A Casal di Principe l’omaggio di Mattarella a Don Diana

Politica

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Il presidente della Repubblica commemora il sacerdote ucciso dalla camorra nella giornata in memoria delle vittime delle mafie e si rivolge agli studenti: “Ricordate sempre che siete la generazione della speranza”.

di Lucia Licciardi e Filomena Grimaldi

© Lucia Licciardi/ AGI – Sergio Mattarella

 

AGI – “La Repubblica Italiana considera prioritaria la lotta a tutte le mafie”. Queste le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, giunto a Casal di Principe per ricordare Don Diana. Le transenne lungo le vie e in piazza sono chiamate a contenere l’entusiasmo della gente per una visita così importante nel piccolo centro del Casertano conosciuto come roccaforte del potente clan dei Casalesi, un territorio che è sempre stato solo citato nelle pagine delle cronache nazionali per la criminalità organizzata. E viene nella giornata in cui si celebrano le vittime di mafie, nel paese in cui la camorra ha ucciso don Peppe Diana mentre diceva messa, alle 7.30 del mattino, perché la sua azione e le sue parole erano contro le mafie.

Il programma della visita

Il capo dello Stato inizia la sua giornata casalese davanti alla tomba di don Diana, dove incontra i fratelli del parroco antimafia, Peppe, Emilio e Marisa per andare poi all’istituto tecnico Carli dove il prete insegnava. Qui lo attendono gli studenti e i docenti emozionati, pronti a dargli in dono l’olio delle olive che coltivano in modo sperimentale da qualche anno. Poi sarà la volta della parrocchia di San Nicola di Bari, quella in cui don Diana svolgeva la sua missione e dove è stato ucciso. Infine, la giornata si conclude con un pranzo al ristorante Nco, sigla ormai non più della Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo, ma della Nuova cucina organizzata, una realtà che esiste dal 2007 in via Giacosa e che dà lavoro, in una terra che lavoro non ne ha nonostante per ironia della sorte in passato fosse chiamata Terra di Lavoro, e ai disabili. Perche’ a cucinare e a servire ai tavoli in una villa confiscata al boss Mario Caterino e gestita da una cooperativa sociale, ci sono ragazzi ‘svantaggiati’ .

“La politica sia autorevole nel dare risposte”

“La politica sia autorevole nel dare risposte alle emergenze e ai problemi socio-economici dei territori. L’amministrazione sia efficiente, rapida nelle soluzioni e trasparente”, ha esordito il presidente della Repubblica, “la mafia è violenza ma, anzitutto, viltà. I mafiosi non hanno nessun senso dell’onore né coraggio. Don Peppino era un uomo coraggioso, un pastore esemplare, un figlio della sua terra, un eroe dei nostri tempi, che ha pagato il prezzo più alto, quello della propria vita, per aver denunciato il cancro della camorra e per aver invitato le coscienze alla ribellione”.

“Le mafie temono i liberi cittadini. Vogliono persone asservite, senza il gusto della libertà“, ha proseguito, “le mafie sono presenti in tutte le attività più turpi e dannose per la comunità: la prostituzione, il traffico di esseri umani, di rifiuti tossici, il caporalato, il commercio di armi, quello strumento di morte che è la droga, lasciando nel territorio povertà e disperazione”.

Il ricordo di Caponnetto

“La solidarietà, l’inclusività, l’arte, la cultura, l’allegria sono antidoti alla mentalità mafiosa, che prospera nell’ignoranza, nel disprezzo degli altri, nella paura”, ha detto ancora Mattarella, “le istituzioni sono chiamate ad abbattere le barriere che impediscono ai giovani di realizzare i propri sogni nel territorio in cui hanno le loro radici”.

Il capo dello Stato ha quindi ricordato Antonino Caponnetto, “un grande magistrato, conoscitore dell’organizzazione mafiosa”, il quale “soleva ripetere che ‘i mafiosi temono di più la scuola che i giudici, perche’ l’istruzione taglia l’erba sotto i piedi della cultura mafiosa'”

L’entusiasmo degli studenti

“Con leggi e strumenti avanzati, grazie all’impegno di inquirenti e forze dell’ordine – ai quali dobbiamo sempre esprimere la nostra vicinanza e la nostra riconoscenza – sono state disarticolate organizzazioni potenti e minacciose, capi arroganti sono stati assicurati alla giustizia, intere aree sono state liberate dalla oppressione mafiosa”, ha detto Mattarella davanti agli studenti”.

“Sono venuto a portarvi l’apprezzamento e l’incoraggiamento della Repubblica. L’Italia guarda a voi con attenzione, solidarietà, simpatia, fiducia. Auguri”, è il congedo del capo dello Stato, salutato da un lungo e scrosciante applauso.

Molti i punti del suo discorso che scatenano l’entusiasmo di una platea prevalentemente di adolescenti. Specie quando Mattarella scandisce: “dovete essere fieri di vivere in questa città che ha saputo avere questa rinascita. Ricordate sempre che siete la generazione della speranza quella cui don Diana ha passato testimone legalità”. Poi la foto di rito, tutto insieme al capo dello Stato.

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