Bisacquino (Pa): parte l’accoglienza nel progetto SAI-Sistema Accoglienza Integrazione

Sicilia

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 Primi arrivi, una famiglia con un bambino.

Trecentomila euro di finanziamento, il progetto prevede in tutto 20 posti disponibili per nuclei familiari e monoparentali. Festa in tutto il comune, soddisfazione del sindaco Di Giorgio.

PALERMO – Quando Glwadis ha aperto la porta della sua nuova casa e ha visto suo marito Emanuel, lo ha tirato a sé ed abbracciato con una forza ed una gioia che hanno contagiato tutti, Emanuel Noah per primo che con gli occhi di bimbo di 14 mesi ha visto finalmente la sua famiglia riunita.

La famiglia Owona vivrà a Bisacquino, piccolo comune di circa 4.200 abitanti della provincia metropolitana di Palermo. Qui il sindaco, Tommaso DI GIORGIO, ha fatto una scelta di intelligenza politica e sociale: aprirsi all’accoglienza.

Il Comune di Bisacquino, infatti, è stato ammesso all’attivazione del progetto SAI-Sistema di Accoglienza e Integrazione, costituito da ANCI-Associazione Nazionale Comuni Italiani e dal Ministero dell’Interno-Viminale per la realizzazione di accoglienza integrata diffusa pagata dal Fondo nazionale appositamente creato “per le politiche e i servizi dell’asilo”.

Il finanziamento relativo al progetto vinto da Bisacquino è pari a trecentomila euro ed è destinato all’accoglienza di nuclei familiari anche monoparentali: 20 persone in tutto, pari allo 0,47% dei 4.200 abitanti di Bisacquino che nel 2001 erano circa 5.200, segno della contrazione demografica che sta desertificando l’Italia e l’Europa e di cui anche il piccolo comune siciliano risente*.

«Adesso grazie al SAI abbiamo la possibilità di accogliere ancora più persone rispetto al passato. Sono bambini, donne e uomini che sono stati costretti a scappare dalla loro terra natìa. Adesso potremo aiutarli e avviare insieme a loro un percorso di integrazione nel nostro comune e nel nostro tessuto sociale», dice il sindaco Di Giorgio.

Il progetto SAI prevede innanzitutto la firma di un “Patto di accoglienza” tra il sindaco e le persone che arrivano nel Comune ospitante (le foto che alleghiamo si riferiscono, infatti, anche alla firma del patto tra la famiglia Owona e il sindaco di Bisacquino, alla presenza della coordinatrice del SAI, Angela Natoli): rispetto reciproco delle regole richieste dal progetto SAI, delle norme e dei regolamenti nazionali e comunali, individuazione del progetto migratorio di chi arriva, programmazione del percorso di vita e di integrazione nel territorio comunale.

In tutto, saranno nove le persone del territorio assunte per lavorare nel progetto Sai di Bisacquino:

due operatori all’accoglienza, un educatore, un operatore all’integrazione, un assistente sociale, uno psicologo, un operatore legale, un mediatore linguistico e una coordinatrice. Tranne gli ultimi due, si tratta di giovani residenti nel piccolo comune che potranno quindi evitare di emigrare altrove per lavorare.

Ma c’è un altro elemento che distingue questa accoglienza. Nel pieno rispetto dell’articolo 55 del Codice del terzo settore e delle indicazioni che la Corte costituzionale ha dato nel 2020, il progetto Sai di Bisacquino, infatti, è nato in co-progettazione con un Ente del terzo settore, il Consorzio “Sale della Terra”, una Rete nazionale che si distingue in Italia per i suoi princìpi di economia civile, di welfare di comunità che si realizza attraverso progettazioni personalizzate che puntano alla inclusione di persone fragili. “Sale della Terra” nasce nel 2016 contemporaneamente alla Rete dei Piccoli Comuni del Welcome con il “Manifesto del Welcome”  e ne cura molte progettazioni.

È stata, comunque, un’azione progettuale che ha coinvolto anche tutti gli amministratori e i collaboratori comunali di Bisacquino, che hanno seguito tutta la fase progettuale insieme al loro sindaco.

«Ho sempre sognato di fare di Bisacquino un paese multiculturale – conclude Tommaso Di Giorgio – perché ritengo che l’incontro tra culture diverse sia sempre una occasione di crescita per tutta la comunità. Bisacquino non è nuova all’accoglienza: già nel passato, anche senza avere risorse importanti come quelle assicurate dal progetto SAI, siamo riusciti ad accogliere e integrare alcune persone migranti che si sono innamorate del nostro paese al punto tale da scegliere di restare a vivere con noi. Adesso spero che, grazie al progetto SAI, questo mio sogno si realizzi con maggiore intensità e rapidità».

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