di battaglia: aveva infatti abbattuto 14 palloni-spia tedeschi durante la guerra, dieci dei quali in soli otto giorni.

L’utilizzo delle mongolfiere, il più antico veicolo aereo dell’uomo, nelle guerre non è una novità. Il giovane pilota, soprannominato ‘Arizona Balloon Buster‘, era un sottotenente e rimase ucciso durante una missione a caccia di un ‘pallone-spia’ dietro le linee nemiche.

La sua fama di eroe era così consolidata che, dopo la sua morte, si raccontava che avesse ucciso 7 soldati tedeschi che gli si erano avvicinati mentre giaceva morente.

Durante la Seconda guerra mondiale, fu il Giappone a lanciare quasi 10mila palloni verso gli Stati Uniti, palloni aerostatici che caricavano ciascuno due bombe incendiarie e una mina antiuomo. Era il tentativo di Tokyo di portare la guerra nel cuore degli Stati Uniti.

I palloncini venivano costruiti dagli alunni delle scuole giapponesi, che li assemblavano con strati di carta velina prelevati da fibre di gelso. Degli oltre 9mila palloni-bomba giapponesi, il primo dei quali fu lanciato il 3 novembre 1944, si calcola che solo un migliaio raggiunsero le coste statunitensi e solo 300 atterrarono sul suolo americano, secondo il Washington Post.

Le sole vittime civili su suolo americano furono una mamma e cinque ragazzini: accadde quando un pallone-bomba inesploso fu trovato nel Sud dell’Oregon, in una zona montuosa, Gearhart Mountain. Elsye Mitchell quel giorno, nonostante il sole, era stata quasi tentata di rimanersene a casa: aveva preparato una torta al cioccolato la sera prima, raccontò in seguito la sorella, ma la 26enne era incinta del primo figlio e non si sentiva bene.

Eppure la mattina del 5 maggio 1945 decise di unirsi al marito, il reverendo Archie Mitchell, e a un gruppo di bambini della scuola domenicale della loro comunità. Mentre lui parcheggiava l’auto, Elyse e i ragazzi lo chiamarono dicendo che avevano trovato uno strano oggetto nel bosco. Lui gridò di stare lontano, ma era troppo tardi: l’esplosione falcidiò la donna e i cinque ragazzini, tutti tra gli 11 e i 14 anni.

Tra l’altro i percorsi di queste mongolfiere erano soggetti ai capricci del vento, e dunque molto difficili da intercettare: tra il 1945 e il 1946 furono quasi 500 gli aerei statunitensi che perlustrarono i cieli ma riuscirono ad abbatterne solo due. Furono pero’ avvistati a decine da agricoltori, taglialegna e allevatori. La censura aveva chiesto alla stampa di tacere, in modo che i giapponesi non sapessero che erano riusciti davvero a raggiungere la terraferma americana; ma dopo i morti in Oregon, il ministero della Guerra fu costretto a diffondere una nota per descriverli in modo che le persone che trovavano i detriti sapessero che non dovevano toccarli.

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