Niente caffè, siamo in Ramadan

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In Libia i musulmani dovranno osservare durante il mese sacro una pausa forzata dal rito dell’espresso, bevanda solitamente consumata a ogni ora del giorno

di Veronique Viriglio

 Caffe’

 

AGI – Nell’imminenza del mese sacro del Ramadan, i libici dovranno osservare una pausa forzata dal caffè espresso, amata eredità del periodo coloniale italiano e bevanda solitamente consumata a ogni ora del giorno.

Un’usanza quotidiana talmente radicata che il centro di Tripoli, la capitale, ospita una miriade di caffè, chioschetti e ampi spazi tutti equipaggiati con sofisticate macchine per l’espresso italiane, per soddisfare i gusti della popolazione. Se il caffè è una bevanda storicamente presente in molti Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, la qualità di quello venduto e consumato in Libia è molto diversa, proprio per la presenza delle macchinette italiane.

Ora che il Ramadan si sta avvicinando, i locali della città vecchia sono affollati, soprattutto di uomini, che stanno sorseggiando gli ultimi caffè prima del periodo di digiuno giornaliero. Un periodo durante il quale devono cambiare radicalmente abitudini: invece di bere caffè per ben 16 ore al giorno, si devono accontentare di meno ore, costretti ad aspettare il tramonto. “Immediatamente dopo, come ogni anno, si precipiteranno per bere caffè, come se fosse acqua”, ha raccontato Mohamed Zourgani, proprietario di un caffè della città vecchia comprato dal nonno negli anni ’50, motivo per cui non teme un calo dell’attività, che si concentrerà invece nelle ore notturne.

I libici bevono caffé dal XV secolo, tempi in cui i chicchi dello Yemen transitavano per il Nord Africa, per giungere a destinazione in Europa.

Quando l’Italia occupò la Libia, a partire dal 1911, la coltura del caffè è stata rilanciata, con l’espresso dal gusto deciso che ha preso il posto del caffè lungo arabico al profumo di cardamomo.

“Le generazioni più vecchie amano ancora il caffè arabico mentre i giovani ordinano per lo più caffè espresso o macchiato“, ha testimoniato il 31enne Zourgani, sottolineando che per tutti è comunque un’abitudine irrinunciabile “anche nel periodo della guerra civile”, scoppiata nel 2011, fino agli ultimi scontri nel 2020.

Oltre a essere un vero e proprio rituale, il consumo del caffè in Libia è anche un pretesto per sedersi con amici e conoscenti, confrontarsi sulla vita politica, scambiare pensieri e opinioni sulla vita quotidiana attorno a una tazza di espresso, che costa meno di un euro. Il caffè viene anche utilizzato per un tipico dessert italiano: l’affogato, di cui i libici vanno ghiotti. Ora che è giunto il periodo di Ramadan, su ogni tavola dell’iftar – l’interruzione quotidiana del digiuno – non può mancare il caffé, maggiormente apprezzato dai libici che per molte ore hanno dovuto farne a meno.

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