Il ritorno di Trump: “Sarò presidente e vi vendicherò”

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Nel suo primo comizio in Texas nella campagna per le presidenziali del 2024, il tycoon promette: “Rimanderemo indietro ogni criminale”. Critiche al procuratore che indaga su di lui: “Mi perseguita. Su di me inchieste staliniste”

di Massimo Basile

AGI – Con un discorso pieno di risentimento, in difesa degli insurrezionisti, critico contro le procure che lo indagano, Donald Trump ha aperto in Texas la sua campagna per le presidenziali del 2024. Il tycoon si è dichiarato “innocente”, riguardo l’accusa di aver pagato in nero nel 2016 Stormy Daniels, la pornostar che aveva minacciato di rivelare, in piena campagna presidenziale, la loro breve relazione. Il procuratore distrettuale di New York Alvin Bragg, ha sostenuto Trump, “mi persegue senza avere niente, non c’è reato, non è neanche un reato minore, non è una storia“. In questo luogo simbolo, Waco, nel trentennale della rivolta di una setta religiosa, assediata dall’Fbi, che si concluse con un incendio in cui persero la vita 82 persone, Trump ha segnato un altro passo nella sua campagna contro Washington, contro le procure, l’Fbi, contro chiunque si frappone tra lui e il ritorno alla Casa Bianca.

Un’ora e mezzo di parole pronunciate a braccio, davanti a una platea di sostenitori in delirio, con i messaggi di sempre, pieni di rabbia, contro Joe Biden, i democratici, i media delle “fake news”, la Cina, i clandestini, il ‘deep Statè, cioè quello stato oscuro e sotterraneo che per i complottisti ha il solo obiettivo di fermare Trump. L’attesa era su cosa avrebbe detto riguardo l’inchiesta della procura distrettuale di New York, che la prossima settimana dovrebbe portare all’incriminazione dell’ex presidente. Il tycoon lo ha fatto in apertura.

Sì, ha parlato di “spettacolo dell’orrore da Russia stalinista”, di procuratore “manovrato dal ministero dell’Ingiustizia”, ha promesso che se verrà eletto “vendicherà” i suoi sostenitori, ma alla fine ha usato toni meno incendiari del previsto, sempre se misurato con i canoni trumpiani.

Forse è stato consigliato dal suo staff, dopo i messaggi infuocati di una settimana fa, quando aveva annunciato il suo arresto e invocato la rivolta. Nel frattempo non c’è stato nessun arresto e lui era in Texas a parlare come da programma. Ha definito un “ingrato” il governatore della Florida Ron DeSantis, sempre più vicino a candidarsi per la Casa Bianca, promesso di “mettere fine all’invasione di clandestini”, si è autocelebrato per “aver mantenuto ogni promessa”, ma alla fine è stato un comizio in linea con quelli del passato, inaugurato con lo show dell’inno americano mixato con le parole di Trump per il giuramento alla Costituzione, e concluso dal discorso finale, con in sottofondo le note di un brano “new age” da congregazione religiosa.

In attesa che dalla procura di New York, la prossima settimana, arrivino le novità sull’inchiesta, Trump ha confermato che non si arrenderà neanche davanti a un potenziale processo. Ed è disposto a tutto. Così come lo sono i suoi sostenitori. Waco, tempio americano di dove possa arrivare il fanatismo, non è stato scelto a caso.

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