Il potere delle parole narrato da Mimmo Stroppiana

Arte, Cultura & Società

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Intervista a cura di Mariangela Cutrone

Un evento funesto rompe gli equilibri degli abitanti di un condominio che attraverso le loro versioni aiutano a ricomporre frammenti dell’identità di un giovane ragazzo di nome Ugo con una passione innata per la scrittura.

È un vero e proprio romanzo corale quello scritto con molta maestria e creatività da Mimmo Stroppiana, scrittore e docente di recitazione. Il titolo della sua opera è Amigdala, edita da Rossini del gruppo Santelli, un racconto breve denso di emozioni e colpi di scena che è in grado di tenere incollato il lettore sino all’ultima pagina.

Con quest’opera Mimmo Stroppiana si conferma un grande conoscitore dell’animo umano perché è in grado di delineare con tanta abilità le innumerevoli sfaccettature psicologiche di ogni personaggio.

Un libro che ci induce a riflettere sul ruolo delle emozioni nelle nostre esistenze che sono in grado di pilotare tutte le nostre azioni e il corso stesso delle nostre esistenze. In questa dinamica tutta da esplorare, l’Altro entra in gioco come uno “specchio” nel quale è possibile rintracciare diverse parti di sé e nel quale è facile perdersi come succede al protagonista Ugo che diventa vittima delle sue stesse emozioni.

Il potere delle parole è una tematica centrale nella storia narrata da Mimmo Stroppiana. Attraverso dei post it, Ugo trasmette messaggi agli abitanti del condominio in cui abita e lo fa per indurli a riflettere su determinati aspetti della loro vita e per instaurare con essi dei legami densi di significato e valore. Le parole diventano un ponte tra sé e gli altri, le parole sono anche portatrici di un male dal quale bisogna proteggersi se non le si sa dosare a dovere.

Del potere delle parole e dell’importanza della nostra parte emozionale conversiamo con Mimmo Stroppiana in questa ispiratoria intervista.

Da dove è nata l’idea di scrivere Amigdala ?
L’idea di scrivere questo romanzo l’avevo da un po’ di tempo. Scrissi nel 2020 “Le favole cupe della buonanotte” che mi hanno sempre reso orgoglioso, perché ero riuscito a raccontare un mondo vero, un mondo dove gli eroi non possono vincere, un mondo reale nutrito dalla fantasia. I finali delle favole sono negativi, ma è più facile imparare dalla sconfitta che dalla vittoria. Cercavo, dunque, una casa per queste favole ma con insuccesso. Fino a quando, giocando a Trivial Pursuit, non ho scoperto cosa fosse l’amigdala, nel gergo medico, da lì è stato tutto un flusso di coscienza e schemi.

“Amigdala” ci fa riflettere su quanto le nostre azioni e la nostra vita siano pilotate dalle nostre emozioni. Che ruolo hanno le emozioni nella tua vita quotidiana? E nella tua vita artistica?
Le emozioni sono linfa necessaria per comprendere tutto ciò che mi circonda, come attore, regista e docente di recitazione io vivo a stretto contatto con le emozioni perché mi permettono di esplorare tutti i mondi possibili. Non tutti reagiamo allo stesso modo ad un evento. Esplorare quei mondi mi incuriosisce. Stanislavskij ricondurrebbe tutto al “magico Se”… ed ha ragione! Cosa farei io se fossi al posto di quel personaggio? Solo le emozioni posso dircelo. Bisogna scoprirle e sprofondare dentro questi meravigliosi abissi per avere una risposta.

Il tuo è un romanzo corale. C’è un personaggio al quale sei più affezionato e perché?
Dar voce a più personaggi, sicuramente, mi ha dato modo di poter esplorare meglio il mondo che ho creato. Tra tutti non saprei chi scegliere. Sono come dei figli per me. Se devo sceglierne uno scelgo Martina, ho provato tanta compassione per lei e ho sofferto con lei.

Ugo, il protagonista di Amigdala scrive post it sui quali annota versi poetici perché per lui le parole sono potenti e gli consentono di avvicinarsi al mondo degli altri. Qual è secondo te il potere delle parole?
Le parole sono tutto, anche se a volte sarebbe meglio che non esistessero. Nel bene e nel male. Il loro potere è ineluttabile, devi farci i conti. Ogni sillaba ha un peso, cambia ogni azione o gesto quotidiano. La parola ha il potere di farci prendere delle scelte, buone o cattive. Anche se vedo tantissime gradazioni di grigio nella vita, io credo che ognuno di noi dovrebbe imparare a saper capire determinati momenti e a usare le parole solo quando necessarie. Purtroppo sono un utopista e so bene che ci perderemo ancora nel logorroico peregrinare delle parole dette solo per dar fiato a cose effimere. Ancora non siamo abbastanza umani per meritarci le parole… è un parere. La penso così, non siamo pronti alle parole.

Nel tuo romanzo scrivi ” Io credo che il mondo abbia bisogno di più carezze in questo periodo. Siamo fagocitati dal niente. Un mondo surreale e atipico che sta diventando normalità”. in questo mondo che viene descritto qual è il ruolo dei poeti come Ugo?
Io non so se Ugo sia davvero un poeta… io credo che sia un malinconico ed è da questo stato d’animo che nasce la sua poesia. Credo, poi, che la poesia sia qualcosa di dimenticato. Qualcosa di incomprensibile nell’età contemporanea. Quando lessi Giorgio Caproni ai tempi dell’università capii davvero il valore della poesia. Mi piacerebbe citarlo con questa brevissima poesia che ha cambiato il mio modo di osservare:
“Signore, deve tornare a valle.
Lei cerca davanti a sé
ciò che ha lasciato alle spalle”
Essa (la poesia), secondo me, è un macigno che può essere pesante o incredibilmente leggero… bisogna capire solo se quel macigno può esserci d’aiuto o no. Sarà un peso o una soluzione?

Dalla tua scrittura emerge che sei un grande conoscitore dell’animo umano. Da dove nasce questo tuo interesse?
Conosco l’animo umano per tutto quello che mi ha saputo dare il teatro. Credo sia solo grazie a lui che la mia vita sia cambiata. Quando ero bambino non sapevo neanche cosa volevo dal mondo, ad oggi sono molto sicuro di me, delle scelte che faccio e in che direzione sto andando. Tutto ciò, ripeto, me l’ha permesso il teatro facendomi conoscere tasti nascosti dalla quotidianità che non potevo neanche immaginare.
Progetti futuri…
Attualmente sono impegnato nella produzione de “La leggenda di Cristalda e Pizzomunno” che andrà in scena il 7 e 14 maggio al Teatro Ditirammu di Palermo. Il testo è stato scritto da me e firmo anche la regia dell’opera. Si tratta di una fiaba in musical per i più piccoli e per le famiglie. Per il resto… non amo programmare a lungo termine!

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