Legame Madri e Figli, una Chimera?

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“Le madri portano con sé un ricordo indelebile dei loro figli attraverso delle cellule, con un legame indissolubile che continua a vivere in loro”.

Il microchimerismo è la presenza di cellule che si stabilizzano in vari tessuti, con un patrimonio genetico diverso da quelle dell’organismo che le ospita. È un fenomeno diffuso tra i mammiferi e noto da tempo al mondo scientifico.

I biologi hanno scelto un termine con un riferimento classico: chimera, un essere fantastico composto da parti di altri esseri viventi, dove chimera deriva da ceira cioè capra giovane. Nutrire un neonato con latte di capra, simile al latte materno, in assenza di questo, era una soluzione diffusa sino a decenni fa, prima della produzione e diffusione del latte artificiale.

Questo può forse aver creato il concetto di chimera, una situazione di ambivalenza che si ritrova proprio nel microchimerismo fetale, quando sopravvivono e proliferano cellule fetali, in particolare quelle del sangue, nella circolazione del sangue materno, migrando attraverso la placenta, integrandosi nell’organismo del ricevente madre. Il ricevente può anche essere il figlio, o la figlia che sia. Il passaggio si ha anche dalla madre al bambino: è noto il trasferimento di anticorpi, ma anche di “mediatori dell’infiammazione, micronutrienti, prodotti microbici e cellule materne”.

Il fenomeno del microchimerismo materno-fetale è dimostrato dal ritrovamento di cellule materne in individui adulti, anche con buona salute, e di cellule con DNA maschile in donne che avevano avuto figli maschi, anche se abortiti, a decenni di distanza dall’evento. Tuttavia il microchimerismo può avere fonti alternative quali le trasfusioni di sangue o un precedente trapianto di organo.

L’attenzione dei biologi nei vari studi in corso è rivolta ai possibili sviluppi terapeutici, oltre all’eziologia di alcune forme patologiche, in particolare per quelle malattie autoimmuni in cui viene frequentemente riscontrato il microchimerismo, come nella sclerodermia. Tale patologia ha molte somiglianze immunologiche con la malattia cronica da trapianto verso l’ospite, che sorge talvolta come complicazione posticipata del trapianto di midollo osseo.

Oggetto di studio dei biologi è in particolare la causa per cui cellule fetali, con le quali una donna convive sin dalla gestazione, a distanza di decenni, sono improvvisamente individuate come estranee dall’organismo. Comunque sono state identificate sequenze del cromosoma Y nel DNA ottenuto da biopsie di pelle di donne anche sane.

Dimostrato quindi che una madre porta ancora con sé un po’ del materiale genetico dei figli nei decenni successivi alla gestazione, ma questo legame biologico può avere anche implicazioni emotive. Uno studio del 2014 ha analizzato come le madri con una maggiore quantità di cellule fetali circolanti nel sangue avessero maggiori livelli di attaccamento materno e di attenzione per i propri figli. Ovvie le considerazioni nel caso di adozioni o di uteri in affitto, dalle quali ci asteniamo, in quanto la relazione madre-figlio si crea ed è influenzata anche da altri fattori, come la cura del bambino, l’amore e l’impegno reciproco.

La microchimeria potrebbe essere utilizzata in ambito forense per identificare la paternità dei figli, riscontrando la presenza di cellule nel corpo della madre, oltre che dall’analisi delle cellule del bambino.

Uno studio della Arizona State University ha esaminato il fenomeno per la prima volta dal punto di vista evolutivo: Amy Boddy*, genetista e autrice dello studio del 2015, analizza come, dalla prima comparsa dei mammiferi con placenta, il feto si sia evoluto per poter trarre il massimo vantaggio in termini d nutrimento e calore dal corpo materno.

Citiamo, tra gli altri, uno studio del 2010 sulla rivista scientifica “Stem cells and development”, dal titolo “Fetal microchimerics cells contribution to maternal Tissue Healing”, il quale ha indagato il ruolo delle cellule microchimeriche fetali nel processo di guarigione dei tessuti materni. Analizzando campioni di tessuti di donne successivamente ad una gestazione, hanno identificato cellule microchimeriche in tessuti danneggiati, quindi hanno eseguito esperimenti in vitro e in vivo per dimostrare come tali cellule potessero promuovere la proliferazione cellulare e la guarigione dei tessuti.

Quindi un fenomeno importante per il campo di ricerca della medicina rigenerativa e per le significative implicazioni per la salute delle donne e dei loro figli.

 

  • Fetal microchimerism and material health: A review and evolutionary analysis of cooperation and conflict beyond the womb (28/08/2015)

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